2009
Montali: “Nel calcio non esiste la cultura del cambiamento”
Giamapaoli Montali, nell’ intervista rilasciata a La Repubblica, ha riservato parole importanti sulla crisi del calcio italiano: “Il calcio non è diverso dagli altri sport: c’è passione e impegno, un po’ di diffidenza verso l’esterno, questo sì, una costante ricerca dell’isolamento, che poi provoca qualche problema all’interno, ma non è diverso.”
Sul fallimento dell’ Italia ai Mondiali Sudafricani dice: “Se l’Italia sbaglia non è che sia tutto nero, anche se l’azzurro è una cartina al tornasole del movimento. Ma quattro anni fa la situazione era la stessa. Singolare che nel calcio si corra ai ripari solo dopo una sconfitta importante.”
Interessanti le sue parole sulla cosiddetta ‘cultura del cambiamento’: “Nel calcio, e nello sport in genere diciamo, non esiste cultura del cambiamento. C’è paura, di perdere privilegi, posizioni. Il cambiamento, invece, andrebbe preso per un’opportunità . Le persone dovrebbero aver paura di rimanere uguali”.
Questione stadi: “Lo stadio di proprietà innalza il valore e impone un cambio culturale: è la casa del club e dei suoi tifosi. Ed è un bel motore se una percentuale del suo rendimento la destini al settore giovanile e un’altra allo scouting”.
Il dg giallorosso ha parlato anche del tema riguardante i settori giovanili, troppo spesso trascurati: “Bisogna utilizzare i giovani con continuità . Sui giovani sono darwiniano: se il giovane va bene deve giocare, ma se non va, no. Il problema è connesso agli stranieri. Penso che non si debbano perdere i grandi stranieri che fanno scuola, movimento e vicino ai quali crescono i tuoi campioni. Il problema è lo straniero normale, mediocre, che toglie il posto a giovani del suo stesso livello, se non migliori”.