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«Mio papà Giorgio Ferrini, granata da derby»

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Giorgio Ferrini è stato qualcosa di più del capitano del Torino. Nel suo periodo, che va dal 1959 al 1975, ha incarnato l’anima granata, quella che si esaltava maggiormente proprio in occasione del derby. A 2 giorni dalla sfida della Mole, il Corriere della Sera è andato a intervistare il figlio Amos.

IL DERBY – «Negli anni Sessanta e Settanta il derby era di gran lunga la partita più sentita. Ricordo bene gli sfottò anche con i vicini di casa, costretti a vedere sventolare sul balcone la bandiera nemica. Da noi, in famiglia, si viveva così».

OGGI – «No, allo Stadium non ci vado. Seguirò il derby in tv, fingendo un certo disinteresse, con i miei nipoti granata Giorgio e Simone».

LA RISSA TRA FERRINI E SIVORI – «Sivori giocava molto bene anche a livello psicologico, con le parole sapeva come stuzzicare i suoi rivali. In quella occasione mio padre reagì a modo suo: in campo basta davvero poco per scaldare gli animi. Se poi stiamo parlando di un derby…».

IL FILADELFIA – «Per me è il posto dove hanno celebrato il funerale di mio papà, è la sua chiesa. Entrare al Fila è come salire su un’altalena di emozioni: la gioia dei pomeriggi trascorsi a vedere gli allenamenti giocando con gli altri figli dei calciatori, sotto lo sguardo della signora Franca Zoso, è finita nel momento dell’ultimo saluto a mio papà».

NEL CUORE DEI TIFOSI – «Mio padre è stato ed è sorprendentemente ancora idolatrato. Torino da un paio di anni è tempestata da adesivi granata con il suo mezzo busto e la scritta “mai domo”. Ce n’è uno anche in piazza Gran Madre: hanno provato a staccarlo con un coltellino, ma quello sticker non molla, proprio come mio papà».

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