2016
I 7 minuti di silenzio più emozionanti della storia del calcio
Dal tributo a Johan Cruyff al ricordo delle vittime di Parigi, senza scordare la strage di Hillsborough
Il calcio è solo un gioco, sì, anche se talvolta sa prendersi terribilmente sul serio. Sa farlo quando non è il caso, spesso, diventando una valvola di sfogo per le frustrazioni di ogni giorno e sfociando così nella violenza più becera ma sa farlo anche quando ce n’è bisogno eccome, quando migliaia di persone, presenti nello stesso posto e nello stesso momento, regalano istanti di unione e di ricordo collettivo. Il minuto di silenzio è uno degli esempi più emblematici. La storia del calcio è costellata da momenti ed eventi, pur sempre di storia si tratta, ed al fianco dei trionfi e delle coppe alzate si affaccia qualcosa di diverso, destinato a restare altrettanto impresso nel cuore di chi lo vive.
PARTENDO DA CRUYFF – La recente scomparsa di una leggenda come Johan Cruyff ha visto i tifosi olandesi esprimere il loro tributo, un tributo che ha oltrepassato i confini toccando ogni luogo in cui Cruyff ha lasciato la sua impronta, ma nel corso degli anni non sono mancate altre occasioni in cui il calcio, questo impressionante rito collettivo, si è reso diverso e più emotivo, lasciando spazio per il ricordo e per la celebrazione più sincera. Ecco dunque, partendo proprio da Cruyff ed andando indietro nel tempo, i 7 minuti di silenzio più toccanti e indimenticabili che il calcio ha saputo regalarci. Da Hillsborough al ricordo degli attentati di Parigi passando per tante grandi, indelebili, storie.
IL 14 – La forza evocativa del pallone diventa evidente quando un numero, un solo numero, riesce a svegliare un intero mondo nella mente di tifosi e appassionati. E come si possono conciliare gli eroi, le leggende, con la consapevolezza di una fine? La modernità unita al talento, il genio sul campo e in panchina: Johan Cruyff ha cambiato il calcio, lo ha indirizzato, e come Guardiola ha voluto sottolineare nel suo ricordo: «Ancora oggi, quando la squadra è in difficoltà, mi domando che cosa avrebbe fatto Cruyff». Un segno di immortalità, il tributo del popolo del calcio, durante la sfida tra Olanda e Francia.
IL MONDO FUORI – Ci sono rari momenti in cui l’emozione, di forza, prende il posto della rabbia, del livore e del campanilismo più radicato. Sono momenti preziosi che dimostrano quando le persone, anche fuori dalla retorica del momento, riescano ad emozionarsi per qualcosa che non è soltanto egoisticamente privato. Il 13 novembre la città di Parigi è stata colpita duramente, 130 persone hanno perso la vita per la sola colpa di essere impegnati a viverla. Lo stadio di Wembley, la casa dell’Inghilterra, ha abbracciato la Francia ed il suo dolore intonando la Marsigliese a gran voce, tingendosi di blu, bianco e rosso, lasciando da parte l’odio.
TITO – La cantera, i giovani del vivaio lanciati sul palcoscenico più importante e resi protagonisti di un calcio avvolgente, brillante, bello. Il Barcellona è cresciuto, raggiungendo la vetta, e non lo ha saputo fare solo grazie a Pep Guardiola: Tito Vilanova ha rappresentato a pieno titolo i blaugrana, il ruolo di vice gli va stretto, quello di uomo simbolo del club, nel suo momento di splendore, è già più coerente. Il Barcellona lo sa e non lo dimentica, tenendo nel cuore un uomo che ha saputo lavorare sul campo e lottare contro l’avversario più duro che, il 24 aprile 2014, lo ha portato via a soli 45 anni. Il minuto di silenzio prima di Villarreal – Barcellona:
DOMANDE SENZA RISPOSTA – La scomparsa di Gary Speed, centrocampista gallese quinto nella classifica di presenze in Premier League con ben 535 apparizioni, ha lasciato un senso di smarrimento impossibile da cancellare. Il 27 novembre 2011 i telegiornali britannici colsero tutti di sorpresa rivelando la notizia della morte del commissario tecnico del Galles, una morte piena di domande senza risposta. Speed, la leggenda di Leeds e Newcastle, si tolse la vita nella sua casa di Huntington gettando nello sgomento compagni, colleghi e soprattutto la moglie Louise e i due figli. Un vuoto che, seppur per pochi secondi, ha saputo riempirsi così:
SILENZIO ASSOLUTO – Cesare Prandelli ha lasciato la Fiorentina nell’estate del 2010, un addio che ha regalato qualche lacrima, un’inevitabile coda polemica e malumori malcelati: un divorzio non facile. Ma polemiche e contrasti non riusciranno a cancellare quanto accaduto in occasione di Fiorentina – Inter, disputata al Franchi il 2 dicembre del 2007, a soli sei giorni dalla scomparsa della moglie del tecnico viola, Manuela Caffi. Lo stadio viola si è stretto attorno al tecnico tributando alla moglie un minuto di silenzio assoluto e dedicando alla memoria di Manuela uno striscione che seppe toccare come non mai un commosso Prandelli.
ANTONIO PUERTA – Se la scomparsa di una leggenda lascia increduli, spiazzati, c’è qualcosa di altrettanto devastante e lontano dalla comprensione: un ragazzo di ventidue anni che, durante una partita di calcio, si accascia al suolo per poi rialzarsi e dirigersi negli spogliatoi, colpito da arresto cardiaco, per poi morire tre giorni più tardi e poco prima della nascita del figlio. Un ragazzo, Antonio Puerta, già adorato dai tifosi del Siviglia e mai dimenticato. Questo il minuto di silenzio in occasione della Supercoppa Europea tra Milan e Siviglia, con tutti i giocatori col numero 16 ed il nome di Puerta sulle spalle.
LA PIU’ GRANDE TRAGEDIA – Ci sono luoghi che, indissolubilmente, restano intrisi di dolore ed il cui nome non potrà mai liberarsi del drammatico ricordo. Hillsborough Stadium, stadio di Sheffield in cui persero la vita 96 persone il 15 aprile del 1989, appartiene a questi luoghi. Lo stadio neutro di Sheffield era pronto a regalare lo spettacolo della FA Cup, si trovavano di fronte in semifinale Liverpool e Nottingham Forrest, squadre rivali, e la voglia di esserci era infinita. Ai tifosi del Liverpool toccò la Leppings Lane, la curva più piccola, e la pressione esercitata all’apertura del cancello provocò la tragedia, coi giocatori che intanto, inconsapevoli, iniziavano a giocare. I Reds non dimenticano e ricordano costantemente la più grande tragedia del calcio inglese.