Hanno Detto
Bora Milutinovic: «La mia vita con tante Nazionali. Ho guidato gli Usa e non c’era un campionato…»
Bora Milutinovic è l’allenatore giramondo per definizione e oggi si confessa in una bella intervista a La Gazzetta dello Sport
Bora Milutinovic è l’allenatore giramondo per definizione. Ha guidato squadre di club e nazionali praticamente ovunque. E a 79 anni ha ancora voglia di viaggiare. Oggi si confessa in una bella intervista a La Gazzetta dello Sport.
COME STA – «Bene. Sono in Qatar, a Doha, all’aeroporto. Ma sto partendo per il Messico. Poi per l’Australia, poi per l’Arabia e per il Sudamerica. Vuole farmi una domanda? Bora è qui e parla».
PARTIAMO DAL CALCIO – «Ma no, amigo, parliamo della “vida”. Como siempre. La vita è bella, anche se pazza, e io tutti i giorni dico che se Dios mi fa arrivare ogni giorno alla fine del giorno, ho un motivo per essere felice».
I TANTI INCONTRI CON I POTENTI – «Era, è, il mio lavoro. Sì, qualche difficoltà, superata sempre con rispetto. Mi fa piacere quando dicono che sono un ambasciatore e uno spirito libero. Anche quando scrivono che sono intelligente, ironico e generoso, Eh, insomma, i complimenti aiutano a stare un po’ meglio».
LA FIGLIA NATA DURANTE IL MONDIALE 1986 – «Maria ha partorito prima perché ero c.t. della nazionale mexicana. C’era stato il terremoto. Poi Maradona, la mano de Dios e il gol più bello di quel Mondiale. Ma anche un buon Messico, il mio…».
1994 C.T. DEGLI USA – «Ricordo che Henry Kissinger voleva Beckenbauer, ma lui disse di no. Allora Mkissinger gli chiese un consiglio e il mio amigo Franz fece il mio nome. E io dissi: sul serio? Estados Unidos? Vamos. E sono andato in un paese dove non esisteva un campionato. Ho costruito la nazionale-club. Nel 1991 abbiamo vinto il titolo Concacaf. Nel 1992 conquistato il quadrangolare con Italia, Portogallo e Irlanda. Usa ’94 è stata una esperienza bellissima. Qualificazione agli ottavi, poi battuti dal Brasile campione contro l’Italia ai rigori».
L’ARABIA CON I CAMPIONI CAMBIERA’ IL CALCIO – «Chi lo sa? Intanto cambia la loro vita. Lì c’è del dinero, tanti soldi. Ma i giovani imparano e crescono. E i tifosi si divertono. Prima vedevano i loro idoli solo in televisione, adesso vanno allo stadio. É tutta un’altra storia».