2015
Niang: «Ero un pazzo, mi sono ravveduto»
L’attaccante del Milan: «Mihajlovic importante, ma non piaccio a tutti»
«Non piacerò mai a tutti»: è la verità di fondo di M’Baye Niang. L’attaccante del Milan, diventato nel giro di poche settimane uomo decisivo per i rossoneri, ha una storia calcistica alle spalle fatta di colpi di testa dentro e fuori dal campo, di promesse mantenute e non. Dopo qualche anno il suo talento parrebbe finalmente essere esploso, lontano dalla Francia, dove poteva ritornare quando i rossoneri parevano credere sempre meno in lui, ed in una stagione particolare come quella che sta vivendo adesso il Milan con Sinisa Mihajlovic. «Sono maturato, ho imparato dalle esperienze: mentalmente non sono più lo stesso, sono diventato molto più responsabile», ha spiegato Niang, conosciuto in patria per essere soprattutto una testa calda (memorabile il suo schianto con la Ferrari di un amico un paio di anni fa e i diciotto mesi di carcere a cui fu poi condannato).
MILAN, NIANG: «MI SENTO CAMBIATO» – «Quando ero giovane ho commesso errori, è vero, poi però determinate circostanze mi hanno fatto capire che non potevo bruciare la mia carriera per delle stronzate. Rimpiango tutte le stupidate che ho fatto, ma mi hanno aiutato a crescere – le parole di Niang a France Football oggi – . Qualcuno dice che non sono ancora maturo, ma chi lo dice non mi conosce: sul campo ho sempre dato tutto. Hanno detto che non sono un professionista e che non provengo da un bell’ambiente… Sciocchezze! A certe voci io manco do ascolto. Io sono un tipo attaccato alla famiglia, anche se è vero, ho avuto degli amici che potevamo portarmi sulla cattiva strada. Oggi però frequento solo gente che mi vuole davvero bene e sono felice».
«FINALMENTE SONO SBOCCIATO» – «In passato ho avuto tanti infortuni, ma al Genoa ho dimostrato che potevo meritarmi il Milan: ero convinto di poter tornare in rossonero ancora più forte e così è stato. Quando ho segnato la prima volta col Milan in campionato, contro la Sampdoria, non direi che è stata una liberazione, ma quasi! Avevo segnato solo in Coppa Italia fino ad allora, ma sapevo di potercela fare. Segnare a San Siro poi non è da tutti – ha spiegato Niang, che poi ha parlato del suo rapporto con Mihajlovic – . Dal primo giorno Sinisa mi ha messo a mio agio, sapevo di poter migliorare con lui ed ho capito che lui era l’allenatore di cui avevo bisogno per riuscire a mettermi in mostra: è chiaro che parte del merito della mia esplosione sia anche suo». Con i precedenti allenatori rossoneri le cose non erano però uguali: «Con Massimiliano Allegri mi trovavo bene, lui credeva in me, ma con chi è venuto dopo (Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi, ndr) non riuscivo a dare quanto mi si chiedeva: forse non rientravo nei loro piani davvero. Non so, ma io ho sempre accettato le decisioni degli allenatori, non le discuto mai. Il Milan è la mia seconda casa, la mia famiglia, nonostante i tanti problemi che ho avuto i dirigenti sono sempre stati dalla mia parte: qui sto bene».
«VOGLIO ESSERE IL MIGLIORE» – Sul futuro: «Voglio diventare il numero uno, ho i mezzi per farcela, ma prima devo dare il meglio dal punto di vista fisico. Voglio riportare il Milan in Champions League. Sono ancora giovane e devo migliorare, l’obiettivo però è diventare sempre più forte. Dicono che sono incostante? Quando si è giovani penso sia normale, ma ora mi sento in linea con le mie prestazioni al Genoa. Tanto so di non poter piacere a tutti, ci sono abituato – afferma Niang, che però pensa anche alla nazionale – . Ho possibilità di poter sognare, i miei concorrenti diretti sono lì perché se lo meritano (Kingsley Coman e Hatem Ben Arfa, ndr), ma se continuo così anche io sarò sicuramente ricompensato. La convocazione nel Senegal? Quando mi chiamarano (nel 2013, ndr) non diedi una risposta ferma, dissi solo che volevo fare bene con il club. Nella mia testa però ora c’è solo la nazionale francese, vedremo cosa succederà».