2016
Fine di un’era: il Milan del futuro in due mesi
Berlusconi tratta, Galliani traghettatore, Brocchi rischia già il posto
Stavolta non ci sarà molto spazio per le proroghe: il Milan si gioca il proprio futuro in appena due mesi, da qui alla fine del campionato. Tutti sono in discussione, a partire dal presidente Silvio Berlusconi, passando per l’amministratore delegato Adriano Galliani e finendo al nuovo allenatore, Cristian Brocchi. Il 28 aprile i rossoneri ratificheranno un bilancio terribile: 89 milioni di passivo in questa stagione, da quel momento in poi ci saranno spazi ridottissimi per potersi muovere. Si parte dalla cessione della maggioranze delle quote rossonere: la cordata cinese con cui tratta Berlusconi (composta da circa sei o sette finanziarie asiatiche) ha chiesto l’esclusiva. In virtù degli errori passati (vedasi Bee Taechaubol), il Milan ha chiesto allora di poter chiudere la trattativa al massimo entro l’estate: per una compravendita enorme come quella della società rossonera, se ci pensate, si tratta di un tempo davvero ridotto, ma l’obiettivo di Berlusconi è di mettere a riparo i conti in tempo per la prossima stagione.
GALLIANI E BROCCHI SI GIOCANO IL FUTURO – Il mercato estivo, per ragioni di tempo, verrà orchestrato ancora una volta da Adriano Galliani, che dovrebbe essere confermato da una eventuale nuova dirigenza come traghettatore in vista della prossima stagione: probabilmente, poi, anche l’attuale a. d. farà un passo indietro insieme a Silvio Berlusconi, lasciando spazio a facce nuove. Infine Brocchi: l’allenatore, arrivato da nemmeno una settimana in prima squadra, dovrà provare a portare il Milan almeno nella prossima Europa League e dovrà cercare di vincere la finale di Coppa Italia contro la Juventus (impresa al momento molto difficile): da questi due obiettivi passerà la sua conferma in vista della prossima stagione, scrive Il Giornale. In caso di fallimento anche per lui ci sarebbe l’ipotesi di una estromissione per fare posto ad un nuovo tecnico, che verrebbe scelto ancora una volta da Berlusconi, a meno che i cinesi non vogliano dire la loro…