2018

Milan, la svolta Gattuso in tre punti chiave

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Milan irriconoscibile, in senso positivo per fortuna del popolo rossonero. Cosa ha portato in dote la gestione Gattuso

Il Milan di Gennaro Gattuso, rispetto a quello di Vincenzo Montella, è a tutti gli effetti un’altra squadra. Che genera tutt’altro output. Eppure è composta dagli stessi calciatori. Come è possibile direte voi, ma nella sostanza si tratta dell’ennesima conferma di un assunto: l’allenatore conta. Altroché se non conta. Il che poi non si traduce necessariamente nella circostanza per cui un tecnico sia aprioristicamente superiore all’altro che lo ha preceduto o seguito. La realtà sta nella misura in cui l’allenatore riesce ad incidere sui risultati del gruppo: nel caso analizzato il responso è univoco, il Milan di Gattuso – se confrontato al Milan di Montella – appartiene ad un altro pianeta. Qualsiasi voce si presti all’analisi, il parallelo non può esistere.

Svolta Gattuso: i numeri del suo Milan rispetto alla gestione Montella

Prima di tutto i punti: il Milan di Montella ne aveva accumulati venti in quattordici turni di campionato, viaggiando dunque alla modesta media di 1.42 a gara. Il ritmo del Milan di Gattuso è in tal senso impietoso: stesso numero di partite, quattordici appunto, ma i punti sono trenta. Ben dieci in più del suo predecessore, ad una media dunque di 2.14 a partita. Parallelo oggettivamente disarmante. Il dato assume rilevanza ancora maggiore se raffrontato all’intero andamento della Serie A: fatta eccezione per Juventus e Napoli, che corrono spedite rispettivamente alla media di 2.59 e 2.52 a partita, la terza forza della classifica – ovvero la Roma di Eusebio Di Francesco – presenta una media di 2.03 a partita. Ben inferiore a quella del Milan di Gattuso. Le altre competitor per un piazzamento in Champions League percorrono andamenti ancor più inferiori: la media dell’Inter di Spalletti è pari ad 1.96 punti a partita, quella della Lazio di Inzaghi ad 1.86. Tradotto: il Milan di Gattuso occuperebbe per distacco il terzo posto della classifica di Serie A. Il primo punto chiave dunque è dato proprio dalla svolta nell’andamento generale: l’ingente campagna acquisti condotta in estate dalla dirigenza rossonera non è stata valorizzata dal suo predecessore Vincenzo Montella. Mentre Gattuso è riuscito a riportare sui propri livelli alcuni calciatori essenziali per il nuovo corso rossonero: Bonucci in primis, ma anche Biglia, Kessié e Calhanoglu. Sempre più versione back to back, come auspicato nei suoi primi passi proprio dal nuovo tecnico rossonero.

Milan di Gattuso vs Milan di Montella: l’attacco

Procediamo con l’analisi statistica: i numeri, se ben interpretati, ci rendono risultati inconfutabili. Stesso orizzonte di gare: quattordici a testa, inevitabilmente come prima. Il Milan di Montella è riuscito a siglare diciannove reti, quello di Gattuso ventidue: tre in più, ottimamente distribuiti in termini di resa sui punti. Il Milan segnava alla media di 1.36 gol a partita, con Gattuso l’analogo è di 1.57. La causa essenziale è ovviamente da rintracciare nella diversa predisposizione generale, quella di una squadra che ora funziona e che prima non funzionava, del tutto priva di continuità. L’idea di gioco c’era, quella di un Montella che da sempre punta sulla qualità del palleggio e sulla gestione dei tempi di gioco per logorare sul medio termine la resistenza avversaria. Quella che però prima era sostanzialmente rimasta un’idea, tangibile soltanto in qualche sprazzo, oggi è una realtà che lascia intravedere margini. Andiamo sui singoli: Cutrone si è confermato bomber di razza che può soltanto esplodere nell’imminente futuro, le due reti consecutive di André Silva – entrambe decisive ai fini delle vittorie ottenute contro Genoa e Chievo – danno speranza. Quella di non aver disperso investimento e talento. A Montella come a Gattuso non è finora riuscito di capitalizzare qualcosa dall’investimento effettuato su Kalinic: il croato avrebbe dovuto rappresentare l’attaccante principe del reparto, non fosse altro per l’esperienza accumulata e per l’attitudine a giocare con il resto della squadra, ma l’inserimento è risultato oltremodo complesso, anche più di ogni legittima ipotesi pessimistica.

Milan di Gattuso vs Milan di Montella: la difesa

Non cambia ovviamente l’orizzonte temporale, mutano invece i dati: nelle quattordici gare della gestione Montella il Milan ha incassato diciotto reti, con Gattuso quattordici. Quattro in meno che si riflettono nelle rispettive medie: passivo di 1.28 a partita con Montella, esattamente di 1 con Gattuso. E la sostanza cambia, eccome se cambia. Facciamo subito i dovuti chiarimenti: subire un gol a partita non basta. Non può bastare ad uno specialista della fase difensiva quale è insindacabilmente Gennaro Gattuso: i risultati in tal senso raggiunti con il Pisa in Serie B, nonostante un andamento complessivamente disastroso ed una situazione societaria non all’altezza della situazione, parlano da sé. Se il target della prossima stagione – con centrali del livello che va riconosciuto ad un leader quale Bonucci e ad un classe ’95 in piena consacrazione quale Romagnoli, ed esterni del calibro di Rodriguez e del rientrante Conti – dovrà inevitabilmente essere diverso, già oggi l’inversione di tendenza appare visibile. Le linee meno distanti, i ruoli e le mansioni maggiormente determinate, l’attenzione e la concentrazione ai livelli di una squadra che non deve dimenticare il suo nome: Milan, appunto. La sfida attuale di mister Gattuso è quella di raggiungere un quarto posto scontato o quasi ad inizio campionato ma clamorosamente complesso per come si era messa prima di lui. La sfida sul medio termine, quando salvo colpi di scena avrà l’opportunità di guidare la squadra sin dal ritiro estivo, quella di ricondurre il Milan ai vertici. Interni ed internazionali, dove si sostanzia l’essenza del club rossonero. Work in progress, ma è già cambiato tutto.

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