2014

Milan, Seedorf: «Dobbiamo ritrovarci e “liberare” Balotelli»

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Il tecnico olandese traccia la strada per la rinascita e rivela molti aspetti della sua filosofia.

MILAN SEEDORF – Cominciano a prendere forma le idee rivoluzionarie di Clarence Seedorf, che però non si lascia andare a prematuri brindisi. Il tecnico del Milan, che ha invertito la rotta in campionato, resta con i piedi per terra: «Per carità, non c’è ancora niente da festeggiare. In Brasile stavo benissimo, l’ambiente mi riconosceva una professionalità – diciamolo, una serietà – che tanti miei colleghi non hanno. Il ritorno? Improvviso, più imprevedibile e meno contorto di quanto abbiate scritto, ma non inaspettato: con il Milan e i suoi dirigenti il filo della stima e dell’affetto non s’è mai interrotto. Di Allegri non parlo, non sarebbe corretto né elegante», ha dichiarato l’allenatore olandese ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.

MEDIA – Il rapporto coi media? A Seedorf non piace farsi “condizionare”: «Nella mia carriera avrò speso al massimo cinquecento euro di giornali: so valutare le mie prestazioni e non mi piace essere influenzato. O criticato da chi non sa le cose: se uno gioca da vent’anni e in panchina per una volta indossa le ciabatte un motivo ci sarà…».

PIANO ANTI-CRISI – Seedorf lascia i panni dell’allenatore e veste per un attimo quelli del “politico”: «Occorre uscire dalla gabbia della crisi: non si tratta di essere positivi, basta essere realisti. Io un piano ce l’ho ed è semplice. Voglio che i miei figli vivano in un mondo migliore di questo, in un ambiente fisico più sano e non inquinato, con valori più veri. A questo serve la mia fondazione Champions for Children, educare attraverso lo sport. E lo sport – non il calcio soltanto – è un veicolo formidabile anche per noi adulti. Smettiamo tutti di concentrarci sulle circostanze. Non mi interessa l’episodio, la recriminazione, la sfiga, il risultato parziale. Ciò che conta è il finale. Mi esalta l’essenza, la possibilità che il gioco di squadra trionfi per le ragioni giuste. Il valore dell’esempio, dal politico al giocatore all’allenatore, è un immenso collante sociale».

ALLIEVI E MAESTRI – Inevitabile il riferimento a Balotelli e alle lezioni imparate da calciatore: «Mario in realtà è una persona squisita, dolce, sensibilissima. Si sente gravato di responsabilità enormi e, in fondo, non sue. Occorre sollevarlo, anzi liberarlo, dall’obbligo di rappresentare un simbolo. Restituire all’individuo il suo valore centrale significa sviluppare il potenziale umano con serenità. Errori compresi. Solo così diventerà un campione completo: quel giorno sarà una vittoria per me e tutti. Maestri? Ho cominciato con Van Gaal, un mito distante. Ho apprezzato enormemente Ancelotti, Lippi e Capello. Fabio è l’uomo che mi ha trasformato: con lui ho smesso di girare per il campo in cerca di gloria, mi ha dato una posizione, e soprattutto la convinzione che mi serviva per diventare un leader. Sì, i tre italiani hanno davvero qualcosa in più…».

PSICOLOGIA – Dai panni dell’allenatore poi a quelli dello “psicologo”: «I giocatori devono ritrovare la convinzione in se stessi. Per questo, ho cambiato ritmi e consuetudini di allenamento. Voglio che giochino, ridano, si divertano. Nelle sedute tecniche non mi soffermo mai troppo sugli errori. Mostro loro soprattutto ciò che hanno fatto bene. Erano appena dieci minuti? Fantastico, possono diventare venti, poi trenta, e infine una partita intera. Bisogna partire sempre da ciò che funziona. Nel calcio moderno il sistema esiste solo nella fase difensiva. In quella offensiva c’è fluidità totale, sei giocatori che si muovono continuamente in sincronia senza dare punti di riferimento. Per questo le domande sul modulo di gioco mi annoiano…».

TRAGUARDO – Dove punta questo Milan? Seedorf conclude: «Per ora a ritrovarsi, anche fisicamente. Poi si costruirà partendo dalle basi, dai giovani. Bisogna avere ambizione: solo in Italia ambizione è una parola sporca…». 

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