Editoriale
Milan, lo Scudetto del merito ma l’Inter l’ha perso tre volte
Il Milan festeggia il suo diciannovesimo Scudetto strappando lo scettro ai cugini cui rimangono i rimpianti per un campionato buttato via
Dunque è il Milan a festeggiare lo Scudetto al termine di una Serie A 2021-22 mai così equilibrata e incerta fino all’ultimo respiro. O forse meglio al penultimo, perché la giornata determinante si è rivelata in realtà un clamoroso flop dal punto di vista del pathos e delle emozioni.
Merito enorme di un gruppo rossonero che ha azzannato la sfida del Mapei Stadium con il consueto spirito e coraggio, trovandosi però di fronte un Sassuolo in versione da spiaggia che ha ridato vita a ingloriosi nomignoli. Tre gol regalati nella prima mezzora un lusso sin troppo generoso per i nuovi campioni d’Italia.
Ma al di là dell’atto conclusivo, il successo del Diavolo ha radici profonde e solide. Un progetto di calcio serio e concreto, frutto di programmazione aziendale e di un’intensa attività di scouting sul calciomercato.
Insomma è stato lo Scudetto innanzitutto di Paolo Maldini e Ricky Massara, architetti di un gruppo sorprendente in molti suoi interpreti. E poi naturalmente di Stefano Pioli, al primo titolo in bacheca dopo vent’anni di onorata carriera.
Senza dimenticare Zlatan Ibrahimovic, il capopopolo. Colui che ha rivoltato come un calzino lo spogliatoio di Milanello, infondendo carattere e mentalità nella testa di chi aveva soltanto bisogno di una guida per emergere. E poi di Tonali e di Leao, di Maignan e di Giroud, di Theo e Tomori, tutti meritevoli di una storia da raccontare.
Se la Milano rossonera ride, quella nerazzurra piange. L’Inter chiude la stagione con due trofei ma anche con tanti rimpianti per aver buttato via un campionato che in più di un momento sembrava nelle sue mani.
Nel famigerato derby del ribaltone, nella deludente serie da 7 punti in 7 giornate e nell’asterisco diventata croce a Bologna. Uno Scudetto appassionante e inebriante, uno Scudetto del merito ma anche del rimpianto.