2014
Milan, processo a Kakà per guai col Fisco
MILAN KAKA FISCO – Non è sicuramente un periodo fortunato, per Kakà e per il Milan. Non bastava l’eliminazione dalla Champions League, ma adesso piove sul bagnato in casa rossonera. Kakà, come rivela il quotidiano Libero, è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Milano con l’accusa di dichiarazione infedele e dovrà affrontare un processo, riguardante i rapporti del calciatore con la società Tamid Sport & Marketing. Un accordo che gli avrebbe consentito di pagare un’aliquota inferiore sull’imponibile: nonostante il precedente accordo con l’Agenzia delle Entrate, che ha portato al pagamento di un’ammenda da 2 milioni di euro, il processo si farà.
IL LEGALE – Anche se il legale di Kakà, Daniele Ripamonti, non è stato ancora informato sui fatti, come spiega a Libero: «Sono in attesa della notifica, ma informalmente ho saputo che la procura ha preso questa decisione. Posso solo sottolineare che, trattandosi di fattispecie di minor rilevanza, non compariremo davanti al gup ma davanti a un giudice monocratico».Non c’è contestazione di frode fiscale, ma solo di irregolarità nella dichiarazione dei redditi. Le confesso che sono sorpreso perché la stessa agenzia delle entrate aveva già escluso che tra Ricardo e la Tamid ci fosse un’interposizione fittizia. Abbiamo depositato una memoria corposa, ma evidentemente non è bastato. Kakà ha sempre pagato tutte le tasse in Italia, anche quando giocava nel Real Madrid. Peraltro avrebbe potuto legittimamente trasferire i suoi interessi in Spagna, per usufruire di un’aliquota più bassa, cosa che ha scelto di non fare. Chiarisco tra l’altro che lo stesso Kakà ha sempre pagato la differenza tra l’aliquota attribuita alla società e quella che spettava a lui in quanto persona fisica. Insomma: si è sempre comportato come un perfetto cittadino, e per etica personale non avrebbe mai potuto agire diversamente».
LA SITUAZIONE – Spera di «poter chiarire la posizione di Ricardo davanti al giudice monocratico. Si tratta di una questione tecnica di diritto tributario che ci auguriamo porti al proscioglimento completo. La verità è che siamo arrivati a questo punto perché in questo campo la giurisprudenza è “oscillante” e la legislazione poco chiara». Infine: «Kakà si è sempre comportato in maniera esemplare con lo Stato italiano. Una legislazione non chiara come in questo caso crea delle zone grigie che non garantiscono i contribuenti: loro pensano di fare tutto rispettando la legge, si affidano a professionisti di primissimo livello e poi sono vittime di spiacevoli sorprese come questa».