2009
Milan Primavera, Dolcetti: “Una chiamata a sorpresa”
A pochi giorni dall’investitura ufficiale fatta dal responsabile del Settore Giovanile Filippo Galli, conosciamo meglio il nuovo allenatore della Primavera Aldo Dolcetti. Dopo sei mesi alla guida del progetto “Generazione Milan” un programma di sviluppo delle capacità dei singoli calciatori, il nuovo tecnico rossonero si dice pronto ed entusiasta per la nuova avventura.
Mister, iniziamo parlando delle sue origini e del percorso calcistico prima di intraprendere la carriera di allenatore.
Sono nato a Salò ma sono cresciuto a Trino Vercellese dove iniziai a giocare a calcio nella squadra locale. Fu lì che diverse squadre mi notarono: a tredici anni feci un periodo di prova alla Juventus e proprio in quei mesi disputai un torneo a Milano, un quadrangolare contro Milan, Aldini e un’altra squadra dell’Hinterland milanese. In quell’occasione, per la prima volta, la mia strada incrociò i colori rossoneri. Vinsi il premio come miglior giocatore della manifestazione e dalla stagione successiva entrai in pianta stabile nel vivaio della Juve dove rimasi sei anni fino ad approdare in prima squadra. Con la maglia bianconera non ebbi molto spazio, vista la grande quantità di campioni che militavano in quel periodo, qualche presenza in Coppa Italia senza però esordire in Serie A. Il debutto in Serie A invece coincise con la prima giornata della stagione 1987-88 : giocavo nel Pisa e la partita era proprio contro il Milan (Pisa-Milan 1-3).
Lì rimasi quattro anni per poi passare prima al Messina e poi alla Lucchese. Seguirono altri quattro anni importanti a Cesena prima di terminare la carriera nel Cuneo in Interregionale.
Invece, la sua carriera da allenatore quando e dove iniziò?
Feci due anni di studio in una Società che analizza il calcio. Sono stati anni molto formativi che mi diedero la possibilità di conoscere diversi allenatori, culture di lavoro e mentalità differenti. Al termine di quel periodo Cavasin mi volle come suo vice, prima alla Fiorentina, nel 2003, e l’anno dopo al Brescia. Nel 2005 mi venne data la possibilità di allenare all’estero nella storica società dell’Honvèd di Budapest nella Serie A ungherese. E’ stata un’esperienza assolutamente positiva, due anni fantastici, di grande soddisfazione professionale pur con tutte le problematiche legate alla lingua e alla lontananza da casa.
La prima esperienza in Italia alla guida di una formazione fu invece nel 2008 alla Spal in Prima Divisione. Disputammo una grande stagione, in cui sfiorammo per un solo punto la possibilità di giocare i play off per la promozione, mentre l’anno successivo fu meno positivo e a dicembre terminò la mia avventura. Da quel momento iniziai un percorso personale di studio e conoscenza dei settori giovanili che mi ha portato a gennaio di quest’anno al Milan su chiamata di Galli e Pederzoli.
Che lavoro ha svolto in questo periodo?
La Società mi propose di occuparmi di un progetto innovativo “Generazione Milan” un programma di sviluppo delle capacità individuali dei singoli calciatori attraverso programmi specifici che si affiancano a quelli della squadra portati avanti dall’allenatore.
Si tratta di creare un percorso mirato dal punto di vista tecnico, fisico e psicologico per formare giocatori pronti per il salto nel calcio professionistico.
E’un progetto vasto, affascinante, che coinvolge tutto il settore giovanile: abbiamo avviato molti programmi che verranno portati avanti nei prossimi mesi.
Con il passaggio in Primavera il suo ruolo cambierà . E’ un salto di qualità , ma anche una sfida…Quali sono gli obiettivi da raggiungere?
E’ stata una chiamata accolta con un po’ di sorpresa, molto entusiasmo e fin da subito è stato chiaro il significato di questa chiamata, un significato di grande prestigio, che si unisce alla responsabilità di raggiungere gli obiettivi che la Società si aspetta: crescere ragazzi che siano uomini e calciatori abili. Abili nel pensare e nel gestire le situazioni dentro e fuori dal campo. La volontà è quella sviluppare un gioco propositivo e di qualità cercando sempre la vittoria perchè il risultato è la certificazione della crescita individuale di tutti i componenti della squadra. Credo che negli ultimi due anni la Primavera abbia fatto cose molte positive. L’obiettivo è quello di seguire il percorso tracciato cercando di migliorare tutto quello che è migliorabile.
Fonte| Acmilan.com