2014

Milan, Maldini: «Storia distrutta. Galliani? Si sente onnipotente. Balotelli…»

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La rabbia e la delusione della bandiera rossonera per la crisi del suo ex club.

MILAN MALDINI – Reduce da un infortunio al menisco durante una partita di beneficenza, Paolo Maldini fatica ancora a camminare. La bandiera del Milan, però, deve fare i conti con un’amarezza più grande, quella delle difficoltà del suo ex club: «Dentro di me c’è un misto di rabbia e delusione, non tanto per i risultati, perché è già capitato di arrivare decimi o undicesimi, ma perché l’impressione è che si sia buttato via ciò che è stato costruito con fatica negli ultimi 10 anni. Questo mi fa molto male. Io so quanto lavoro c’è stato dietro a tanti trionfi, che cosa ci è voluto per costruire una storia così bella. Vedere tutto distrutto mi fa impazzire», ha dichiarato l’ex difensore rossonero ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.

LA CHIAVE – Maldini ha individuato l’origine della crisi del Milan: «L’addio di tanti calciatori con una mentalità vincente. Del Milan storico c’è Filippo Galli, responsabile del settore giovanile. E poi Tassotti, che ho sentito potrebbe andare via a fine stagione. Se così fosse sarebbe un altro danno pazzesco. Spero che non sia vero. Al Bayern Monaco e al Real Madrid le bandiere lavorano in società. Questo è il primo grosso problema. La Juve l’ha capito e ha ristrutturato ripartendo da un gruppo solido di italiani che sa come si raggiungono i successi. Il mio non è un discorso personale. Qualcuno potrebbe pensare che sputo nel piatto in cui ho mangiato, ma non è così. Io soffro vedendo il Milan in queste condizioni. Ho due figli che giocano nelle giovanili, uno ora è in prestito al Brescia. Mi sento parte del club».

LIMITI – Dura e cruda l’analisi di Maldini sui problemi del club rossonero: «La società dovrebbe dichiarare di avere altri obiettivi: non può competere con la Juve e non è tra le prime 10 d’Europa. Non esiste un progetto, si guarda all’oggi e non al domani. Si devono comprare giocatori funzionali al gioco, non prendere solo i parametri zero. Il Milan ha tantissimi dipendenti ma è sotto-strutturato sotto l’aspetto sportivo. Galliani è un grandissimo dirigente, ma non è in grado di capire i giocatori. Fa tutto lui e questo non è possibile. Se ti affidi sempre agli stessi procuratori, a uno in particolare, una volta può farti fare l’affare, altre no. Braida negli ultimi anni ha avuto un ruolo marginale. Prima c’era Leonardo, che aiutava a capire se un giocatore era adatto al Milan o no. Ricordo che quando Leo mi voleva a tutti i costi per fare il direttore sportivo, Galliani disse: “E’ una figura superata”. Non è vero. Se ti circondi di gente capace qualche errore in meno lo fai. Le porto l’esempio di Pirlo: se arriva l’allenatore e ti dice “Andrea è un giocatore finito e non mi serve più”, deve esserci qualcuno in società che ribatte: “Non è vero, Pirlo è un patrimonio del club, deve restare”. Così magari non avremmo fatto un favore alla Juve. Altro limite: il Milan di oggi non può permettersi di non avere una rete di osservatori all’altezza. Il Milan è indietro anni luce rispetto a squadre ben più piccole».

GALLIANI VS BERLUSCONI – E poi Maldini ha rivelato di aver avuto dei contatti con Barbara Berlusconi: «Galliani deve restare o andar via? Non sta a me dirlo, io penso che quando ci si sente onnipotenti non si capisce che i risultati si sono ottenuti anche grazie agli altri. Per vincere ci vogliono idee, progettazione e grande passione. Al Milan è rimasta solo la passione. E non basta. Barbara Berlusconi capace di guidare il club? Non lo so. Dipende da chi si circonderà. Non credo sia esperta di calcio e calciatori. Ho avuto due colloqui con Barbara, dopo la divisione delle competenze sono stato indicato come il successore di Galliani per l’area tecnica, ma io non ho più sentito nessuno. Lei mi voleva per trasmettere tutto ciò di cui abbiamo parlato finora, io ero pronto per un ruolo nell’ambito sportivo, ma non c’è stato un seguito».

IN PANCHINA – Strenua difesa nei confronti di Seedorf e Allegri, che non avrebbero potuto fare di meglio finora: «Seedorf? Logico che non possa essere esperto, ha grande coraggio e personalità, ma neanche Guardiola potrebbe fare niente. Non do colpe a Clarence. Manca la chiarezza degli obiettivi. Forse per arrivare a fine stagione si poteva prendere un allenatore più conservativo, per poi iniziare bene l’anno prossimo. Così c’è il rischio che si bruci. Allegri? La situazione di classifica era brutta, però non ho mai pensato che un altro allenatore potesse far meglio o dare una svolta alla stagione. Inzaghi? Ha fatto due anni nelle giovanili e questo conta. Però un tecnico esordiente deve essere supportato da una struttura molto forte per non bruciarsi. Sacchi e Capello erano agli inizi ma potevano contare su grandi campioni».

LO SPOGLIATOIO – Ha le idee chiare anche sul gruppo Maldini: «La classifica rispecchia il valore delle prestazioni. C’è un gruppo che sta male e che prova angoscia e le prestazioni vengono influenzate, altri giocatori che sono meno coinvolti perché magari sanno già di andare via. Per ricostruire la squadra servono tanti investimenti. Allora per ripartire bastava ritoccare. Avevo già capito che senza un rinnovamento sarebbe iniziata la caduta. E’ stato il primo passo, ma il colpo finale è arrivato con la cessione di Ibrahimovic e Thiago Silva. Balotelli? Non è ancora un campione. Vale lo stesso discorso di Pato: il giorno che lo vedrò mettersi la squadra sulle spalle e trascinarla per 90 minuti allora lo sarà. Finora l’ha fatto a tratti. Io non lo conosco, ma ho l’impressione che se andasse alla Juve, dove c’è una squadra con le idee chiare, un allenatore tosto e un gruppo solido di italiani farebbe il salto di qualità. Comunque è sbagliato mettere tutto il peso sulle sue spalle. Non è il salvatore della patria».

TIFOSI E BERLUSCONI – Infine, Maldini ha parlato della contestazione della curva e dell’assenza di Silvio Berlusconi: «Ho sempre odiato queste cose, non ho mai accettato che dei ragazzi più giovani di me mi dicessero di impegnarmi di più quando io ero quello con più presenze. Se non sei soddisfatto mi fischi, ma finisce lì. Ricordo che nel 2007, quando abbiamo vinto tutto, per 6 mesi non abbiamo avuto il tifo della curva. Lì mi sono arrabbiato. Non capivo. Berlusconi è troppo assente? La situazione attuale fa capire che lui non è molto coinvolto. Il Berlusconi che ho conosciuto io dava indicazioni diverse dal punto di vista sportivo».

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