Hanno Detto
Lorenzo Buffon: «Maignan stia tranquillo, 5 gol si prendono, i conti si fanno alla fine»
La Gazzetta dello Sport oggi presenta un’intervista a Lorenzo Buffon, grande portiere del Milan degli anni ’50
La Gazzetta dello Sport oggi presenta un’intervista a Lorenzo Buffon, grande portiere del Milan degli anni ’50.
COME STA – «Così così. Vado per i 94, sono un po’ sordo, qualche acciacco, ma non mi lamento. Sono amico di tutti i medici, faccio quello che mi dicono. Sto abbastanza bene e dipingo. Fiori, paesaggi, il Tagliamento. La pittura è il mio hobby, a Milano ho seguito i corsi serali. Poi anche la pesca al fiume, dove ci sono le trote marmorate, le sogliole, le passere».
1950: JUVE-MILAN 1-7 CON NORDAHL – «Ricordo tutto. John Hansen ha segnato subito. Era febbraio, faceva un freddo boia. Sono passati più di settant’anni, ma rivedo ancora le azioni, i gol. Loro avevano Hansen, Praest, Boniperti, Muccinelli. Ma con noi c’era… dico solo un nome: Gunnar. Sette gol alla Juve, a Milano dicevano: rob de matt».
CONSIGLI A MAIGNAN – «Le racconto questa, perché l’ho appena rivista in un libro sul Milan. Nell’ottobre del 1956, alla quarta giornata, giochiamo in casa contro il Napoli. In porta ci sono io e nel primo tempo ne becco cinque. Tiravano da tutte le parti: Vinicio, Pesaola, una roba da andar fuori di testa. Abbiamo perso 5-3, poi però vinto il campionato. Ecco, Maignan deve solo stare tranquillo: i gol si danno e si prendono e i conti si fanno alla fine».
I DERBY DEI SUOI TEMPI – «Rumorosi, vivaci. C’era dura rivalità fra noi in campo. Però fuori ci si rispettava e magari si andava al bar assieme a bere qualcosa».
L’AMICIZIA CON L’INTERISTA LORENZI – «Eravamo in buoni rapporti e quando si cominciava diceva: “Ehi, furlan, guarda che ti metto la ciliegina”. Il gol lo chiamava così: ciliegina. Una volta me ne ha messa una all’incrocio, quando mancavano tre minuti alla fine. In quegli anni ci si allenava all’Arena assieme, milanisti e interisti. Io abitavo a Porta Genova e gli davo un passaggio fino a casa. Una volta ci ha fermati un vigile: “Lei è in contravvenzione”. “E perché?”, dico io. “Perché in macchina c’è un interista”. La multa poi me l’ha fatta perché, secondo lui, ero passato col rosso. Altri tempi».
IL PIU’ GRANDE PORTIERE – «Zoff il più grande. Poi Gigi, il mio lontano parente. Ero amico di Jascin. Mi ha confidato qualche piccolo segreto: “Quando giochi in notturna, mettiti l’ombretto nero sotto gli occhi, attenui i riflessi dei riflettori e vedi meglio i palloni. L’ho fatto, aveva ragione».