Mihajlovic, qualcosa di più - Calcio News 24
Connettiti con noi

2016

Mihajlovic, qualcosa di più

Avatar di Redazione CalcioNews24

Pubblicato

su

mihajlovic bis milan marzo 2016 ifa

Cosa è cambiato nei rossoneri quest’anno rispetto all’anno passato

Gli umori che si andranno a confrontare sabato sera a San Siro non sono paragonabili in nulla. La Juventus vive con distacco e misura sabauda tanto un primato a questo punto piuttosto solido (a meno di scivoloni) che una settimana dove vanamente si è cercato in tutti i modi di trascinarla sul fronte di polemiche allucinanti. Chi ha visto la conferenza di vigilia di Massimiliano Allegri avrà notato non solo la consueta tranquillità del mister, ma anche il radicamento del presente sul campo e non sugli spifferi mediatici: di Higuain non si è proprio parlato e – se proprio si è fatto cenno agli altri – è stato per sottolineare come gli avversari Napoli e Roma abbiano fatto un girone di ritorno di assoluto valore. Tale da far pensare – aggiungo io – che la competitività della Serie A stia tornando su alti livelli e pertanto si potrebbe anche assistere nel 2016-17 a una Champions League con ambizioni da parte di tutte e tre le partecipanti.

FILO SOTTILE – Al contrario, il Milan è appeso a un filo sottile. Non tanto sulla situazione odierna di Mihajlovic: sostituirlo a fine stagione non avrebbe altro significato se non punirlo per una delusione complessiva che andrebbe capita fino in fondo, facendo una seria riflessione sui presupposti di partenza che hanno portato alla scelta dell’allenatore serbo. Se qualcuno in società aveva pensato a un percorso più rapido di risalita, magari suggestionato da quanto era riuscito ad Antonio Conte con la Juventus nel 2011-12, passando da un settimo posto a uno scudetto sorprendente, o più probabilmente suggestionato dai mister rossoneri vincenti al primo anno, non ha minimamente osservato che la rivoluzione di mercato proposta la scorsa estate non aveva una credibilità tale per sostenere un progetto più ambizioso. Il problema principale di un top team è esattamente questo: non si può mai definire un obiettivo di medio percorso e forse il buon Sinisa è cascato proprio in questa trappola, se avesse precisato meglio da subito i contorni del suo operare probabilmente oggi avrebbe più certezze sul suo futuro. Pensare che nel lontano 1998-99, la proprietà definì come “anno di transizione” quello di Zaccheroni, che poi divenne tricolore con gigantesca sorpresa e anche in totale anticipo sui tempi, visto che la continuità ai vertici, con relativi successi in Europa, arrivò solo dopo di lui.

SOTENIBILE – Tant’è, così facendo si rischia di finire per sminuire il possibile ritorno al successo con la vittoria della Coppa Italia. Magari ha inciso anche la facilità del percorso garantita da un tabellone fortunato, ma disdegnare i trionfi – qualora arrivassero – non è mai un bel segnale, soprattutto internamente, ne sa qualcosa la Juventus che per inseguire utopie di bel gioco buttò via la gestione di Dino Zoff nel 1990, non dando corpo a un ciclo che aveva comunque garantito due coppe in bacheca. Peraltro, se è vero che la Juventus ha mutato pelle con la sostituzione di tre cardini come Pirlo, Vidal e Tevez, intuendo che era arrivato il momento di ringiovanire una rosa invecchiata, il Milan di Mihajlovic non è certamente quello dell’anno scorso. E al di là delle alchimie tattiche che hanno contraddistinto il cambio di gestione  da Inzaghi ad oggi, le vogliamo definire una ricerca progressiva del sostenibile? Due sono gli aspetti che più vanno sottolineati.

PARTENZE DIVERSE – Il primo è la diversa partenza con le conseguenze createsi. Inzaghi affrontò la Juventus alla terza giornata d’andata forte di un parziale primato e di una convinzione ambientale basata su illusori entusiasmi che proprio nel confronto con i campioni d’Italia subirono un primo consistente colpo. Quella sera vide un Milan terribilmente timido, senza quella anche piccola ma sanissima incoscienza di provare a giocarsela dato che una sconfitta a inizio torneo non è così grave. Mihajlovic, al contrario, è partito malissimo, con due sconfitte nelle prime due trasferte, ma proprio quell’eccessivo raffreddamento degli entusiasmi estivi l’ha portato a temprare il carattere della squadra. A fine 2015 i rossoneri erano sesti, in piena rimonta, con una gestione delle gare finalmente soddisfacente. Con Inzaghi, a questo punto, si era molto più indietro e con una sensazione di fragilità complessiva molto accentuata. Può essere un dettaglio, sapendo poi come il 2016 abbia portato a uno sfarinamento di quelle certezze: “ristudiare” come siano nate non è però un’operazione banale nella programmazione del domani.

L’ATTACCO – Il secondo aspetto è la qualità della manovra offensiva. Con Inzaghi, il Milan segnava su calcio di rigore (moltissimo), da fuori area, su azioni personali (Menez su tutti, che nella sua indolenza ha però disegnato la sua migliore stagione), e su calcio d’angolo. Mihajlovic ha regalato alla squadra la profondità, con Bacca goleador, oltre alla precisa volontà di cercare l’area di rigore per mettere in funzione più attori nel gioco. Anche questo è un patrimonio non trascurabile, anche se non sufficiente per sentirsi grandi. Al di là del piazzamento finale, ancora da stabilire, Sinisa è stato qualcosa di più.

2016

Premier League, 19^ giornata: Chelsea, 13^ vittoria di fila

Pubblicato

su

diego costa chelsea matic
Continua a leggere

2016

Koeman: «Dimostrato grande carattere contro l’Hull»

Pubblicato

su

Continua a leggere