2017

Milan su Kessié, Belotti e Morata: ma l’inchiesta del Guardian inchioda Yonghong Li

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Il tabloid The Guardian ha pubblicato un’inchiesta sulla figura di Yonghong Li, neo presidente e proprietario del Milan: un affresco preoccupante, tra prestiti e truffe

Tra acquisti già formalizzati, innesti in dirittura d’arrivo e colpi da sogno all’orizzonte, l’embrionale mercato primaverile in Italia ha finora avuto un solo, grande, protagonista. Il Milan di Musacchio e Rodriguez, Kessié e Keita, Morata e Belotti. Rinvigorito, dietro la scrivania più che in campo, dalla ventata d’entusiasmo giunta da Oriente. Con una rinnovata dirigenza cinese che, voci di corridoio alla mano, pare proprio intenzionata a recitare la parte del leone in sede di calciomercato. Con una voce però fuori dal coro, e pure di quelle autorevoli. Il britannico The Guardian, infatti, ha pubblicato un’inchiesta della redazione sportiva, a firma Ed Aarons, sulla figura del nuovo proprietario e presidente rossonero Yonghong Li. E l’affresco che ne sgorga è tutt’altro che rassicurante. Il punto di partenza da cui muove l’indagine è quello, ben noto, del prestito di 300 milioni richiesto al fondo internazionale Elliott Management per completare l’acquisto del club rossonero. Una briciola, se rapportata ai dati patrimoniali dichiarati davanti ai media dallo stesso Li. Una premessa che ha effettivamente fatto storcere il naso a molti, ma che il tabloid inglese spiega attraverso le parole di Alain Wang, giornalista del quotidiano cinese Titan Sport: «Il governo ha posto delle restrizioni sugli investimenti all’estero, perché ha il timore che possa essere una scusa per spostare capitali fuori dai confini. Nel caso di una società di calcio, poi, realizzare profitti dopo l’acquisto è impossibile: l’unica spiegazione è che si tratti di un’operazione volta a sfruttare il marchio Milan per investire in realtà nel mercato immobiliare».

La sospetta posizione di Scaroni all’interno del nuovo CdA

Che la nuova proprietà non abbia davvero a cuore le sorti del club è timore di molti. Una paura suffragata, sempre secondo The Guardian, da un elemento di rilievo. La presenza di Paolo Scaroni, ex numero uno dell’Eni e collaboratore personale di Silvio Berlusconi, all’interno del nuovo CdA. Una figura che potrebbe garantire ancora delle “ingerenze”, insomma, da parte della vecchia proprietà. Una scelta che alimenta le perplessità del sociologo Pippo Russo: «E’ decisamente singolare, credo possa significare che Berlusconi voglia ancora avere un’influenza sulle decisioni che riguardano il Milan».

TheGuardian 17maggio2017 Milan Li

The Guardian 17maggio2017

La suggestione: Elliott proprietaria del Milan, interessi solo immobiliari per Yonghong Li

Prosegue, poi, lo stesso professore di stanza all’Università di Firenze: «E’ incredibile come la stampa italiana abbia completamente perso la capacità di analizzare la situazione, scrivendo di un grande futuro per il Milan senza nemmeno cercare di chiarire la provenienza dei nuovi proprietari». Un tema particolarmente caro, come si legge sempre sulle colonne del The Guardian, allo stesso Wang: «Fin dall’inizio dell’operazione il mio giornale ha scritto considerazioni totalmente opposte a quelle riportate dalla stampa italiana. Che solo ora comincia ad avere qualche sospetto sulla vera consistenza di questo progetto. Ma la realtà ci dice che sarà il fondo Elliott a diventare a breve il proprietario del Milan, mentre dietro Yonghong Li ci sono molti investitori cinesi con altri interessi che non possono rivelare i loro nomi».

I precedenti cinesi di Yonghong Li: tra truffe e sanzioni

A sostenere le preoccupate e preoccupanti tesi del tabloid britannico, infine, i “precedenti” in terra d’Oriente di cui lo stesso Yonghong Li si è reso protagonista. Come quello del 2010, anno in cui il quotidiano Shanghai Zhengquan lo accusò di essere al centro di una cosiddetta “truffa piramidale” che costò a 800 investitori la bellezza di 90 milioni di sterline complessive. Dalle parole ai fatti: il padre e lo zio dell’attuale presidente del Milan vennero condannati al carcere, prima di mettersi in salvo fuggendo ad Hong Kong. Come quello del 2013, anni in cui la China Securities Commission lo multò per aver prima nascosto la cessione e poi rinunciato alla vendita di pacchetti azionari alla Shanghai Duolun Industry Co, colosso nel campo immobiliare. Le premesse, con o senza gli acquisti Morata e Belotti all’orizzonte, non sono delle più rosee.

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