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Milan: i gol dicono chi sei

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Continua a ben impressionare il Milan che supera la Dinamo Zagabria e dimostra di non aver interrotto il filo conduttore con il passato

Il Milan sconfigge 3-1 la Dinamo Zagabria, squadra più che dignitosa, che conferma di essere un avversario che può competere per un passaggio al turno successivo se il Chelsea continuerà a zoppicare dopo aver perso nella gara del debutto proprio contro i croati. La situazione del girone vede adesso la formazione di Pioli in testa e con la possibilità di guardare al doppio impegno con i Blues con più che giustificato ottimismo. E non solo per la crisi dei londinesi, non facilmente risolvibile a meno che Potter riesca a trasformare il suo nome di battesimo da Graham a Harry e combini qualche strana magia che rovesci totalmente la situazione nelle gare del 5 e dell’11 ottobre. La realtà è più vicina, in casa propria, con un Milan che sa essere vincente anche quando non deve splendere per esserlo. La cronologia dei fatti di Milan-Dinamo Zagabria ne è una dimostrazione più che mai evidente.

Il Milan è passato in vantaggio in chiusura di primo tempo. Non aveva fatto cose eccezionali, ma certamente ha sempre dato la sensazione di governare la partita. E di farlo meglio in una specificità: il recupero palla. É nei break che la squadra si accende, laddove invece fa più fatica nell’affrontare difese schierate (un po’ come tutti in Italia, peraltro). Senza dannarsi l’anima, esattamente come dopo il 2-1, dove ha agito con pazienza, ha respirato, non ha corso pericoli e questa volta sì ha fatto saltare l’architettura difensiva dei croati come si deve fare in certi momenti della gara: si prende campo, si osserva dove trovare il varco giusto con il pallone tra i piedi e poi si fa l’azione decisiva giocando sul fattore sorpresa: Pobega – nuovo ingresso più che confortante – va a disegnare un ampio triangolo con Hernandez e lo chiude con un tiro potente, implacabile. Il terzino si fa trovare come il giocatore in posizione più avanzata, bravo nel trovare l’inserimento del centrocampista: già questa descrizione con cambi di posizione che ancora non si erano visti in partita dimostra come il Milan sappia inventare. Andando oltre l’estro di Leao, che resta un giocatore decisivo, Pioli lo sa bene e lavora perché il suo umore non sia mai altalenante, anche se è fatale che uno come lui, che gioca anche – e non solo – una gara personale all’interno di quella della squadra – ogni tanto entri in modalità off, offrendo la sensazione che non sia giornata e non possa accendersi.

Sembrava così anche ieri. Poco lucido, incline a strafare per far dimenticare il rosso di Genova, scoordinato al tiro (una conclusione è finita persino in fallo laterale) e poco determinato quando aveva gli spazi per andare via. Poi, improvvisamente, si guadagna un rigore che sta a metà tra la sua malizia – anche un giovane può avere forme d’esperienza nei contrasti – e l’ingenuità di Sutalo e dopo l’intervallo va a costruire un gol che fa pensare alla più grande qualità del Milan: saper essere veloce, di gambe e di pensiero, saper variare l’andatura e saperlo fare con più uomini (vedi Saelemaekers, goleador di Champions, che arriva puntuale e implacabile a deviare di testa il suo cross).

I gol del Milan raccontano chi è. Il filo che unisce il giorno tricolore di Reggio Emilia a quello di oggi è ancora bello robusto.

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