2014

Milan e Napoli, dichiarazione d’intenti

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Inzaghi e Benitez pretendono di più dai loro uomini chiave: Menez ed Higuain

Con le prime quattro forze del campionato impegnate l’una contro l’altra nel più classico degli incroci pericolosi, ecco che il calendario prevede un’altra sfida d’alta classifica: Milan e Napoli si affronteranno al San Siro per rilanciarsi con forza nella corsa al terzo posto seppur le ambizioni iniziali – al di là del monte ingaggi rossonero più alto rispetto a quello partenopeo – risultavano essere differenti.

CHI SEI, MILAN? – Premettiamo che per Milano non sono propriamente bei tempi: sommando le classifiche delle squadre risiedenti nella stessa città ci accorgiamo come la realtà meneghina preceda soltanto Verona. Ecco i dati: Roma 55 (Roma 32, Lazio 23), Genova 51 (Genoa 26, Sampdoria 25), Torino 48 (Juventus 35, Torino 13), Milano 38 (Milan 21, Inter 17) e Verona 27 (Hellas 14 e Chievo 13). Detto ciò, dal Milan impegnato esclusivamente sul fronte interno qualcosa in più ci si sarebbe potuto attendere: gli uomini di Inzaghi a tratti esprimono un calcio gradevole – vedi la sfida casalinga con l’Udinese – ma nel complesso non hanno ancora raggiunto un’identità di gioco e quando attaccati subiscono oltremodo. Non a caso, tra le prime dieci forze del campionato sono proprio Milan e Napoli – con Udinese e Sassuolo – a soffrire del peggior dato difensivo: 18 le reti incassate, con una media non incoraggiante di 1.28 gol a partita. Spalmando la statistica sull’arco dell’intero campionato ci ritroveremmo con un passivo complessivo di ben 49 reti: troppe per una squadra con determinate ambizioni.

LA DISCONTINUITA’ DEL NAPOLI – Molto, molto pericolosa. Il Napoli con la vittoria di Firenze sembrava aver definitivamente scongiurato la delusione di inizio stagione dovuta alla mancata qualificazione alla Champions League: no, evidentemente i problemi non erano esclusivamente legati a morale e carattere quanto più a limiti strutturali della rosa. Proprio nell’ultima sfida di campionato con l’Empoli è emersa in tutta la sua forza l’assenza di un regista che sia in grado di abbinare fase difensiva a costruzione della manovra: per intenderci, il buon Valdifiori al San Paolo ha fatto un figurone. I valori individuali – fatta eccezione per Albiol – non altissimi del pacchetto arretrato fanno il resto ma il Napoli sarà chiamato se non a risolverli quantomeno a limitarne gli effetti se l’intenzione è quella di puntare ad un campionato da protagonista e non da comprimario.

INZAGHI E BENITEZ SI APPELLANO AGLI UOMINI CHIAVE – Entrambi gli allenatori sono al corrente della rilevanza della posta in palio e chiedono a chi di dovere di garantire il necessario surplus: Inzaghi si aggrappa a Jeremy Menez e fa lo stesso Benitez con Higuain. Rivelatrici le rispettive conferenze stampa: il tecnico rossonero ha perdonato il francese per qualche errore di troppo a tu per tu con Perin una settimana fa (lo stesso si era invece assunto la responsabilità) ma ha ricordato come passare in vantaggio – in quel genere di partita – sarebbe stato vitale. Una carezza dunque corredata da una sorta di tirata di orecchie: perdonato per Genova, ma ora la palla va buttata dentro. Contro un avversario peraltro ritenuto – proprio da Inzaghi – di altissimo spessore. Benitez – ed il sentore che dichiarazioni del genere sarebbero potute arrivare c’era – vuole di più da Higuain: “deve capire che è lui il giocatore più importante della nostra squadra, lui deve diventare una bandiera”. Investitura ufficiale. La guida spagnola vuole, pretende, un Higuain diverso: più continuo, più presente, più cattivo. Non soltanto un attaccante dotato di grande classe ma quel leader assoluto che l’era Benitez ha perso con l’addio di Reina. Milan contro Napoli, Inzaghi contro Benitez – l’ultima fu la rivincita Champions nella finale del 2007 sullo storico 3-3 di due anni prima, uno calciatore e l’altro allenatore – e Menez contro Higuain. Non resta che accomodarci.

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