2017

Disastro Biglia, così rischia il Mondiale?

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Il clamoroso fallimento del Milan sta spazzando via un po’ tutti: il caso Biglia inciderà anche sull’Argentina per il Mondiale di Russia 2018?

Il crollo del Milan in quel di Verona ratifica la portata di quello che ora è a tutti gli effetti un disastro sportivo: il collasso di un progetto nato sotto tutti altri auspici, con l’estate di calciomercato da oltre duecento milioni di euro spazzata via dall’inconsistenza dei risultati e dall’inadeguatezza delle prestazioni, a livello tecnico e caratteriale. Fallimento, l’unica parola possibile per definire i primi mesi del nuovo Milan, la prima stagione dal principio dell’era cinese, il giudizio incontrovertibile è arrivato dal campo e – come anticipato – non soltanto dalla gravità dei risultati. In questo ciclone, ovviamente, ci è finito con tutte le scarpe anche Lucas Biglia.

Biglia-Milan, le premesse

Una storia sostanzialmente mai iniziata. Senz’altro le parti non l’avevano immaginata così: venti milioni complessivi, diciassette di base fissa e tre variabili, investiti dal Milan di Fassone e Mirabelli per strapparlo alla Lazio, per accontentare dunque le importanti richieste economiche del presidente Lotito. Un esborso considerevole per un calciatore classe ’86, prossimo a compiere trentadue anni, ma voluto a tutti i costi dalla dirigenza e dall’allora allenatore rossonero Vincenzo Montella. L’obiettivo quello di affidargli senza remore la cabina di regia del nuovo Milan milionario: lui, Lucas Biglia, forte dell’esperienza giusta e delle necessarie qualità per rispondere presente alla chiamata. Per l’argentino si è trattato del tanto agognato salto di qualità, dell’upgrade di carriera, dopo una serie di esperienze in club di buona levatura ma – pacificamente – non quella che spetta riconoscere al blasone del Milan. Insomma non mancava alcun argomento per vivere un connubio felice e funzionale agli obiettivi futuri.

Biglia-Milan, come non doveva andare

Cifra tonda: ottocento i minuti disputati in campionato con la maglia del Milan. Superato l’infortunio iniziale al bicipite femorale, ecco l’impiego da titolare dalla terza giornata: per nove gare consecutive Lucas Biglia ha svolto il ruolo di regista del Milan e lo ha fatto giocando dal primo minuto. Senza mai convincere realmente, senza dare l’impressione di poter prendere la squadra per mano, di poterne gestire tempi ed umori, di riuscire insomma in quanto aveva perfettamente eseguito in casa Lazio. Mai pronto neanche sotto il profilo fisico ed atletico: somma di ragioni che, dopo la sconfitta interna rimediata dalla Juventus, ha portato all’accantonamento del centrocampista argentino. Da quel momento infatti Biglia ha totalizzato appena ventidue minuti in sei gare di campionato: cinque finali con il Napoli e diciassette con il Benevento, nel giorno in cui il Milan ha ben pensato di regalare ai sanniti l’unico punto della loro deprimente comparsa in Serie A. Già la circostanza per cui Biglia abbia di fatto giocato appena la metà delle sfide da titolare la racconta lunga sull’inefficacia dell’acquisto.

Le soluzioni alternative

Prima Montella e poi Gattuso hanno addirittura preferito rilanciare chi era sostanzialmente stato bocciato dall’ingente campagna acquisti, o comunque demansionato ad alternativa dei nuovi titolari: in cabina di regia è rispuntato Montolivo, per intenderci, ed in diverse occasioni è risultato essere persino tra i migliori in campo in casa Milan. I conti non tornano, superfluo girarci intorno o servirsi di parole di comodo, che non aggirano in alcun modo il problema. Riportiamo il calendario all’estate: nessuno avrebbe neanche immaginato che, qualche mese dopo, Lucas Biglia si sarebbe ritrovato a fare la riserva di Montolivo. Ovviamente discorso analogo va applicato ad altri innesti della faraonica sessione di calciomercato condotta dalla dirigenza rossonera: come non pensare ad esempio ad André Silva, giunto dal Porto per quaranta milioni di euro ma tuttora oggetto misterioso. Oppure a Kalinic, trenta i milioni investiti sul suo cartellino per strapparlo alla Fiorentina, che a differenza del portoghese in campo ci va con continuità ma senza trovare la via del gol. Insomma non ha funzionato nulla e nessuno: nel pentolone ci è finito persino il leader carismatico della Juventus dei successi, Leonardo Bonucci, e tutto è crollato prima ancora di sorgere.

Caso Biglia: rischia i Mondiali con la sua Argentina?

La questione clamorosa che si pone giorno dopo giorno, o meglio panchina dopo panchina, inerisce alla prossima grande esperienza che Lucas Biglia aggiungerà al curriculum della sua carriera. Il Mondiale con l’Argentina, lo scenario di Russia 2018, la tanto attesa rivincita alla pazzesca serie di finali perse in questi anni: le due Copa America con il Cile, il pianto mondiale nell’atto finale di Brasile 2014. Pesi che hanno gravato sulle spalle della Seleccion fino a farle rischiare l’accesso alla prossima kermesse: ci ha pensato il Dio del calcio poi a scacciare le paure. Leo Messi e la sua tripletta in Ecuador, notte che si è già iscritta di diritto negli annali di storia del calcio argentino. Come bypassarla del resto. Argentina che insomma parteciperà eccome a Russia 2018 e che, per talento e spirito di rivincita, intenderà farlo da protagonista e non da comprimaria di turno. La questione è: con Biglia o senza Biglia? Con quella pedina che – al fianco di Mascherano – ha gestito il centrocampo sudamericano negli ultimi anni? Un ulteriore prolungamento della situazione in essere andrebbe inevitabilmente a mettere a repentaglio la sua partecipazione ai prossimi Mondiali, con una concorrenza individuale che preme per ritagliarsi spazio. All’orizzonte un clamoroso addio? O Biglia saprà trovare gli argomenti per prendersi il Milan di Gattuso? Di certo il calciatore non vorrà perdere l’ultimo grande treno che la sua generazione ha per affermarsi e portare il tanto ambito successo in patria.

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