2018
Milan, non prendertela: Buffon è solo un po’ democristiano
La tifoseria rossonera si infervora per le parole di Buffon su Donnarumma. La verità è che non bisogna dargli peso
Milan e Juventus saranno rivali per sempre, indipendentemente dalla situazione di classifica contingente. Si deve partire per forza da questo assunto per spiegare le reazioni infuocate da parte dei tifosi rossoneri alle ultime dichiarazioni di Gigi Buffon su Gigio Donnarumma. Il casus belli, in questo caso, è stata un’intervista a La Gazzetta dello Sport nella quale il portierone bianconero, interrogato sul tipo di consiglio che si sente di dare al suo giovane collega, ha risposto: «Beh, con la Juve non sbaglia mai… A Gigio non posso dare consigli perché non vivo la sua situazione, non so la connessione emotiva che può avere col Milan. In maniera asettica, potrei dirgli due cose, come ho già fatto in Nazionale, però quello che fa la differenza è ciò che ti vibra dentro l’anima».
Apriti cielo. Giù le mani da Gigio. Ripetono a ragione i tifosi del Milan. Che ognuno guardi nel proprio cortile. Ma non c’è da prendersela poi così tanto, visto che solo di risposta diplomatica si è trattato. Spieghiamoci meglio. Dinanzi ad un giornalista che chiede a Buffon se Donnarumma dovrebbe restare al Milan o andare alla Juventus, Gigi – nonostante di mestiere faccia il portiere –cerca il dribbling attraverso una battuta e si smarca con una risposta degna da politico nel post-voto (quelle in cui nessuno ha perso, per intenderci). Perché sarebbe sgarbato in ogni caso dire: Gigio faccia ciò che vuole, Gigio resti al Milan o Gigio venga alla Juve. Se ci troviamo d’accordo su questo punto, possiamo poi analizzare il Buffon-pensiero fuori dal campo. E capire magari che quando parla di colleghi, non sempre c’è da prenderlo sul serio. O meglio, le sue parole non sono sempre così illuminanti.
I complimenti arrivano sempre, praticamente per tutti. Così è stato quando la Juventus ha acquistato il polacco Szczesny: «Ha fatto la scelta migliore, come anche la Juventus. L’anno scorso è stato il miglior portiere per continuità, credo sia un matrimonio intelligente». Ma anche per colleghi dal grande nome come Neuer e Casillas. Sul tedesco disse: «Senza dubbio Neuer è migliore di me: è giovane e bravissimo». Allo spagnolo, invece, si riferì dicendo: «Siamo i migliori».
Pure per la nuova generazione italiana di portieri, Buffon ha avuto sempre complimenti. Su Perin, ad esempio, qualche tempo fa disse: «Lo ritengo un mio fratellino. E’ quello che sta facendo meglio di tutti in questo campionato, nell’ultimo anno e mezzo ha fatto progressi importanti». All’epoca dell’esplosione di Scuffet, invece, disse: «È un ragazzo giovane che sicuramente farà una grande carriera. Esordire in Serie A a quell’età non è facile, come so bene, e penso che una dote indispensabile in questo caso sia la sicurezza in se stesso, cosa che mi pare abbia dimostrato». Pure Meret fu definito un «giovane di grandi prospettive», mentre negli ultimi tempi gli elogi per Donnarumma si sono sprecati.
Perché questa carrellata di rimandi a frasi del passato? Perché servono a comprendere l’indole di Buffon fuori dal campo. Uno che difficilmente si esprimerà negativamente su un collega. Ecco perché non c’è da prendersela se, interpellato sul punto, dribbli la questione con una battuta che di fatto elogia la sua squadra e conferma il valore di Donnarumma, perché non è da tutti essere un portiere da Juventus.
C’è stato un grande giornale, una volta, che ha definito Buffon «mai banale». Può darsi che ogni tanto lo sia anche lui. O che magari – per l’immagine che rappresenta per il calcio italiano – sia costretto ogni tanto a rifugiarsi in un atteggiamento cerchiobottista. Qualcuno, visto che siamo sotto elezioni, potrebbe sintetizzare dicendo che Gigi è un buon democristiano. Del resto, l’ultima volta che prese posizione in politica, lo fece per Mario Monti. Non proprio un estremista rivoluzionario.