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Arrigo Sacchi: «Milan, non cercare giocatori TOP ma giovani che vogliano STUPIRE. E segui le idee di FONSECA. Se si cercano prima Zirkzee e poi Lukaku allora significa una COSA»
Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ha parlato della situazione attuale della squadra rossonera e di Fonseca
Arrigo Sacchi sa come si costruisce un grande Milan e come farlo subito, visto che nel 1987-88 vinse lo scudetto al suo primo anno sulla panchina rossonera. Come tale, nelle vesti di opinionista de La Gazzetta dello Sport, interviene in modo critico sull’attuale situazione.
NON ANCORA INDIVIDUATO IL NUOVO 9 – «Possibilissimo, visto che non è stato acquistato. Prima ho letto che volevano Zirkzee, attaccante che mi piace per quello che ha fatto vedere con il Bologna. Poi sfumata la pista Zirkzee, probabilmente per motivi economici, sembrava che puntassero su Lukaku, che a me non fa impazzire. Lì mi si è accesa una lampadina… Mi sono detto: Zirkzee e Lukaku sono uno l’opposto dell’altro. Se a un allenatore prima va bene Zirkzee, non è possibile che dopo gli vada bene Lukaku. C’è qualcosa che non comprendo nella strategia del club. Zirkzee è un attaccante che ama dialogare con i compagni, gioca con la squadra, duetta, triangola. Lukaku è uno che va via di forza, fa salire il gruppo, si basa soprattutto sulle qualità atletiche. Insomma, due universi opposti. Non è possibile che a un allenatore, in mancanza di uno, vada bene quell’altro»
SAPERE LE RICHIESTE DI FONSECA – «Questo è fondamentale. La squadra la deve fare l’allenatore, su questo non ho nessun dubbio. I dirigenti sono bravissimi con le questioni di finanza e di marketing, però i calciatori li deve scegliere il tecnico perché sarà lui ad allenarli e schierarli in campo. Non so quali siano le richieste di Fonseca, né le sue idee. Io avevo un mio metodo e l’ho sempre utilizzato, da quando allenavo dei Dilettanti fino a quando sono arrivato al Milan».
CHI SCEGLIEREBBE – «Non andrei a cercare giocatori al top della fama. Proverei con elementi giovani, che abbiano voglia di stupire e di sacrificarsi. C’è da costruire una squadra, un collettivo. Bisogna seguire le indicazioni dell’allenatore sulla base delle sue idee di gioco».