Milan, Albertini: ?Barcellona? Ci vuole coraggio? - Calcio News 24
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Milan, Albertini: ?Barcellona? Ci vuole coraggio?

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CHAMPIONS LEAGUE MILAN BARCELLONA ALBERTINI – Ne ha vissute tante di sfide importanti con la maglia del Milan addosso: si tratta di Demetrio Albertini, attuale vicepresidente della Federcalcio, che assisterà da spettatore il big match tra Milan e Barcellona per l’andata degli ottavi di finale di Champions League: «Penso che il calcio sia lo sport di squadra dove più spesso avviene il ribaltamento dei pronostici. Assenza Balotelli? È un punto di riferimento per la squadra perché è un giocatore di qualità. Ma se vale il ragionamento per cui un uomo da solo non può vincere la partita, allora non sarà l’assenza di un solo attaccante a pregiudicarne eventualmente l’esito. La filosofia di gioco del Barcellona è basata sul possesso palla non sterile: aggrediscono gli avversari nella loro metà campo. Li inducono a difendersi sempre più indietro, così loro intanto guadagnano metri. Pian piano gli avversari sono costretti a retrocedere e quando i blaugrana sono vicini all’area, con le punte che hanno, non faticano ad entrare», ha dichiarato al Corriere della Sera l’ex centrocampista, che poi ha mandato un consiglio ad Allegri: «Il Milan non deve tornare troppo indietro. In fase di possesso deve rischiare di andare qualche volta uno contro uno. Gli attaccanti non possono fare i difensori: se Boateng o Pazzini sono a 40 metri dalla porta non possono fare male… L’allenatore cura solo l’aspetto tecnico ma non morale ed emozionale. Che resta un compito dei giocatori. Ecco perché il Barça vince anche senza Guardiola».

A proposito del progetto di ringiovanimento della rosa impostato dal Milan, Albertini ha spiegato: «Serve programmazione, altrimenti i giovani si ritrovano con responsabilità più grandi di quelle che in teoria spetterebbero loro. E poi vorrei chiarire un punto. Non vorrei che il processo di imitazione si riducesse a far giocare tutte le giovanili con lo stesso modulo della prima squadra. Bisogna cambiare la mentalità e smettere di pensare che un giocatore che viene dalla Primavera deve andare a farsi le ossa in qualche squadra di B prima di tornare alla base. Lei lo sa che siamo l’ultimo Paese in Europa come numero di giocatori costruiti in casa? Tutti dovrebbero avere più pazienza. Ma anche il tifoso diventerebbe più comprensivo nei confronti del giocatore del settore giovanile che sbaglia».

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