2013
Milan, Albertini: «Balotelli, impara da Messi!»
MILAN BARCELLONA ALBERTINI – Cresce l’attesa per la sfida di San Siro tra Milan e Barcellona e Demetrio Albertini, che ha indossato entrambe le maglie, ha provato a presentarla: «Chi è messo meglio? Il Barcellona ha programmato bene. Puyol mi ha detto che non gioca: turnover. Una grande generazione piano piano lascia il campo a quella che verrà. Maldini ha giocato fino a 41 anni. Tra i 35 e i 41 anni c’era tempo per preparare un successore. Invece tra Maldini e Constant si sono avvicendati 7-8 terzini sinistri. Come se si procedesse per tentativi. Birsa? Non mi stupisce, Valter è un buon giocatore. Mi stupisce lo stupore della gente e, semmai, vederlo giocare in un ruolo ricoperto anche da Saponara e Kakà. E’ molto favorito il Barcellona. Non si presenterà con la superficialità dello scorso anno. Dissi a Puyol: sembravate una delle tante imitazioni del Barça che tengono palla senza tirare in porta… Il Barcellona attaccherà, ma lascerà campo. Mi aspetto 4-5 occasioni per loro e 1-2 per il Milan. Stavolta non dovremo colpire il palo…», ha dichiarato l’ex centrocampista a “La Gazzetta dello Sport”.
Poi una stoccata a Mario Balotelli: «Una sera uscii a bere una cosa con Xavi e Messi. Xavi mi spiegava: ‘Se io fossi il presidente del Barcellona e Messi mi chiedesse 10 biglietti, gliene darei 20 per non lasciarlo andar via. Invece Messi non ne chiede uno’. Voleva farmi capire che la vera straordinarietà di Messi è la normalità con cui vive da numero 1. Tutti i veri numeri 1 fanno così: Van Basten, Maldini, Baresi… E’ quello che deve imparare Balotelli: il talento non ti dà diritti, ma doveri. “Vivere e lasciar vivere” non è la ricetta migliore. Puy vive per la squadra, Mario gioca per sé. Vorrei vederlo sorridere come Ronaldinho e che comprendesse la sua fortuna: può scrivere il suo futuro da solo. Non ha bisogno che qualcuno lo aiuti o si sposti: se vuole, diventa il numero 1. Per ora resta un patrimonio da valorizzare. Avere accanto Kakà, un numero 1 normale, gli farà bene».
E su un suo eventuale futuro dirigenziale in un club: «Milan o Barcellona? Nel 2007 ricevetti una proposta da entrambi. Ero vice-commissario. Chiesi ad Abete che stava per diventare presidente se serviva aiuto o potevo considerare le proposte. Serviva. In futuro? Il futuro è il Mondiale. Mio figlio mi ha chiesto: che lavoro fai? Io: politica sportiva. Lui: cosa significa? Già. Bisogna riempire le parole di cose da fare. Il Mondiale è una cosa da fare bene. Inter? Conosco bene la famiglia Moratti, ma io nel Milan ci sono cresciuto. Per rispetto dei miei tifosi e di quelli dell’Inter, risponderei: no, grazie».