2016
Mihajlovic ed un esonero che ci sta tutto
Milan Mihajlovic, è andata male: le ragioni di un giusto esonero
Se siete in cerca di facili pietismi non è questo l’articolo per voi. Sgombriamo il campo dai dubbi: l’esonero di Sinisa Mihajlovic ci sta tutto. Di più, appare quasi sacrosanto. Milan al sesto posto in classifica con appena 49 punti, lontano 15 gradini dal dichiarato obiettivo stagionale: la conquista del podio ed il ritorno in Champions League. Appena 13 vittorie, una in più del Chievo per intenderci: un mezzo disastro, di seguito le ragioni per cui l’esonero sembra tutt’altro che campato in aria.
MERCATO FARAONICO, RICHIESTE ASSECONDATE – Saldo passivo pari ad 80 milioni di euro. Sì avete letto bene, nessuno ha speso quanto il Milan nella recente estate di calciomercato. Il buon Sinisa ha preteso a tutti i costi il giovane Romagnoli e gli è stato acquistato, così come il dinamico Bertolacci: 25 milioni e bonus il primo, 20 il secondo. In tanti – non chi vi scrive – hanno ritenuto sproporzionate le cifre investite sui due prospetti: fatto sta che il Diavolo ha fatto carte false per assecondare le precise richieste del suo tecnico. Finita qui? Ma neanche per sogno. Incassato il clamoroso rifiuto di Jackson Martinez, la dirigenza rossonera fu abile a virare immediatamente sul profilo di Carlos Bacca (altri 30 milioni!) per garantire a Mihajlovic la necessaria bocca da fuoco: beh a quota 14, con Dybala ed Icardi, il colombiano è il primo tra gli umani.
MEGLIO DELL’ANNO SCORSO? GRAZIE – Sono inoltre approdati a Milanello Kucka e Luiz Adriano, il primo diventato presto perno dell’architrave rossonera, sul secondo è stata incombente la confusione del tecnico sull’utilizzo o meno. Caos peraltro emerso nella gestione tattica: il serbo ha fatto collezione di moduli ed impianti senza mai trovare quello giusto, il Milan non ha mai mostrato continuità di risultati né qualità di gioco, precipitando sotto i colpi di una evidente disorganizzazione. Potete raccontarvi le storie che desiderate, ma la proprietà rossonera ha comunque garantito a Mihajlovic il terzo monte ingaggi della Serie A: 101 milioni di euro e sesto posto (neanche certo, Europa League tutta ancora da guadagnare), per intenderci il Napoli è secondo in classifica con 74 milioni di stipendi. Ah, se Berlusconi avesse preso Sarri: lo aveva fiutato, poi ha scelto di non rischiare. Non è da lui. In tanti inoltre ricorrono alla circostanza per cui questo Milan abbia migliorato l’andamento della scorsa stagione: se l’obiettivo era quello di accumulare più dei 52 punti valsi il decimo posto ottenuto da Inzaghi siamo messi davvero male.
IL LASCITO – Né convince onestamente il traguardo della finale di Coppa Italia: il Milan ha eliminato in ordine Perugia, Crotone ai supplementari, Sampdoria, Carpi ed Alessandria. Meritevole certo, ma parliamoci chiaro: non si tratta di un cammino così spinoso. La sensazione che alla prima squadra buona si sarebbe ritrovato fuori resta. Diciamo che le parti ci hanno provato: la società tutta sperava si trattasse dell’uomo giusto per ricostruire il tutto, non è andata così ed è giusto cambiare. Sinisa Mihajlovic però lascia qualcosa a questo Milan: facile parlare di Donnarumma, lungimirante e coraggioso nel crederci e preferirlo all’ex portiere del Real Madrid Diego Lopez (insomma non una necessità, ma una precisa scelta), ma il tecnico in tal senso è andato oltre consegnando al futuro un Milan ringiovanito. Donnarumma (’99), Romagnoli (’95), De Sciglio (’92), Calabria (’96), Bertolacci (’91), Niang (’94): c’è un asse che lascia intravedere potenziale. Una generazione verde che, se guidata a dovere, può rivelarsi la base dei successi futuri: spetterà a Cristian Brocchi, uno che con i giovani sembra saperci fare, guidare la transizione verso il Milan che sarà. L’ennesima scommessa evitabile? Forse, ma a questo punto meglio far parlare il campo.