Messi, dall'universale al particolare - Calcio News 24
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2012

Messi, dall’universale al particolare

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Novantuno gol in un anno solare sono molti, forse addirittura sono troppi. Muller ne mise a segno ottantasette, ma stiamo parlando di Gerd Muller, l’unico attaccante al mondo ad aver segnato più di trecento gol nessuno dei quali è mai apparso nelle classifiche delle reti più belle. Messi invece sì, Messi appare in almeno sette o otto posizioni nella top-twenty. Immaginiamoci il seguente dialogo, inventato ma fedele alla realtà: “Perché la rovesciata di Bressan è al 197° posto e questo gol di naso di Messi è al quarto?” “Vorrai mica mettere Bressan con Messi?” “No, dico solo che un gol di faccia al Rayo Vallecano non mi pare proprio una marcatura eccelsa, ecco” “Qualsiasi gol segnato da Messi è bello e il Barcellona gioca il miglior calcio del mondo” “Sì okay, il punto non è questo il pun-” “MESSI E’ DIO, PUNTO E BASTA!”.

Lionel Messi ha avuto una grandissima fortuna, oltre ad esser nato con dei piedi splendidi, cioè quella di essere finito di diritto nella categoria degli Intoccabili. Dicesi intoccabile quel tipo di giocatore che se sbaglia una partita prende 7 in pagella e viene glorificato per qualsiasi cosa faccia. Cade sul pallone? E’ una finta. Si tuffa in area? Mah, un campione come lui non simula quindi è rigore. Fa un passaggio a un metro a un compagno che non è pressato? E’ un passaggio fantastico. Chiariamoci, Messi è veramente forte, difficilmente si è visto su un campo di calcio negli ultimi anni un giocatore come lui, ma il problema è un altro: è lui ad essere realmente un campione oppure l’ambiente che lo circonda gli dà quell’input tale da farlo assurgere a fuoriclasse mondiale?

Mi spiego. Il Barcellona è la squadra che, secondo l’opinione comune, gioca il miglior calcio del mondo e della storia, logico dunque che il giocatore simbolo sia non solo il più forte del mondo ma anche il migliore della storia. Ed è quei che possiamo parlare del tanto conclamato dualismo con Maradona: el Pibe de Oro avrà vinto meno a livello di club e trofei individuali ma ha portato due scudetti, una Coppa Uefa e altre coppe al Napoli avendo in squadra gente come Muro e Bruscolotti, due giocatori ottimi ma che senza un compagno del genere molto probabilmente sarebbero solo ricordi per collezionisti di figurine. Valdes, Alves, Piquè, Puyol, Alba, Xavi, Busquets, Iniesta, Villa e Fabregas – giusto per citarne alcuni – sono una variabile importante se si vogliono segnare novantun gol in un anno solare. Se poi si aggiunge che lo scenario è quello della Liga allora tutto è più facile. In Spagna sono andati in doppia cifra giocatori come Catanha, Mista, Salva Ballesta o Javi Moreno, giusto per citarne alcuni, è un torneo dove tutto è già scritto dall’inizio ed è facile che tra la seconda e la terza in classifica ci sia un abisso pari alla distanza tra la quarta e la penultima in serie A.

Non c’è la volontà di distruggere un mito. Messi, ripeto, è quello che viene definito un fenomeno, termine tanto inadatto etimologicamente quanto abusato. Però è qualcosa di costruito, sembra più un calciatore creato in laboratorio che uno cresciuto in un barrio di Rosario con il libro in una mano e un’arma bianca nell’altra, come il connazionale Tevez. Messi invece è perfetto, è l’idolo dei ragazzini e non parla mai alla stampa, non lo becchi con escort o donnone varie, non ha orecchini né creste né fratelli che vanno in galera. Pare proprio che l’unico suo vizio sia quello di mangiare la Nutella di nascosto oppure di rimanere alzato per dieci minuti oltre il coprifuoco. Messi è il modello del calciatore ideale che non scorrazza con i macchinoni e che ha sempre rispetto per gli avversari (N.B. Rispettare gli avversari significa non simulare, ma questa è un’altra storia). Messi è quasi un fenomeno ad hoc, che sembra costruito da un’unità sovranazionale affinché i bambini possano nutrire cieca fiducia nel calcio e possano acquistare quella maglietta numero dieci. Ovvio poi che, in un confronto con un signore come Maradona abbia la meglio quello che non pesa cento chili, non ha mai avuto legami con la camorra e l’unica polvere bianca che usa è lo zucchero.

Maradona però in nazionale vinceva, Messi invece ancora deve dimostrare di essere un fuoriclasse a tutto tondo. L’Argentina ha dovuto cambiare sistema di gioco rinunciando alla classica prima punta (rapido excursus mnemonico: Kempes, Valdano, Batistuta, Crespo) in luogo di un modulo più simile a quello del Barcellona, con la sola, ed enorme, differenza che Xavi, Iniesta e compagnia cantante sono nati in Spagna e non a contatto con la Pampa. L’impressione è che il Barca possa vincere anche senza la Pulce, seppur faticando, mentre la Pulce non possa far la differenza senza l’habitat catalano. Messi, lo ripeto ancora una volta, rimane pur sempre un giocatore eccezionale, ma forse ha troppo l’aria di uno nato con la camicia.

Per l’amor del cielo, poi uno va su Youtube e si gusta delle perle, fatte apposta per smentirmi: basta vedere il gol al Getafe (al Getafe, non all’Inghilterra), o il colpo di testa al Manchester United in finale di Champions dove Messi sembra Nando Sforzini. Perché ridete? Nando Sforzini, lui sì che è una punta vera, un vero calciatore, uno che lotta e si impegna. E’ molto più facile essere fenomeni a Barcellona che a Grosseto, dove tra l’altro non ci sono nemmeno le Ramblas

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