2014
Meno spettacolo, più cinismo: Arsenal alla ricerca di un trofeo dopo nove anni di astinenza
ARSENAL PREMIER LEAGUE – Bello e perdente. E’ la sintesi perfetta dell’Arsenal di Arsene Wenger, maestro nello scovare giovani di assoluto talento e valorizzarli al massimo, ma incapace, poi, di guidarli al successo. In diciotto anni di ‘Gunners’, il manager alsaziano ha vinto undici trofei, tra campionati (tre) e coppe varie (otto). Non male, insomma, se non fosse che l’ultima vittoria risale alla stagione 2004/05, quando la truppa degli ‘invincibili’ – così chiamati per il trionfo dell’anno precedente in Premier League senza subire nessuna sconfitta in 38 giornate – piegò ai rigori il Manchester United nella finale di FA Cup. Era la squadra di Henry, Vieira, Pires e Bergkamp, solo per citarne alcuni, gli ultimi ad aver vinto con la maglia dei ‘Gunners’.
TABU’ – Poi tanti piazzamenti e qualche finale persa: la più importante in Champions League, nella stagione 2005/06, contro il Barcellona. La più umiliante, invece, è recente: il 27 febbraio 2011, l’Arsenal fu sconfitto per 2-1 a Wembley dal Birmigham – poi retrocesso a fine stagione – nella finale di League Cup. Una partita che, nella sua assurdità, può essere presa come emblema di ciò che è diventato l’Arsenal: bellissimo per gran parte della stagione, nullo e perdente nei momenti chiave. Per qualcuno la ‘colpa’ – sembra che di colpa si possa trattare – è dell’Emirates Stadium, un vero e proprio tabù: da quando i londinesi hanno lasciato ‘Highbury’, non è stato più vinto nessun titolo. La prima poltroncina nel nuovo impianto fu simbolicamente installata da Abou Diaby, il giocatore più sfortunato – e infortunato – della storia del calcio: che sia lui l’autore della maledizione?
INESPERIENZA? – Scherzi a parte, gli ultimi anni sono stati più che deludenti per i supporters dei ‘Gunners’. E l’astinenza da trofei, ahinoi, sembra non essere finita, almeno in questa stagione. Dopo una partenza shock in Premier League – 1-3 con il modesto Aston Villa -, gli uomini di Wenger, bersagliato dalle critiche della stampa ma anche dei tifosi, hanno infilato una serie di 10 vittorie consecutive, che li hanno fatti volare al vertice della Premier League e del proprio girone di Champions League. Calcio spettacolare – come è sempre accaduto nella gestione Wenger – accompagnato da un cinismo e da una solidità che negli ultimi anni sembravano essere spariti. Tutto bene, dunque. Fino ai momenti chiave, dove i Gunners si sono nuovamente sgretolati.
ADDIO – Il primo il 29 ottobre, negli ottavi di finale di Capital One Cup: il Chelsea del ‘nemico’ Josè Mourinho si impone per 2-0 all’Emirates, grazie alle reti di Azpilicueta e Mata, due che, in quel momento, si trovavano ai margini dei ‘Blues’. Addio al primo trofeo. Per poi passare all’11 dicembre, nell’ultima giornata dei gironi di Champions League. I Gunners, primi in un girone tutt’altro che semplice, si presentano al ‘San Paolo’ con due risultati su tre a disposizione per accedere agli ottavi di finale da testa di serie. Risultato? 2-0 per il Napoli e Arsenal avanti come seconda classificata. E, ovviamente, urna spietata: sulla strada per Lisbona, la prima avversaria sarà il Bayern Monaco. Tutt’altro che una passeggiata di salute.
BIG – Fino ad arrivare al campionato, dove gli scontri diretti con le big diventano quasi traumatici: 12 gol subiti contro Liverpool, Manchester City e Manchester United, e tre sconfitte a dir poco brucianti. La vetta è vicina – il Chelsea dista solo un punto – ma serve un cambio di marcia e, probabilmente, di personalità. Si entra in una settimana delicata, se non decisiva: all’Emirates mercoledì sera arriverà il Manchester United, che, seppur in crisi, resta una squadra più che blasonata. Poi, domenica, sarà la volta del Liverpool, nel match valido per gli ottavi di finale di FA Cup: e se per una volta c’è da accantonare il bel gioco pur di vincere, il pubblico del nord di Londra non si offenderà. In nome di una vittoria, che manca ormai da nove lunghissimi anni.