Mazzoleni: «Il VAR è un disastro. Gli arbitri devono avere personalità. Sogno? Vedere l'Atalanta vincere un trofeo» - ESCLUSIVA - Calcio News 24
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Mazzoleni: «Il VAR è un disastro. Gli arbitri devono avere personalità. Sogno? Vedere l’Atalanta vincere un trofeo» – ESCLUSIVA

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ESCLUSIVA CN24. Le dichiarazioni dell’ex arbitro di Serie A Mario Mazzoleni: dalle polemiche VAR all’Atalanta fino all’arte

200 gare da professionista, appassionato d’arte, opinionista TV e una forte simpatia per i colori nerazzurri (soprattutto quelli atalantini). Ai nostri microfoni, in esclusiva per CalcioNews24, ha rilasciato qualche dichiarazione l’ex arbitro di Serie A Mario Mazzoleni: tra polemiche VAR, il mondo dei direttori di gara al giorno d’oggi, l’Atalanta e curiosità sul mondo dell’arte.

Partiamo dall’inizio, anzi, da ieri sera. Da tifoso atalantino come hai vissuto il passaggio del turno di Coppa Italia contro il Milan?

In tribuna ho vissuto con grande entusiasmo la partita. Una vittoria importante per l’Atalanta dove, al di là delle polemiche, ha meritato ampiamente di passare il turno: visto anche le occasioni per chiuderla. Una bellissima serata.

Uno degli ex del match era Charles De Ketelaere che con Miranchuk ha fatto una buona partita. Come giudichi fino ad ora il belga nel suo primo anno a Bergamo?

Secondo me il suo rendimento è assai positivo, ma la cosa che gli manca è quel pizzico di cattiveria in più che lo renderebbe più cinico. Lo trasmette poco in un contesto dove la personalità fa la differenza. E’ straordinario, tecnicamente molto valido.

E Gasperini sta rispettando le attese?

Secondo me sarà la sua ultima stagione con l’Atalanta. Spero per lui che possa vincere un trofeo. Caratterialmente non lo stimo, tatticamente si. Vorrei che fosse ricordato per aver portato a Bergamo un trofeo dopo tanti anni: la squadra si ricorda perché vince le coppe, gli manca soltanto questo.

Entriamo nel tema VAR: ieri sera ancora una volta c’è stata l’ennesima polemica. Come ti spieghi tutti questi errori tra campionato e Coppa Italia?

In questa stagione il VAR è stato un disastro. Attenzione, non parlo dello strumento, perché se lo avessi avuto ai miei tempi sarebbe stato utile: senza di esso ci si soffermava sulle sensazioni del campo. La classe arbitrale italiana presenta un livello molto modesto. Purtroppo le nuove leve arrivano in Serie A con un bagaglio d’esperienza diverso. Ai miei tempi dovevi fare minimo 50 partite in campi dove certe situazioni erano veramente difficili da gestire. Ora vanno sul velluto catapultati in Serie A: atleticamente molto preparati, ma senza personalità diventa tutto più difficile anche quando fai una partita buona per 80 minuti e poi ti capitano 2/3 episodi che compromettono tutti. Nei campi difficili affini questo carattere che al giorno d’oggi viene a mancare.

Al giorno d’oggi gli uomini al VAR hanno più polso rispetto ai direttori di gara. Ipotesi concreta o è una questione di personalità?

No, sono scarsi gli arbitri. Se l’arbitro fosse valido il VAR non s’imporrebbe così duramente: dobbiamo ricordarci che si tratta di un supporto. Chi percepisce le sensazioni del var, facendole sue per non adottare determinati provvedimenti, è preoccupante.

Può influire la soggettività del direttore di gara in un contesto dove il protocollo VAR cambia giornata dopo giornata?

Certo, ma è una situazione che si poteva capire il primo anno: cambiare drasticamente il modo di arbitrare è sicuramente una situazione difficile. Il VAR ha stravolto il modo di arbitrare: ora lasci proseguire l’azione e poi consulti. Capisco i miei ex colleghi, ma ora non ci sono scuse. Purtroppo settimanalmente ci sono errori inspiegabili. Sull’espulsione di Bastoni in Inter Verona non c’era bisogno del VAR. La spinta di ieri sera su De Roon contro il Milan era evidente anche dalla tribuna.

Come utilizzerebbe il VAR Mario Mazzoleni al giorno d’oggi?

Farei l’arbitro. Mi spiego, gli arbitri di oggi sono bravi amministratori e non arbitri. Lo utilizzerei il meno possibile, forse soltanto in episodi eclatanti: ora ci sono 4/5 chiamate. Il tempo sul rigore dato a Miranchuk è stato di 3 minuti aspettando il VAR senza neanche rivedere le immagini.

E’ cambiato il mondo degli arbitri in Italia rispetto ai tuoi tempi?

Tantissimo, una volta arrivavano in Serie A arbitri bravi. Al giorno d’oggi la meritocrazia viene a mancare sempre di meno. Indipendentemente se l’arbitro è uomo o donna, la scelta deve essere dettata dalla meritocrazia e non dalla moda.

Cosa manca al calcio italiano anche in prospettiva Euro 2032?

Credibilità. Abbiamo una federazione debole, una classe arbitrale mediocre, bilanci negativi e scandali su scandali.

Ultima domanda: sei molto appassionato di arte, hai aperto anche una nuova galleria a Milano. Cosa rappresenta per te questa passione? Si tratta pur sempre di un tema in continua evoluzione (un po’ come il calcio).

Sono nato in una famiglia che ama l’arte: mio nonno e mio padre erano restauratori e galleristi. Una passione che ho masticato fin da bambino oltre al calcio. A 16 anni oltre ad arbitrare in oratorio lavoravo anche in bottega.

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