2017

Mazzarri: «Napoli, che ricordi! All’Inter andò male perché…»

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Walter Mazzarri racconta il suo periodo al Watford, dove tenta la sua prima avventura all’estero: «Premier, un’esperienza diversa»

Walter Mazzarri, in un calcio dove diversi personaggi godono di un’immagine migliore del loro spessore reale, è l’esatto contrario: il privato è superiore alla dimensione pubblica. «Quando mi vedo in tv, anche io mi trovo spesso antipatico», e si concede una risata. Nel suo ufficio con vista sui campi di allenamento del Watford, Mazzarri trascorre buona parte della giornata: le relazioni tecniche, l’organizzazione del lavoro, le lezioni di inglese. Arriva alle 8 e saluta tutti dopo le 17, per tornare a casa e mettersi di fronte alla tv, per vedere i video sugli avversari.

MONDO INGLESE – Il bilancio di questi sette mesi d’Inghilterra è positivo, secondo quanto raccontato dal tecnico a “La Gazzetta dello Sport”: «I risultati sono in linea con i programmi del club. Mi è stato chiesto di salvare la squadra, di consolidare la categoria e di valorizzare i giocatori. L’opportunità Watford? Avevo voglia di mettermi in discussione e di affrontare un’esperienza diversa. La Premier mi ha sempre affascinato. C’erano state altre richieste, ma ho scelto il Watford perché mi sono trovato in sintonia con le idee del presidente Gino Pozzo. Ho chiesto solo una cosa: un dialogo continuo e diretto con lui». Niang ha detto: sono venuto anche per Mazzarri. «Mi ha fatto piacere. E ho apprezzato come si sia subito calato nella nostra dimensione».

ESPERIENZE PASSATE – Che cosa non funzionò all’Inter? «Penso che il tempo sia stato galantuomo. C’erano molte attese, come è lecito nel caso di un club come l’Inter, ma nel giudizio sui risultati non si tenne conto dell’effettivo valore della rosa. Pochi mesi dopo il mio arrivo ci fu un cambio storico al vertice del club, con il passaggio delle consegne da Moratti a Thohir. E poi mi ritrovai con diversi calciatori in scadenza. Prima della svolta societaria eravamo secondi, poi scivolammo al quinto posto, ma quella era l’esatta dimensione dell’Inter di allora». Che cosa le hanno lasciato gli anni di Napoli? «Il ricordo di una splendida avventura. Vincere la Coppa Italia e riportare la squadra in Champions dopo Maradona sono stati risultati eccezionali. Mi porto dietro anche il rapporto con i giocatori e i napoletani».

DIFFERENZE – Allenare in Inghilterra è davvero diverso rispetto all’Italia? «Io penso che la vera differenza sia l’ambiente. Gli stadi sono moderni e funzionali. C’è un senso di appartenenza molto profondo. Il primo giorno al Watford una signora mi venne incontro e mi disse “Benvenuto nella nostra famiglia”». Con l’inglese come va? «Con l’inglese del campo, per lavorare, va bene. In sala stampa ci tengo a spiegare in modo chiaro i miei concetti e per questa ragione preferisco l’aiuto di un interprete. Anche altri allenatori come Pochettino hanno compiuto questa scelta». La corsa in campo dopo il 2-1 in casa dell’Arsenal ha fatto impazzire i tifosi del Watford. «È stato un momento bellissimo». Sabato ritrova Mourinho, superato 3-1 all’andata: è la prima volta di Mazzarri all’Old Trafford. «Con Mourinho c’è un buon rapporto e stima reciproca. È stato molto affettuoso all’andata. In qualche modo ci assomigliamo: bisogna conoscerlo a fondo».

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