2014
Mateo Kovacic: un talento inespresso alla corte dell’Inter
Focus sul centrocampista croato che ancora non ha fatto vedere il meglio di sè con la maglia nerazzurra
UNA VITA IN VIAGGIO – Kovacic, Modric, Rakitic, Brozovic, Messi, Iniesta, Fabregas. Cosa hanno in comune questi sette giocatori? Mettendo un attimo da parte la Pulce e i due spagnoli, si può dire che i primi quattro sono croati, tutti centrocampisti, ed ognuno di loro è dotato di tecnica e visione di gioco veramente fuori dal comune. Di sicuro Modric e Rakitic sono più affermati rispetto ai colleghi Kovacic e Brozovic, più giovani. Quello che li accomuna è, come già sottolineato, il talento. Di Brozovic abbiamo già parlato, e questa volta la nostra lente di ingrandimento si posa su Mateo Kovacic, centrocampista dell’Inter classe 1994. Effettivamente c’è da fare una piccola precisazione. La famiglia Kovacic è croata, ma nei tempi dei conflitti bellici nella ex Jugoslavia decide di trasferirsi a Linz, in Austria. È lì che nasce Mateo, il 6 maggio del 1994. Analizzando il curriculum del giovane centrocampista si scopre che Kovacic inizia a giocare a calcio all’età di 6 anni, e precisamente nel LASK Linz, formazione locale. Dal 2000 al 2007 Kovacic non fa altro che giocare e studiare, studiare e giocare, fin quando la sua famiglia non decide di trasferirsi nuovamente: questa volta la meta è Zagabria, Croazia, e Kovacic ha 13 anni. Mateo non può far altro che continuare a giocare a calcio, ma questa volta con le giovanili della Dinamo Zagabria.
FARDELLO PESANTE – Con la primavera della Dinamo, Kovacic cresce e matura e va delineandosi il suo ruolo in campo. Con la qualità che manifesta verrebbe naturale posizionarlo sulla trequarti, col numero 10 sulle spalle e tanta libertà di inventare. Effettivamente è quello che Kovacic fa: le sue progressioni con la palla incollata a quel piede destro con cui sembra capace di poter disegnare qualsivoglia traiettoria ed i suoi assist tanto pregevoli quanto imprevedibili lo rendono perfetto per giocare sulla trequarti come rifinitore. E difatti il suo talento viene fuori subito, in maniera tanto naturale quanto esplosiva. Kovacic diventa il trascinatore ed il capitano della squadra Cadetti della Dinamo, il numero di maglia è quello giusto per lui, il 10, appunto. Romeo Jozak, direttore del settore giovanile della Dinamo Zagabria, dirà di lui: «Mateo Kovacic si inserisce nella categoria dei migliori giovani giocatori e tra i più completi in Europa, il tutto rapportato alla sua verde età. Credo che farà la fortuna della nazionale croata nei prossimi vent’anni». È così che viene aggregato alla prima squadra nella stagione 2010, in cui, però, viene spostato più in mezzo al campo: Kovacic infatti giocherà come mezzala oppure come centrocampista centrale nel centrocampo a tre, e questo per convivere col trequartista titolare della Dinamo, il brasiliano Sammer. E qui si torna a parlare di Messi, Iniesta e Fabregas. Sì, perché Kovacic segna il suo primo gol con la maglia della Dinamo Zagabria il 20 novembre 2010, nel match contro l’Hrvatski Dragovoljac: Halilhodzic decide di gettarlo nella mischia, e Kovacic segna il quarto gol dell’incontro, all’età di 16 anni e 198 giorni che gli vale il record del marcatore più giovane nella storia del calcio croato. Perché Messi? Semplicemente perché tutti gli organi di stampa sportiva nazionale lo iniziano a paragonare al talento del Barcellona: caratteristica in comune, appunto, le progressioni palla al piede. Quando parte, Kovacic sembra che stia per perdere il pallone, ma in realtà, proprio come la Pulce, è suo il controllo della situazione, come quello della sfera, che cambia direzione all’ultimo momento per lasciare tutti a bocca aperta. «Non mi piace il fatto che mi si paragoni a Messi. Non scherziamo, ho solo il 10% del suo talento. E comunque, i miei modelli in campo sono Iniesta e Fabregas. Spero di somigliare a loro, un giorno»: così parlava Kovacic al giornale ‘Jutarnji’, dopo aver letto del paragone con l’argentino. Di sicuro il viso da bravo ragazzo e gli occhi pieni di speranza e di fiducia nascondono ben altro, ovvero un ragazzo che ha piena coscienza del talento in suo possesso, ma che è anche capace di auto-criticarsi per poter progredire. E così è, dal momento che la stagione 2011/12 vede Kovacic protagonista: 37 presenze complessive (di cui 6 in Champions League), 5 gol (di cui 1 in Champions League) e 7 assist. La svolta è vicina. Squadre come Arsenal, Real Madrid, Bayern Monaco e Manchester United si iniziano ad interessare al croato: basterà aspettare il gennaio 2013 per vederlo con una maglia diversa da quella della Dinamo Zagabria.
LASCIA E PRENDI – La sessione di mercato del gennaio 2013 regala un colpo di scena. L’Inter di Moratti, reduce da annate non di certo brillanti e con evidenti carenze, ingaggia Kovacic. Il patron nerazzurro decide di versare 11 milioni di euro nelle casse della Dinamo Zagabria, più 4 di bonus, per far sì che Kovacic possa incantare tutti all’ombra del Duomo. Ed è così che Kovacic arriva all’Inter di Stramaccioni. Strama lo schiera nel suo centrocampo a tre, nel 3-5-2, accanto ad un interditore come Cambiasso o Gargano, ma dietro un centrocampista con compiti più offensivi, come Guarin. Ma è a lui che i compagni devono passare la palla, sperando in una di quelle giocate con cui il croato si è guadagnato paragoni illustri e pesanti. La stagione 2012/13 Kovacic la chiude con 18 presenze tra campionato, Europa League e Coppa Italia, ma zero gol. Viene però convocato nella nazionale maggiore della Croazia dal ct Stimac il 7 marzo 2013, per le sfide contro Serbia e Galles. Dopo aver vestito le maglie di tutte le nazionali giovanili croate Kovacic si prende anche la Nazionale A, con cui, ad oggi, ha collezionato 19 presenze. La solfa, con l’Inter, cambia l’anno dopo, e cambia in peggio, perché sulla panchina nerazzurra arriva Walter Mazzarri, tecnico che non ha ben adattato la sua filosofia di gioco agli uomini a disposizione sulla panchina meneghina. Mazzarri punta su Kovacic, spesso lo schiera a partita in corso, ed il croato colleziona tante panchina, senza considerare il fatto che non giocando costantemente la sua crescita è giocoforza inibita. Anche i tifosi nerazzurri si chiedono perché Mazzarri non conceda più spazio a Kovacic: vero è che la Serie A è un campionato difficile e che forse la struttura fisica del centrocampista non gli permette la massima resistenza agli scontri, ma è altrettanto vero che solo giocando si impara. Sono 32 i gettoni di presenza che timbra Kovacic a fine campionato, ma solo 8 volte è rimasto in campo per 90 minuti. In ogni caso, Kovacic non ha ancora segnato in campionato La musica sembra diversa all’inizio della stagione in corso: Mazzarri sembra essersi fatto un’idea più convinta su Kovacic, che diventa titolare fisso nel centrocampo a tre del tecnico ex Napoli. Segna addirittura due gol consecutivi, contro Sassuolo e Palermo, anche se le prestazioni non sempre arrivano al 6 in pagella. Dopo il fatal pareggio contro l’Hellas, sulla panchina meneghina arriva Mancini. Il Mancio è subito chiaro: Kovacic è uno dei più talentuosi centrocampisti in circolazione e va valorizzato. Gioca una partita da 6, appunto, all’esordio-bis di Mancini sulla panchina dell’Inter, nel derby contro il Milan. Nei match successivi si vede comunque la mano del tecnico ex City e Galatasaray, che ci sa fare con i giovani e decide di affidare a Kovacic la responsabilità di creare mole di gioco cercando anche la giocata. Non potrebbe essere altrimenti, viste le qualità del talentuoso centrocampista. La speranza è che Kovacic possa riuscire a far ricredere tutti, anche chi non voleva scommettere su di lui.