2017

Marotta a tutto tondo: «Non mi vedo in un altro club. Buffon? Ultima bandiera»

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Dopo la vittoria all’esordio contro il Cagliari, l’amministratore delegato della Juventus, Giuseppe Marotta, si è concesso in una lunga intervista

Giuseppe Marotta, amministratore delegato della Juventus, ha parlato a tutto campo in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore. Queste le sue parole: «Ho realizzato il sogno di un bambino che a sette anni, dopo la scuola, scappava allo stadio dove si allenava il Varese per vedere gli allenamenti, raccattare i palloni e respirare l’atmosfera del calcio. Io allenatore? Ho capito subito che non era il mio destino. Volevo essere un dirigente. La mia fortuna è stata quella di incontrare Giovanni Borghi, uno dei grandi mecenati sportivi. Per colmare le proprie lacune bisogna mettersi in discussione. Se non fai così, non vai da nessuna parte. La miglior vittoria? Resta la conquista del primo titolo a Trieste, dove giocammo contro il Cagliari in campo neutro. Era il mio sogno professionale, ma è stato ancora più emozionante perché era il primo della nuova dirigenza e di Conte come allenatore. Dopo il settimo posto della stagione precedente, volevamo riportare la Juve in alto e ci siamo riusciti. La delusione più grande? La finale di Cardiff persa con il Real Madrid. Ma io tengo sempre a mente una frase di Mandela che dice “Io non perdo mai: o vinco o imparo”. La Juventus? Si tratta di una società che contra più di 500 dipendenti e che vuole consolidarsi come una delle più importanti multinazionali dello SportSystem. Ecco perché penso che ognuno debba essere messo nella condizione di dare il meglio di sé e portare il collettivo al successo. Questa filosofia dev’essere la stessa anche per i calciatori e lo staff tecnico. Il mercato? In 40 anni ho vissuto tutte le trasformazioni di questo settore, dal mecenatismo all’avvento delle tv, dall’invasione finanziaria fino ad oggi, dove il trading dei calciatori ha seppellito quel che restava del romanticismo. Le bandiere non esistono e non ce ne saranno più. Totti e Buffon saranno ricordati come gli ultimi esemplari del calcio classico. Calciatori Showmen? Il calcio di livello diventerà sempre più una forma di entertainment. I calciatori migliori saranno sempre più le star di questo show business. Inizieranno a vivere con ingaggi temporanei, come gli attori del cinema, quasi senza più vincoli dovuti ai contratti. E’ l’economia mondiale a spingere verso questa direzione. Il mio futuro? Non mi vedo in un altro club. Piuttosto vorrei dare un contributo alla politica sportiva e mettere a disposizione la mia esperienza per provare a salvaguardare, almeno nel calcio minore, l’etica e la valenza sociale, aspetti che fanno dello sport qualcosa di imprescindibile».

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