2018

Tutto Lippi: «Allegri come me, ho sbagliato terribilmente con la Nazionale»

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Marcello Lippi in una intervista a 360° parla del proprio futuro, del proprio passato e del campionato italiano: da Allegri a Ronaldo, dalla Juventus agli errori commessi in Nazionale

Un Marcello Lippi a tutto tondo quello intervistato stamane dal Corriere dello Sport che, tra passato e futuro, fa un’analisi accurata del calcio di oggi. Il prossimo 31 gennaio l’attuale commissario tecnico della Cina ha annunciato l’addio alla nazionale asiatica dopo aver raggiunto qualche risultato di rilievo (come il Mondiale mancato solo per un punto) a livello continentale: da lì in poi, pronostico il c. t. campione del mondo 2006 con l’Italia, si apriranno nuovi spiragli. Nessun club però, perché Lippi, che non intende ritirarsi, guarda con interesse alla possibilità di una nuova nazionale, magari più vicina (forse europea): prima però ci sarà da godersi il meritato riposo.

Nella Serie A di oggi, in chi si rivede l’ex allenatore juventino più di tutti? Risposta non scontata: «Forse con Massimiliano Allegri le analogie sono più numerose. Lui come me è arrivato alla Juventus a 46 anni e sempre come me ha vinto il campionato al primo tentativo. Abbiamo radici toscane – ammette Lippi – . Probabilmente Carlo Ancelotti ha il vantaggio di essere cresciuto tanto come giocatore quanto come allenatore nelle grandi squadre dove la vittoria è una condanna e la sconfitta una disgrazia. Lui sa bene cosa significa». Certo, avere in squadra Cristiano Ronaldo per il tecnico bianconero è un vantaggio non da poco… «Ronaldo è arrivato al momento giusto. Se fosse stato preso tre, quattro anni fa quando Real, Barcellona e Bayern erano decisamente superiori, avrebbe potuto incidere di meno. Ora invece la Juve è allo stesso livello delle top europee, è cresciuta tanto, per questo ho sensazioni positive – continua Lippi – . Forse il Ronaldo attuale non è ancora quello di Madrid, ma si comporta come un ottimo giocatore della Juve, si è immediatamente calato nella parte e i compagni l’hanno accolto benissimo riconoscendone sul campo la grandezza. Se risulta meno brillante, almeno fino ad ora, è soltanto perché si confronta con un calcio difensivamente più evoluto».

Guardando invece al passato, l’ex c. t. azzurro ammette di aver commesso uno – anzi due o tre – errori di cui probabilmente ancora si pente: «Ho vinto tutto quello che sognavo di vincere e anche qualcosa di più. Ho sbagliato terribilmente una volta. Non avrei dovuto lasciare la Nazionale e non sarei mai dovuto tornare. Tornai proprio perché avevo sbagliato a lasciarla dopo il titolo mondiale. Non commisi un errore grave, ma due. In Sudafrica il terzo: al momento delle scelte prevalse la gratitudine, mi resi conto in ritardo che alcuni giocatori avevano già dato tutto, ebbi anche tanta sfiga poiché persi Gigi Buffon, Andrea Pirlo e mezzo Daniele De Rossi. Mezzo perché Daniele aveva un polpaccio in disordine». Inutile ormai rivangare il passato, resta solo da guardare al futuro.


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