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Il breve ciclo di Marcello Lippi all’Atalanta: alta classifica e una Coppa UEFA sfumata
La breve storia di Marcello Lippi sulla panchina dell’Atalanta: un ciclo tra vittorie, soddisfazioni e una UEFA sfumata
Quando si tende a parlare di Marcello Lippi è impossibile non citare ciò che ha vinto nei suoi anni da allenatore: su tutti il Mondiale 2006 a Berlino. Il mister toscano però ha scritto a suo modo la storia dell’Atalanta: uno dei “what if” poco citati tra una squadra competitiva e il rammarico per una Coppa UEFA mancata per un solo punto.
Lippi arriva a Bergamo nell’estate del 1992: un contesto ricco di cambiamenti tra l’addio di Stromberg e la voglia di riportare l’Atalanta in Europa . Il parco giocatori tanto interessante quanto abbondante: Ganz, Rambaudi, Bordin, Porrini, Alemao, Ferron, Perrone, Valentini, Minaudo, Bigliardi, Rodriguez e Montero, più qualche giovane proveniente dalla “Banda Prandelli” (da Magoni a Tacchinardi fino a Pisani).
Costruisce un’Atalanta solida, fondata sul contropiede e soprattutto forte in casa, considerando che alla fine del girone d’andata la Dea è al terzo posto in classifica. Da menzionare i successi contro Juventus, Parma, Roma, Fiorentina e il pareggio con il Milan di Capello imbattuto da 54 partite.
Nel girone di ritorno però i punti non conquistati fuori dal comunale cominciano a farsi sentire, soprattutto quando vengono a mancare i successi interni. Alla fine sarà ottavo posto con la UEFA che sfuma di un solo punto (e il quarto addirittura di tre).
Nonostante l’annata positiva, Marcello Lippi non viene confermato dall’Atalanta: Percassi non è soddisfatto del “non gioco” della squadra, al di là che abbia avuto una mentalità vincente e sempre ai piani alti della classifica. Al suo posto verrà Guidolin retrocedendo malamente l’anno dopo con un gruppo che, con lo stesso Lippi al comando, sarebbe (forse) arrivato in Europa.