2013
Maradona: un uomo straordinario
C’era una volta un bambino che aveva due sogni: il primo era giocare un Campionato del Mondo, il secondo era vincerlo.
A distanza di alcuni anni quel bambino ha realizzato i suoi sogni ed è diventato uomo, e forse anche di più: un super uomo.
Da quando Diego Armando Maradona, nato in una periferia Argentina nel 1960, capelli ricci e palla al piede, ha vestito la maglia numero ’10’, il calcio non ha avuto più lo stesso sapore. Diego diventa presto per tutti “El Pibe de Oro” (il ragazzo d’oro) e vince tutto: un Mondiale, una Copa América e due scudetti con il Napoli. Una maglia, quella azzurra, che Diego ha ancora nel cuore, come un tatuaggio indelebile. L’esperienza italiana finì il 17 marzo 1991, dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari, ma questo, per i tifosi partenopei non ne ha scalfito il fascino ne sopito l’effetto al suo passaggio. Da quel momento nessuno ha più avuto quel numero e, forse, nessuno ha più avuto quel posto speciale nel cuore dei napoletani.
Mentre Maradona si racconta la sala è gremita, occhi lucidi e tanti sorrisi. La conferenza stampa viene interrotta con grande frequenza dai cori che lo inneggiano e Maradona ride, gioca e fa battute, si crogiola nel suo essere un simbolo. È una leggenda e lo sa bene. Resta quasi ad occhi chiusi quando, nel grande schermo alle sue spalle, le immagini rimandano ai due gol storici contro l’Inghilterra durante il Mondiale (poi vinto dalla nazionale Argentina) dell’86, la “mano de Dios” certamente, ma anche e soprattutto nel secondo, dove solo saltò cinque avversari partendo da centrocampo. In quel gol c’è tutta l’essenza di Maradona, e in quel gol, forse, dicono alcuni, anche la carica emotiva della guerra delle Falkland/Malvinas.
Oggi parla a cuore aperto, racconta del periodo buio della droga e delle lacrime delle due figlie che: “Avevano paura di perdere il loro papà“, parla dell’amore per la sua terra, l’Argentina e della sua seconda casa, Napoli, raccontando la speranza un giorno di poterne allenare la squadra. Racconta anche della sua amicizia con Fidel Castro, unico a suo dire, ad averlo accolto quando nessuno lo voleva più e della stima verso il Papa (anche se, come sottolinea, rimane un tifoso del San Lorenzo e un “cuervo” non simpatizzerà mai per il Boca). Spende qualche parola anche per Massimo Moratti: “Grande signore“. Si dimostra entusiasta persino di fronte al rap di un noto cantante popolare napoletano e, non da ultimo, è entusiasta anche del premio speciale copertina d’oro consegnatogli dalla Gazzetta dello Sport.
Un trascinatore, Maradona, un personaggio controverso. Un giocatore eccezionale ma non solo, un uomo che dopo oltre 19 anni dalla sua ultima partita fa rimanere senza fiato al suo passaggio. Lo puoi amare, lo puoi odiare, ma quando lo incontri le parole finiscono e non puoi fare a meno di cantare: “oh mamma mamma mamma , sai perché mi batte il corazon, ho visto Maradona…“.
Il rapper Clementino ha omaggiato Maradona – Foto by Andrea Celentano
di Lorenza Di Prima