2020
Mar Bianchi (La Opinión de Málaga): «Liga, ecco come riparte. Su Pjanic e Lautaro…» – ESCLUSIVA
Mar Bianchi, giornalista de La Opinión de Málaga, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni facendo il punto sulla ripresa della Liga
La giornalista di La Opinión de Málaga, Mar Bianchi, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni facendo il punto sulla ripresa della Liga. La giornalista ha anche commentato alcune voci di mercato su due giocatori della Serie A che interessano al Barcellona: Miralem Pjanic e Lautaro Martinez. Le sue parole.
Qual è la situazione sulla ripresa del calcio in Spagna?
«Questa settimana sono iniziati gli allenamenti individuali. Lunedì i vari club hanno iniziato a sanificare e riorganizzare i vari centri sportivi per renderli a norma secondo il protocollo stilato dalla Federazione insieme al Governo e al Consiglio Superiore dello Sport. Dal mercoledì sono iniziati i test sanitari a tutti i giocatori, sia di Serie A che di Serie B e venerdì sono arrivati gli esiti. In questo momento ci sono 3 calciatori in Serie A (Renan Lodi, Alex Remiro e Yangel Herrera). In Serie B ci sono due calciatori positivi ma non è stato detto chi sono per privacy. Sia Barcellona che Real Madrid non hanno nessun positivo. Alcune squadre che hanno avuto gli esiti dei test prima delle altre hanno iniziato gli allenamenti individuali venerdì. I test sanitari sono stati fatti da uno staff della Lega».
Anche in Spagna, così come in Italia, il percorso che ha portato alla ripresa degli allenamenti è stato ricco di polemiche e litigi?
«Anche qua. Il presidente de La Liga Javer Tebas ha un pessimo rapporto con il presidente della Federazione Luis Rubiales. Ovviamente anche l’Associazione dei calciatori ha alzato la voce visto che la Lega voleva iniziare il prima possibile facendo due/tre partite a settimana, facendo insorgere la Federazione e l’Assocalciatori che sottolineavano come non fosse sicuro giocare così tanto. In questi giorni la Federazione ha ufficializzato che quando si ripartirà si potranno effettuare cinque cambi anzichè 3 e ci saranno due cooling break».
Quindi anche in Spagna non vi è una data precisa sulla ripartenza del campionato?
«No. Alcuni hanno detto che si ripartiva il 20 giugno ma non è stato confermato. Facendo una stima si potrebbe iniziare nella seconda metà di giugno e finire il 26 luglio, rispettando la deadline della UEFA».
Se ti dovessi sbilanciare, si tornerà a giocare in Spagna oppure no?
«Secondo me si ripartirà. Tebas ha un ottimo rapporto con il capo di Mediapro, Jaume Roures, che è l’azienda che gestisce tutti i diritti tv delle partite. Tebas spinge sull’acceleratore per riprendere, così come la UEFA e altre organizzazioni legate al calcio».
Tu sei d’accordo sulla ripresa?
«Personalmente non sono d’accordo. Basti pensare alla Sampdoria che ha avuto un nuovo contagiato da un giocatore che era già stato infettato. Il rischio zero non esiste, non mi sembra il momento giusto per far ripartire il calcio. In Germania hanno detto che prima e dopo la partita i giocatori non si devono salutare con la stretta di mano, non devono avere contatti…ma quando devi battere un calcio d’angolo o una punizione come fanno a non entrare in contatto? Vanno benissimo tutte le regole ma durante il match non si può».
I tifosi invece cosa ne pensano della ripresa?
«Non sono d’accordo perchè sanno che non potranno andare allo stadio. C’è il grosso problema degli abbonamenti. Non si sa se la prossima stagione si potrà ritornare allo stadio come tre mesi fa, sembra di no. A Malaga ci sono dei gruppi ultrà che hanno promesso di lasciare i soldi dei propri abbonamenti al club se la società dovesse decidere di rimborsarli. I tifosi vogliono andare allo stadio e non pagare per non vedere le partite».
I club spagnoli come hanno gestito il taglio degli stipendi dei giocatori? Si è arrivati ad un accordo collettivo?
«Ogni club ha fatto come ha voluto. Non c’è stato un accordo generale con tutte le squadre e la Federazione, ogni società l’ha gestito come meglio credeva visto che ci sono diverse situazioni finanziarie tra un club e l’altro. Se il club non ha fatto un comunicato ufficiale (come Atletico Madrid o Barcellona) vuol dire che non si è giunti ad un accordo».
Passando al calciomercato, in Spagna parlando spesso del possibile scambio Pjanic-Arthur e dell’approdo di Lautaro al Barcellona. Quanto c’è di vero in queste due trattative?
«Da mesi si parla di Lautaro al Barcellona e all’inizio, prima della pandemia, erano molte più alte le possibilità di riuscita dell’affare. Ora ci sono sia dei problemi tra il presidente e la dirigenza e sia problemi di natura economica, quindi non è detto. Per Arthur-Pjanic i tifosi del Barcellona non sarebbero felici dello scambio, mentre sarebbero entusiasti dell’arrivo di Lautaro. È quello che manca alla squadra».
Neymar invece rimane un sogno per il Barcellona?
«In questo momento non ci sono grosse risorse finanziare per Neymar. In più la dirigenza del Barcellona non è totalmente convinta di un suo ritorno così come i tifosi che l’hanno visto andare via per soldi. Era uno dei gioielli più apprezzati dopo Messi e adesso non sarebbero troppo felici di riabbracciarlo».
Parlando in termini più generali com’è la situazione in Spagna riguardo al Coronavirus? Il governo ha gestito bene l’emergenza?
«Non saprei cosa dirti perchè nessun governo mondiale sa come gestire questa pandemia. Secondo il problema della Spagna, così come quello dell’Italia, è il nostro carattere sociale e la nostra voglia di uscire. Per questo era più difficile con un numero molto basso di casi chiudere tutto. La gente si arrabbierebbe se chiudessero tutto con pochissimi casi. Il Portogallo ha gestito molto bene l’emergenza, per esempio».
In Spagna la situazione sta tornando alla normalità per numero di contagi e morti?
«Sì, fortunatamente sì. Si sta abbassando la curva di contagio e il numero dei morti. Dalla settimana scorsa possiamo uscire per fare sport ma ad orari precisi. Si può uscire per una passeggiata dalle 6 alle 10 del mattino o dalle 20 alle 23 . I nonni possono uscire dalle 10 del mattino alle 12 e i bambini dalle 16 alle 20. Ho visto le immagini dei Navigli e in Spagna è successo praticamente lo stesso: i primi giorni la gente è impazzita ed è scesa per strada».