2018

Mandorlini a tutto campo: «L’Inter? Prenda appunti dalla Juve…» – ESCLUSIVA

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Mandorlini fa le carte al campionato su Calcio News 24: il duello Napoli-Juve, l’Inter, il Milan. E poi il passato: dal Genoa al Verona, con uno sguardo al futuro e ai suoi pupilli

Porta a spasso i suoi cani, riservandosi anche il dolce vizio di andare a caccia. Ma la voglia di tornare in pista di Andrea Mandorlini si moltiplica di giorno in giorno. Ed è comprensibile. Vuole dimenticare la parentesi col Genoa della passata stagione. E avrebbe sperato di lasciarsi alle spalle la parentesi rossoblù già poche settimane fa, quando il Sassuolo sembrava intenzionato a bussare alla porta del tecnico di Ravenna. Ma Squinzi ha preferito puntare su Beppe Iachini, ex compagno di squadra di Mandorlini, che comunque non ha rimpianti. E rimane fermo ad aspettare la chance per rimettersi in gioco.

Sembrava tutto pronto per il ritorno in Serie A. Ma alla fine il Sassuolo si è affidato a Iachini…

«Peccato, perché mi sarebbe piaciuto tantissimo tornare in un ambiente dove già mi ero trovato benissimo. Sarebbe stato bello provare a fare una grande stagione anche nella massima serie, ma sono contento per Beppe: è bravo e sta facendo benissimo, gli auguro il meglio. Però non nascondo che ho una voglia matta di tornare in pista…».

In estate si era pure fatto avanti lo Spezia.

«Sarebbe stato un altro posto perfetto per fare calcio, in una società seria con un progetto serio, ma i matrimoni si fanno in due. Non importa, aspetterò l’occasione per tornare».

Facciamo le carte al campionato: Napoli o Juve?

«Juve tutta la vita. Sono fortissimi, hanno dei titolari di grande livello e anche le seconde linee sarebbero in grado di competere per lo Scudetto. Rispetto al Napoli li vedo meglio sotto tutti i punti di vista, anche in prospettiva. Basta guardare anche al mercato che stanno allestendo in vista del prossimo anno: Emre Can è fortissimo e sarà in grado di rinforzarli ulteriormente. Con una società così attenta nella programmazione è tutto più facile».

E l’Inter?

«L’Inter per me finora ha fatto benissimo, molto di più di quello che ci si poteva aspettare. Ora avranno modo di ripartire: andranno in Champions League, ma non sarà semplice. Hanno giocatori di grandissima qualità, ma mancano ancora i cambi all’altezza. Aumentando la qualità della rosa potranno competere per lo Scudetto: è giusto che, in questo senso, prendano spunto dal modo vincente di lavorare della Juve».

Il Milan in Champions League ci può ancora andare?

«Eh, non bisogna dimenticarsi che non ci vanno sette/otto squadre in Champions League, ma solo quattro (ride, ndr). Per il momento sono molto, forse troppo lontani. E’ un gruppo che per me ha tante potenzialità inespresse: possono e devono fare di più, ma per la Champions League la vedo davvero dura».

Torniamo al passato. Rifarebbe la scelta di accettare la panchina del Genoa?

«Nì. Nel senso che in quel periodo ero convinto che a Genova si potesse lavorare in una certa maniera, perché ritengo sia un ambiente ideale per fare calcio, dove senti il calore della gente. Ma purtroppo mi sono ritrovato in una piazza che con me è stata prevenuta fin dall’inizio. E mi sono sentito come uno che combatte contro i mulini a vento».

Un sorriso glielo strappiamo con il Verona.

«Ricordi bellissimi, ogni volta che penso a quella città mi emoziono: ho vissuto cinque anni meravigliosi e sono convinto che possano salvarsi anche quest’anno. Pecchia sta facendo un campionato in linea con le aspettative. C’è un solo aspetto che mi rammarica…».

E sarebbe?

«Mi dispiace non vedere in società una figura come Luca Toni. Hanno fatto delle scelte che non condivido, ma sono convinto che uno come lui avrebbe potuto iniziare una nuova carriera sul solco di quella di Pavel Nedved alla Juve. E’ una grande occasione sprecata».

Contento di vedere un Jorginho padrone del centrocampo del Napoli?

«Contentissimo, ma per niente stupito. Lui è un campione, già ai tempi di Verona ritenevo potesse essere l’erede di Pirlo in Nazionale, ma mi presero per matto. E invece ora sto avendo ragione. Con Benitez non giocava perché lo impiegava in un centrocampo a due, ma ora con Sarri sta facendo vedere tutte le sue immense qualità».

Dal principe Jorginho al brutto anatroccolo Iturbe. Si aspettava una simile involuzione?

«Questo è davvero un mistero. Non mi spiego la parabola discendente di Manuel perché è un giocatore che ha tutto: tecnica, velocità, serietà dentro e fuori dal campo e anche tanta personalità. L’esperienza di Roma lo ha cambiato, probabilmente anche lui ha qualche colpa. Ora si deve fare delle domande e dare delle risposte: è ancora giovane e ha tutto il tempo per tornare nel grande calcio».

Così come Mandorlini. Perché un allenatore che vanta 124 panchine in Serie A e una gavetta come la sua è un delitto lasciarlo a casa. Il divano comincia a stargli stretto.

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