2016

Mancini, il Napoli, non lo allenerà più. Il prendere o lasciare di Sarri

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Napoli – Inter, Sarri – Mancini ed il clamoroso post-partita: l’analisi

La cronaca pura l’abbiamo debitamente svolta ieri: le accuse clamorose poste da Roberto Mancini a Maurizio Sarri nell’immediato post-partita della sfida tra Napoli ed Inter, valido per i quarti di finale di Coppa Italia, e la seguente spiegazione dei fatti data dallo stesso allenatore partenopeo. Il campo delle analisi, come di consueto in questi casi, è particolarmente minato: proviamo a fare un minimo di chiarezza.

BACKGROUND DIFFERENTI – Fattore su cui nulla avrebbe da dibattere lo stesso Maurizio Sarri: allenatore di provincia che giocoforza non ha accumulato quell’esperienza necessaria a determinati livelli, fondata invece da Roberto Mancini nella sua carriera prima da eccellente calciatore e poi da allenatore, peraltro anche nel palcoscenico internazionale. E’ nell’animo umano del 99% delle persone esistenti sul pianeta la sensazione di non saper accettare una sconfitta: ci sta male anche Mancini quando accade (vedi il post Napoli-Inter di campionato con due pali colti dai nerazzurri nei minuti di recupero), ma ha oramai la forza per dipingersi un sorriso in volto, aggiustare ciuffo e sciarpa, e lasciare il campo. Sarri invece va letteralmente in bestia, si infuria e si sente vittima di un’ingiustizia, travolto da un sogno più grande di lui: il sessantenne giunto finalmente sulla panchina di una grande realtà, peraltro nella città in cui è nato. E quando ti infuri ci sta che la mente possa tirarti, anche solo per decimi di secondo, un brutto scherzo: a Sassuolo dopo la sconfitta parlò di calendari internazionali e si era appena alla prima giornata, una settimana dopo se la prese con il campione del mondo Albiol reo di essere andato a culo per terra contro Eder. La parolaccia di ieri è grave e non a caso capita a Sarri e non a Mancini, ma quel “frocio” vale uno “stronzo” e non appare opportuno andare a scavare nei meandri di un tema tanto scivoloso quanto quello dell’omofobia.

PRENDERE O LASCIARE – Maurizio Sarri però è anche l’allenatore del punteggio pieno in Europa League quando invece aveva dichiarato di aver paura di volare su un aereo, è l’allenatore dell’attuale primato in classifica che mancava dal 1990 di Diego Armando Maradona, del gioco a due tocchi che ha incantato l’Italia e non solo, dei gol a grappoli e dell’organizzazione che invece, di gol, te ne fa prendere pochi. Ma ancor più è l’uomo amato dal suo spogliatoio: ha dato spessore a Koulibaly, ha razionalizzato Ghoulam, ha svestito Jorginho dai panni del pulcino impaurito, ha rigenerato la mente di capitan Hamsik, ha dato sostanza a quel bel piatto di Insigne che quando lo assaggiavi era gustoso ma non sapevi se si trattasse di carne o di pesce, al geniale e pigro Higuain ha tolto la parola pigro. Rivitalizzando un ambiente depresso. Sono meriti tattici e tecnici, vero, ma come vedete anche umani: la garanzia è arrivata proprio nell’infuocato post-partita del San Paolo dal leader emotivo del gruppo, Pepe Reina, che ha sgombrato il campo dai dubbi definendolo un esempio. E se questa squadra in pochi mesi si butterebbe nel fuoco per uno che fondamentalmente ha trascorso una vita in serie minori, beh, qualche qualità umana dovrà pur averla.

ADDIO NAPOLI, MANCINI – Il feeling tra Roberto Mancini e Napoli non è mai stato un mistero: l’allenatore dell’Inter apprezza particolarmente la città, la sua storia, il suo clima, la sua sartoria – il noto Gianni Marigliano è amico intimo del tecnico nerazzurro – e la sua proverbiale pizza. Sposato, e poi divorziato, con una donna di origini partenopee che gli ha donato tre figli. Né mistero lo è il feeling con il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis: i complimenti reciproci non sono mai mancati, il primo al secondo di aver costruito una realtà dalle ceneri in cui era versata e di cui ora si parla nel mondo, il secondo al primo per la consapevolezza con cui gestisce il suo lavoro. Tradotto: una porta, tra i due mondi, è sempre rimasta aperta. Ed ora pare essersi chiusa: il Napoli attuale vola in Italia come in Europa e l’ambiente partenopeo, che prima d’ora aveva spesso trovato fronte comune con Mancini ad esempio in alcune rivalità come quella per la Juventus, non perdonerebbe mai al Mancio quello che è avvertito come un tentativo di destabilizzare un giocattolo perfettamente funzionante. Una storia dunque che non s’ha da scrivere. La prossima pagina sono le decisioni della Giustizia Sportiva in merito al capitolo Sarri: andare oltre una normale squalifica per offesa generica avrebbe il sapore della beffa.

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