2013

Manchester City, Mancini: ?In Italia giornalisti-tecnici. Balotelli? Occasione sprecata? ? SECONDA PARTE

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CALCIOMERCATO MANCHESTER CITY MANCINI – Nella lunga intervista rilasciata al The Guardian (per la prima parte CLICCA QUI), Roberto Mancini ha affrontato diversi temi, parlando a 360°. Il timoniere del club detentore dell’ultima Premier League, ad esempio, non si è tirato indietro dal discutere delle critiche ricevute: “Non capisco, da quando abbiamo iniziato a vincere nel maggio del 2011 siamo la miglior squadra di Inghilterra, non è vero? Abbiamo vinto tre trofei, il Manchester United due, il Chelsea altrettanto, il Liverpool uno. Nessun’altra squadra ha vinto più di noi. Ora siamo al secondo posto, in lizza per la FA Cup. Speriamo di poter vincere il campionato, mai dire mai, ma se arrivassimo secondi va bene, abbiamo fatto alcuni errori, ma abbiamo comunque fatto un buon lavoro se in tre anni siamo finiti secondi, poi primi ed eventualmente secondi. Quindi non capisco, potrei farlo se non avessimo vinto nulla per tre anni, sarebbe difficile allora per me rimanere, perché non potrei rimanere in una squadra nella quale non faccio un buon lavoro, ma qui lo sto facendo”.

L’allenatore del Manchester City ha virato poi sui suoi colleghi, in particolare Ancelotti e Ferguson: “Per me Carlo è uno dei migliori allenatori al mondo, ma è strano che il Chelsea lo abbia mandato via: ha vinto il campionato, la FA Cup e poi lo hanno esonerato. E’ difficile per un club cambiare allenatore ogni anno o ogni due anni. Ferguson vive una situazione completamente diversa, perché ha cominciato a lavorare in un’epoca diversa. Ora è come un posto allo stadio, come l’erba sul terreno di gioco: è parte del Regno Unito”.

Dalla permanenza al Manchester City al rapporto con i media il passaggio è facile: “Voglio continuare il mio lavoro. Ho sempre desiderato lavorare in Inghilterra. Ok, non credo che Manchester sia come Roma, dove c’è sempre il sole e che è un tipo di città diversa. La pioggia è un problema, ma qui ho un buon feeling. Potrebbero non esserci 100 ristoranti, ma non è un problema per me. Mi piace uscire in bicicletta, perché mi dà la possibilità di riflettere e pensare senza problemi. Mi piace la gente qui, perché ti lasciano camminare a piedi. A volte ti chiedono un autografo, ma con rispetto per te. In Italia è diverso, a partire dalla stampa: tutti i giornalisti pensano di essere allenatori. Non sono solo giornalisti in realtà. Abbiamo 55000000 allenatori di calcio in Italia, qui è diverso. Forse la stampa britannica bada più alla vita privata, ma per me non è un problema, perché questo è il posto nel quale ogni allenatore vorrebbe essere, di fronte a 40-50 mila persona a settimana. E’ bellissimo”.

Parlando di stampa è inevitabile l’accenno a Mario Balotelli: “Mario non è qui, questo deve essere un grosso problema per i paparazzi e il The Sun. Sono contento che stia segnando al Milan, sono sicuro che ne farà molti perché il campionato italiano non è difficile come quello inglese. Negli ultimi 10 anni il calcio italiano è diventato così così, per lui è più facile, è nato lì, conosce quel calcio. Penso che Mario non abbia capito quanto sia stata grande l’occasione ricevuta qui, perché dai prossimi cinque ai dieci anni potremmo diventare il miglior club al mondo. Non ha pensato a questo, perché non pensa al futuro. E’ un bravo ragazzo, è ancora giovane e quando si è giovani si commettono degli errori. Ha avuto una vita difficile da bambino, questo è il motivo principale del suo carattere, ma è fortunato, perché ha trovato una buona famiglia. Ho provato a dargli tutto quello che potevo, per me è stato come un figlio, mi dispiace solo che non abbia potuto fare di più per il Manchester City, ma con lui abbiamo vinto campionato e FA Cup e questo è importante”.

Un rinforzo in attacco, vista la cessione di SuperMario al Milan, è una priorità per la prossima stagione in casa Manchester City: “Stiamo lottando contro una squadra come lo United, che è abituato a vincere ogni anno. Non abbiamo la loro esperienza, dobbiamo lavorare sodo, ogni giorno, ogni settimana, perché dobbiamo migliorare. Lo stesso vale per il mercato, perché abbiamo lavorato male. Non capisco il motivo, dato che quando si vince un campionato servono solo un paio di giocatori per migliorare il gruppo. I nuovi giocatori aiutano a far capire ai vecchi che devono migliorare rispetto all’anno precedente, questo non è accaduto. Hai vinto il campionato e pensi che giocare al 50% delle tue possibilità basti, ma è sempre difficile confermarsi. Siamo arrivati in cima, ma il problema è rimanerci a lungo. Van Persie? E’ questa la differenza, ci mancano 10-15 gol. Se li facciamo possiamo avere altri otto-nove punti. Come si convive con una brutta sconfitta? Gli inglesi e gli italiani sono totalmente diversi: per alcuni dirigenti inglesi non è un problema, perché poi la partita finisce, ma per me non è così, perché nella mia testa rimane il pensiero costante ‘Cosa avrei potuto fare per far andare le cose in modo diverso?’ Io vivo per il calcio, per me è impossibile accettare una sconfitta, quindi il giorno dopo ho bisogno di capire cosa è successo. Fino a quando allenerò? Dipende dalla mia mente. Ci sono altri ruoli nel calcio che potrei rivestire, ma per ora mi piace allenare. Mi piace essere arrabbiato ogni giorno, mi piacerebbe allenare fino a 60 anni e poi forse fare il presidente da qualche parte. Allenare l’Inghilterra? Potrebbe accadere, se vogliono vincere. Se allenassi l’Inghilterra e vincessi i Mondiali o gli Europei vorrei essere nominato cavaliere. Non vorrei statue, ma questo titolo sarebbe sufficiente”. 

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