Piedi per terra. La Champions non è roba per noi, lo sapevamo già , ma ieri la conferma è arrivata da Bordeaux e dagli altri campi dove hanno giocato le italiane.
La serie A , in una lunga e inarrestabile fase di decadenza, non è attrezzata per competere in Europa, dove il livello è troppo alto. Concentriamoci pure sul campionato, perciò, come saggiamente Cobolli Gigli suggeriva inascoltato a inizio anno.

Il problema sta nella testa, prima ancora che nell’organico e in una campagna acquisti che ancora non dà  segni di vita (ma Diego e Felipe Melo sono davvero questi o vanno in campo narcotizzati?). La Juve (e le altre italiane, seppur mal comune non faccia mezzo gaudio, ) va in campo mentalmente già  sotto di un gol. Gioca contratta, col braccino, incapace di mettere a fila tre passaggi, sbagliando stop da scuola calcio.

Il Bordeaux (squadra che nell’organico sta all’Udinese o al Palermo) ci ha invece insegnato che in Europa vince chi gioca a calcio, chi prova a divertirsi prima ancora che a vincere, successo che poi arriva comunque come naturale conseguenza.

Nel tabellino non si legge un solo tiro verso la porta di Carrasso.
Solo una mancata deviazione di Diego a porta spalancata, che la dice lunga sullo stato di forma del nostro fantasista.
L’unica cosa che è balzata all’occhio è la sequenza di falli di frustrazione di una squadra che non ha mai capito da che parte girarsi. Una matassa troppo difficile da sbrogliare e ora la partita col Bayern profuma (puzza?) di spareggio tra due grandi ex del calcio europeo.

D’altra parte, se una squadra sostituisce il Capitano e l’unica punta, Amauri, e mette in campo Giovinco (alto circa un terzo del marcatore diretto, Diarra) e un debuttante assoluto, Immobile, tanta strada non è che può pretendere di farla, quando nella stessa competizione c’è gente che si permette di umiliare l’Inter lasciando fuori Messi e Ibra.

Simone Stenti