2015

Ma cosa vuole davvero Conte?

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Rubrica Italia Anno Zero: Conte e l’Italia tra malumori, richieste e strategie

“Nel bene o nel male, purché se ne parli”, è il detto erroneamente attribuito all’ex Presidente del Consiglio ed esponente di spicco della Democrazia Cristiana Giulio Andreotti ma concetto proferito per la prima volta da Oscar Wilde nel suo Ritratto di Dorian Grey: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about”.

I MALUMORI DEL CT – Insomma c’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé. E’ il destino comune ad ogni selezionatore nazionale appartenente al globo terrestre: per quarantasei mesi sui quarantotto presenti in un quadriennio nessuno ti fila, sei invece sotto i riflettori nei due restanti mesi che ospitano il Mondiale e la propria competizione continentale. Che nel nostro caso si chiama Europeo: il prossimo è Francia 2016 ed è quello per cui è stato assoldato il tecnico più vincente della recente era italiana. L’occasione del rilancio dopo quel doppio fallimento mondiale che ha spazzato via quanto di buono fatto nel mezzo: una finale di un Europeo di cui quasi nessuno ricorda alcunché. Eppure a Conte il ruolo va stretto: il buon Antonio non sta nella pelle e qualche comparsata qua e là una tantum proprio non gli basta, non gli va giù, abituato invece al presenzialismo che la guida di una squadra come la Juventus detta ed impone.

LE RICHIESTE – Perché non fosse così, ovvero che tutti i suoi malumori non siano finalizzati al mantenersi in un modo o nell’altro al centro dell’attenzione o quantomeno a non defilarsi del tutto, le sue richieste non troverebbero spiegazione. Gli stage? Lo sapeva che non si sarebbero fatti se non in minima misura e a mo di contentino. Ammesso che effettivamente incontrarsi per due o tre giorni possa realmente cambiare qualcosa nel rapporto tra calciatori e nazionale ed aiutare effettivamente il corso dell’Italia. Una complessiva maggiore collaborazione da parte dei club? Sì, possono anche risponderti affermativamente, ma nei fatti in primis ognuno pensa al suo orticello – i presidenti su tutti – e ad ogni modo neanche si intende perfettamente cosa possa voler dire una maggiore collaborazione. La data non fissata della finale di Coppa Italia 2015-16? Sì, vero, Antonio Conte è un perfezionista, ma la circostanza lascia il tempo che trova o poco meno.

LA STRATEGIA – Ma attenzione, nell’irrequietezza del commissario tecnico potrebbe nascondersi altro: una sorta di “nel bene o nel male, purché se ne parli” applicato non soltanto a lui in prima persona ma all’intero mondo della nazionale. Parlarne, in un modo o nell’altro, per non far dimenticare: noi esistiamo, e non soltanto due mesi ogni quadriennio. E’ un concetto molto labile ma che denota un tentativo alto di incidere sul livello sportivo culturale del Paese: la nazionale c’è, è l’Italia del resto, siamo tutti noi non dimenticatelo. Non ve ne ricordate soltanto a giugno quando c’è da criticare. Perché di Antonio Conte tutto si può dire tranne che non sia uno sveglio: conosceva alla perfezione le differenze profonde nello svolgimento della professione tra allenatore di club e selezionatore della nazionale. Sapeva, ha accettato ed ha firmato. Rinunciando nella piena capacità di intendere e di volere a quel suo stare continuamente sul pezzo che lo ha contraddistinto nell’era bianconera. Non scopre nulla ora insomma, ma ci sta provando: merita fiducia, l’obiettivo comune è quello di rialzarci. E non dovrebbe dimenticarlo nessuno.

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