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L’ultimo gol prima del ritiro: Përparim Hetemaj lascia il calcio

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Ieri Përparim Hetemaj, giusto nei minuti di recupero di Paok-HJK Helsinki ha segnato il rigore del 4-2. Ultimi nel girone di Conference League, l’evento è stato…

Ieri Përparim Hetemaj, giusto nei minuti di recupero di Paok-HJK Helsinki ha segnato il rigore del 4-2. Ultimi nel girone di Conference League, l’evento è stato l’ultimo acuto di una carriera terminata con la gara in Grecia.
Per 12 anni è stato in Italia, giocando sempre in provincia, soprattutto in quel Chievo Verona finito poi in disgrazia. Il suo sogno sarebbe stato approdare nella capitale perché era tifoso di una delle due squadre, come rivelò al quotidiano scaligero L’Arena: «Quando ero giovane seguivo il calcio italiano e la Lazio mi piaceva molto. Per Nedved… E non solo. Una chiamata da Roma? Non credo, non lo so. Non sono io a decidere queste cose. Quel che so è che sono molto contento di stare qua. Sono sempre stato contento qui al Chievo».
Tornato ad Helsinki, ha giocato nell’HJK nel quale ha mosso i primi passi. La chiusura di un cerchio, un ritorno nella sua seconda casa: profugo del Kosovo, Përparim ha trascorso un’infanzia non semplice, con il padre gravemente malato e senza possedere una casa propria: «Come si vive in un centro d’accoglienza? Ovviamente non è facile, ma un bambino lo sente meno perché gioca. E’ decisamente più complicato per i genitori, per le persone più grandi. Si sta molto stretti, non c’è privacy».
Il calcio, di conseguenza, è stato il luogo dove mettere tutto l’impegno possibile e anche di più. Un anno fa una statistica mostrava come dal 2010 ad oggi fosse il terzo giocatore in Europa ad avere subito più falli. E poiché i primi due rispondevano ai nomi di Hazard e Cuadrado, gente con l’arte del dribbling incorporata a differenza sua, il numero esplicitava perfettamente tutta la sua determinazione in campo. Quella che nel 2015, in un’intervista a Sky Sport, esplicitò cosi: «Ogni anno ho fatto un passo avanti. Anche in questa stagione sono migliorato ma c’è ancora tanto da lavorare. Io sono sempre stato un giocatore generoso perché non ho mai avuto tante qualità e ho dovuto correre tanto». Un senso della propria dimensione che lo ha portato anche a non compiacersi quando i tifosi o i media lo definivano “guerriero”. O che dopo una gara contro il Torino, nella quale fallisce un’occasione, ammette candidamente come non certo tutti i suoi colleghi farebbero: «Sono contento, spero di segnare ancora ma non è il mio primo obiettivo che è invece quello di aiutare la squadra. Potevo fare il secondo gol, ma i piedi sono questi».
Il primo club italiano di Hetemaj è il Brescia, dove avrà anche la tentazione di tornare molto tempo dopo.

Vi arriva dopo avere giocato anche in Grecia e avere avuto una fugace esperienza in Olanda, al Twente. Nel 2011 arriva a Verona e vi resta 8 stagioni, scendendo in campo in 249 partite e arrivando anche a indossare la fascia da capitano. Salvo cederla appena torna in campo Sergio Pellissier, che non può che commentare: «Il Chievo è un grande gruppo perché nessuno si tira indietro. Hetemaj mi ha dato la fascia di capitano e questo è un grande gesto».

Il Chievo è la sua dimensione, la squadra dove mettere in atto la consueta esuberanza che lo caratterizza, l’ambiente dove esprimersi al meglio, al pari di tanti che hanno vestito quella maglia godendo di un luogo senza pressioni e con la cultura del gioco insita nel modo di essere una forma di orgoglio in un calcio dalle proporzioni gigantesche a confronto con una dimensione di quartiere. Dopo il Nord, Përparim completa il suo giro d’Italia con l’altra parte del Paese: a Benevento partecipa da protagonista alla promozione in Serie A, in un periodo reso complicato dall’affacciarsi del Covid.

L’anno dopo infila la sua migliore prestazione nella grande impresa che i campani vanno a fare a Torino, battendo la Juventus di Pirlo all’Allianz Stadium. Successivamente, chiude nuovamente in B, nella Reggina. Anche nella penultima gara, contro gli scozzesi dell’Aberdeen, nei minuti di recupero si era fatto vedere, subendo l’ennesimo fallo della sua carriera di inesauribile maratoneta.

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