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L’ultimo mercato costoso (e ambizioso) dell’Atalanta: l’estate illusoria del 2001
Il famoso mercato dell’Atalanta tanto abbondante quanto illusorio durante l’estate del 2001: quando l’Europa divenne obiettivo
L’Atalanta sta facendo un mercato tanto ambizioso quanto abbondante e al tempo stesso costoso: contesto normale per una grande squadra, ma sicuramente oltre le aspettative. Una situazione storica che riconduce ad un altro calciomercato nerazzurro molto simile, ribattezzato come il famoso “mercato delle illusioni” durante la stagione 2001-2002: una campagna acquisti proiettata verso quell’Europa mai raggiunta (nonostante il record di punti con tanto di nono posto), attorniata successivamente a dei debiti che risultarono fatali alla Dea.
Estate 2001, l’Atalanta di Giovanni Vavassori è fresca di una grandissima stagione grazie ai suoi giovani del vivaio, sfiorando addirittura l’accesso in Coppa Uefa. Alla presentazione della squadra, l’allora presidente Ivan Ruggeri promise di costruire una Dea molto più forte con l’aiuto di Beppe Marotta: dirigente che riuscì a convincere il numero uno bergamasco a fare il grande salto. La società riuscì a compiere una campagna acquisti da “big” non badando a spese.
Con le partenze di Donati, Christian Zenoni e Pelizzoli, i nerazzurri incassarono più di 80 miliardi di lire, e questo fu il trampolino di lancio in chiave mercato. In porta arriva Massimo Taibi; in difesa Rinaldi e Sala; a centrocampo Dabo e in chiave offensiva Colombo. Serve però un duo offensivo che scaldi la piazza, e infatti l’operazione che fece entusiasmare tutto l’ambiente atalantino fu l’acquisto a titolo definitivo di due attaccanti del Milan: Luca Saudati e Gianni Comandini (acquistato per 30 miliardi di vecchie lire).
Una squadra molto costosa, considerando che Beppe Marotta aveva piazzato anche a costoro dei contratti quinquennali. Sulla carta l’Atalanta è molto più forte rispetto a quella dell’anno prima, ma i risultati dimostrarono il contrario: inizio a rilento, poi la risalita grazie all’esplosione di Cristiano Doni che compensò il flop del duo Comandini-Saudati.
La stagione si concluse al nono posto in classifica con tanto di record (45 punti): un risultato importante, ma che non valse tutte le cifre spese. Le ripercussioni (anche per via di alcuni ricavi mancati dai diritti TV) però furono disastrose: l’Atalanta dal 2002 fino al 2005 ebbe debiti che non le consentirono neanche di fare un mercato da provinciale, costringendo a dover usufruire dei suoi esuberi fino alla fine dei loro contratti costosi.
Nei risultati si pagarono anche due retrocessioni nel giro di tre anni (per poi ritornare sui suoi passi dal 2006 fino ai giorni nostri). Una vicenda storica che ancora oggi la gente atalantina ricorda, con la consapevolezza che se la Dea volesse fare il passo più lungo della gamba si farebbe trovare pronta.