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Luciano: «Vi racconto perché mi facevo chiamare Eriberto. La confessione mi ha liberato da un peso. Il Chievo era una famiglia, adesso tifo Inter»

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Luciano de Oliveira ha voluto rilasciare qualche dichiarazione su quella che è stata la sua carriera: dal cambio d’identità fino

Luciano Siqueira de Oliveira: questo il vero nome del giocatore che in Italia abbiamo iniziato a conoscere come Eriberto, prima della confessione che per giocare aveva barato anche sull’età. Una vicenda che il brasiliano di Rio de Janeiro ha rievocato su La Gazzetta dello Sport.

IL CAMBIO DI IDENTITA’ – «Volevo giocare in una squadra professionistica e una persona mi disse che con un’altra identità e un’età inferiore sarebbe stato più facile. Se un calciatore ha buone potenzialità ed è giovane, i club importanti decidono di investire. Così cancellai Luciano (nato il 3 dicembre 1975) e diventai Eriberto (nato il 21 gennaio 1979). Il Palmeiras mi prese al primo provino nel 1997».

LA CONFESSIONE – «Non ce la facevo più, non mi piacciono le bugie. Avevo anche paura di andare in carcere, prima o poi. Mi ha aiutato tanto la fede in Dio: senza di Lui chissà dove sarei finito nella mia vita, mi ha dato tutto quello che desideravo. Dire la verità è stata la scelta migliore, mi sono aperto e ho deciso di pagare le conseguenze del mio errore. Durante la squalifica di sei mesi ho finalmente ricominciato a dormire bene. Ero di nuovo in pace con me stesso».

IL CHIEVO DEI MIRACOLI – «Era davvero una famiglia. E c’erano brave persone come il presidente Campedelli. Mi dispiace non averlo più sentito, ho un ottimo ricordo di lui. Purtroppo, quando è andato via Sartori, Campedelli ha sbagliato la scelta dei suoi collaboratori, che hanno mandato a fondo il club. Spero che Pellissier, che ha acquistato il marchio, lo riporti in Serie A. Ogni tanto sento Sergio al telefono».

RIO DE JANEIRO – «Vivo a Rio de Janeiro e guardo tante partite di ragazzini alla ricerca del talento. Se noto qualcuno chiamo le società in Italia. Ma non lavoro per nessun club in particolare. Il calcio mi piace e mi interessa, gli incontri della Serie A e li seguo sempre. Tifo per l’Inter e un po’ per il Parma che mi piaceva da ragazzino. Ho preso anche il mio patentino per allenare. Una o due volte alla settimana gioco a calcio a otto. E sto scrivendo un libro sulla mia storia, che dovrebbe uscire a dicembre in occasione dei miei 50 anni».

ERA PIU’ FORTE ERIBERTO O LUCIANO – «Ahahah… Due giocatori diversi. Eriberto aveva una grande accelerazione e una resistenza notevole, mentre Luciano aveva maggiori qualità tattiche e dialogava meglio con i compagni».

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