Calcio italiano
Luca Toni: «Il mio Brescia con Baggio e Guardiola era una magia. Come Mazzone riuscì a farmi segnare. Il suo schema era l’1-3-3, ve lo spiego. Pep in Italia? Io dico che…»
L’attaccante campione del mondo 2006 è intervenuto per parlare di diversi argomenti tra cui Guardiola
Luca Toni ha recentemente cenato con Roberto Baggio e Pep Guardiola, suoi compagni di un Brescia che nei primi anni Duemila ha rappresentato qualcosa d’importante nel calcio italiano. A La Gazzetta dello Sport ha raccontato l’evento, racchiuso in una foto scherzosa che lo vede inginocchiato con accanto i due amici, in modo da non risultare troppo più alto di loro…
IL BRESCIA DELL’EPOCA – «Il Brescia di Robi e Pep non era una semplice squadra, era magia. Quel Brescia ha un posto speciale nel mio cuore. Nel 2002 ci salvammo all’ultima giornata, ma lottammo tutta la stagione con il sorriso sulle labbra. E sempre uniti».
IL PRIMO GIORNO DI GUARDIOLA – «Mi viene in mente Mazzone che si rivolge a Pep dicendogli: “Io non ti volevo”. Schietto, ma divertente: alla Carletto. Mazzone aveva dato la parola a Giunti che avrebbe puntato su di lui in mezzo al campo e per questo accolse Pep così. Dopo il primo allenamento di Guardiola, aveva capito che si sarebbe dovuto scusare con Giunti. Prima che un allenatore, era un padre: gli volevamo bene tutti».
MAZZONE E IL CANE – «I cagnolini di un compagno li aveva mandati via in malo modo, per quello di Robi si era affrettato a cercargli un biscottino e una pallina: “Fatelo giocare, quel cane…”. Mazzone era sensibile: quando percepiva troppa leggerezza, si arrabbiava. Ma nelle difficoltà sdrammatizzava sempre. Io ho vissuto un periodo in cui la palla non entrava. Mazzone mi prese da parte: “Luca, tu vai troppo al casino”. Lui chiamava il casinò così, senza l’accento. “No, mister: non vado mai”. E lui: “Allora comincia ad andare, vacci subito!”. Scoppiamo a ridere e tornai a segnare. Mazzone è stato l’artefice di quel Brescia assieme a Corioni. L’altra sera abbiamo fatto un brindisi al presidente. Io mi sono sentito sempre un po’ in debito con Corioni: al Brescia mi comprò per 28 miliardi di lire, è l’unico presidente che non ci ha guadagnato con me»
LO SCHEMA DI MAZZONE – «1-3-3. Mazzone alla lavagna sintetizzava i reparti con i numeri: la difesa era l’1, il centrocampo il 2 e l’attacco il 3. Lo schema tipo era palla dalla difesa (1) a me (3) che dovevo smistarla per Robi (3). Il centrocampo (cioè il numero 2) spesso veniva saltato: da qui 1-3-3. Era un calcio semplice, ma organizzato. Mazzone e il suo vice Menichini curavano ogni dettaglio. Carletto mi ripeteva: “Luca, cerca di guadagnare delle punizioni dal limite perché su tre calci piazzati, almeno uno Robi lo segna. Se invece tu tiri tre volte in porta, non è detto che fai un gol…».
ABOLIRE IL FALSO NUEVE – «Era una battuta, mi hanno preso troppo sul serio. Piuttosto a Pep ho detto: “Non ti annoi a vincere sempre, senza mai una critica o un esonero? Vieni in Italia, almeno dopo una partita andata male qualche fischio lo prendi”. Si è messo a ridere, come tutta la sera. Non so dove, ma prima o poi ci riusciamo a riportarlo qui… Sarà più dura convincere Baggio a fargli da vice: mi sembra distaccato dal calcio».