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Luca Marelli: «EUROPEI e ARBITRI, ecco com’è andata. Il mancato rigore di Cucurella? C’è una spiegazione. OPEN VAR è stata una RIVOLUZIONE. La prossima stagione? Ecco come andrà…» – ESCLUSIVA

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Luca Marelli ha parlato in esclusiva a Calcionews24 di vari argomenti tra cui l’Europeo, la Copa America e la Serie A

L’Europeo si è appena concluso e, oltre alle valutazioni sulle squadre, è molto interessante cercare di capire cosa sia successo nelle direzioni arbitrali. A guidarci in maniera approfondita abbiamo Luca Marelli. Ex arbitro (ma ex non lo si è mai e capirete il perché), su Dazn ci offre tante letture per capire meglio la Serie A. Qui abbiamo avuto il tempo per fare un corposo approfondimento. Prendetevelo anche voi, ne vale davvero la pena.

Qual è il tuo giudizio complessivo sull’operato degli arbitri in questo Europeo?

«Permettimi di iniziare questa chiacchierata con una punta di polemica.
Come sempre abbiamo sentito tante, troppe persone lamentarsi per il livello delle direzioni di gara. Ormai è quasi un’abitudine: che sia campionato italiano, Europei o Mondiali gli arbitri sono sempre pessimi. É un luogo comune che, personalmente, comincia a darmi abbastanza fastidio, forse perché sono stato, sono e sarò sempre un arbitro, anche se non ho più la tessera da quattordici anni.
Per tornare in tema, la qualità media delle direzioni arbitrali è stata di buonissimo livello, con delle eccellenze e con qualche brutta prestazione (ad esempio Turpin in Germania-Scozia, al di là del risultato finale, è stato un autentico disastro, forse la peggior prestazione degli Europei; Taylor in Germania-Spagna, al netto dell’episodio Cucurella sul quale, immagino, torneremo più tardi).
Naturalmente, come spesso accade, rimane impresso l’atto finale, diretto in modo eccellente da Letexier, nonostante la gara non sia stata banale, con tanto agonismo, scontri duri ed un certo (ovvio) nervosismo negli ultimi minuti»

Ti ha sorpreso la designazione di Letexier per la finale o ritieni che fosse la scelta più logica da parte designatore Rosetti? Come valuti la sua direzione di gara in Spagna-Inghilterra?

«Credo che chiunque sia rimasto sorpreso dalla designazione di Letexier per la finalissima. Fino al momento della pubblicazione, praticamente tutti erano concordi nel ritenere che la scelta sarebbe caduta sul polacco Marciniak, l’unico rimasto in lizza tra gli arbitri dati per favoriti della vigilia (Turpin che si è autoeliminato come evidenziato precedentemente, Orsato tornato a casa prima delle semifinali, Taylor negativo in Germania-Spagna e, comunque, escluso per la presenza dell’Inghilterra).
Invece Rosetti ha deciso di lasciare tutti a bocca aperta puntando su un arbitro giovanissimo (35 anni compiuti ad aprile) ma che è unanimemente considerato come un autentico fuoriclasse, me compreso. Un arbitro che sarà protagonista per almeno un decennio in campo europeo e mondiale. C’era il rischio che Letexier potesse “bruciarsi” il futuro con questa designazione, in realtà ha dimostrato di essere già pronto per sfide di questo livello. Ma nemmeno se me lo dicesse Rosetti in persona crederei ad una scelta presa prima dell’Europeo: le designazioni precedenti non lasciavano minimamente pensare alla finale. In questo Europeo ha diretto Croazia-Albania e Danimarca-Serbia nei gironi (due gare di seconda fascia), Spagna-Georgia negli ottavi (col massimo rispetto, la gara più scontata nella fase ad eliminazione diretta). In realtà si sono allineati i pianeti portandolo alla finale. Ma, come sempre, ha ragione chi azzecca le decisioni: e Rosetti ha avuto ragione»

Più in generale, è interessante guardare a una manifestazione come l’Europeo (discorso che si potrebbe fare anche per un Mondiale) come al contesto più significativo per capire lo stato di salute del giudizio arbitrale? Che per me significa – correggimi se sbaglio – selezione dei fischietti migliori, applicazione il più uniforme possibile delle regole, cultura del gioco in modo da valorizzarlo…

«In realtà vale lo stesso discorso dei giocatori: difficile prendere come cartina di tornasole una manifestazione come gli Europei perché i direttori di gara, come i calciatori, ci arrivano al termine di una stagione massacrante.
Possiamo dire che, in questo Europeo, abbiamo visto una novità che potrà impattare molto nei campionati latini, come il nostro: direttive molto stringenti sulle proteste. Perché parlo di direttive? Perché non c’è alcuna regola nuova in materia dato che, da sempre, solo il capitano può chiedere spiegazioni all’arbitro. Sottolineiamo il concetto di “chiedere spiegazioni”: nessuno, nemmeno il capitano, può protestare, la protesta non dovrebbe esistere sul terreno di gioco.
Purtroppo, però, siamo ormai abituati a vedere infinite proteste di qualunque calciatore e, per porre un limite a questo comportamento spesso oltre le righe, la direttiva generale è di limitarle al minimo con indicazioni stringenti, consentendo il dialogo con l’arbitro al solo capitano. In questo europeo abbiamo visto poche ammonizioni per proteste proprio perché i calciatori hanno ben compreso che non ci sarebbe stata tolleranza. Una di queste è toccata al nostro portiere Donnarumma ed è stata sacrosanta, anche se è necessaria una precisazione.
Perché, nonostante fosse il capitano, Donnarumma è stato ammonito? Perché il ruolo di capitano al portiere è molto limitante. Donnarumma non è stato ammonito per le rimostranze (peraltro molto tranquille nell’occasione) ma perché era il portiere uscito dall’area di rigore per portarsi davanti all’arbitro. Da sempre un portiere che abbandona la propria area deve essere ammonito perché non è consentito questo “movimento” che presuppone uno spostamento di almeno 20 metri solo per esprimere dissenso. Nel caso in cui il portiere sia il capitano, il calciatore deputato a dialogare con l’arbitro è un giocatore di movimento individuato prima dell’inizio della gara.
Vedremo cosa accadrà in un campionato che prevede 380 partite e non solo 51 come l’Europeo appena concluso. Sinceramente ho la sensazione che ci saranno molte polemiche su questa direttiva perché dubito che gli arbitri riusciranno a mantenere uniformità fino alla fine del campionato. Spero di essere smentito dai fatti».

É molto probabile che ricorderemo l’Europeo 2024 anche per il mani di Cucurella che Taylor non ha ritenuto degno del rigore. Ti chiedo a caldo cosa hai pensato e come spieghi un episodio simile?

«L’episodio va diviso in due distinte azioni. Il tocco di braccio di Cucurella è senza alcun dubbio punibile: al momento del tiro di Musiala il braccio è totalmente fuori dalla figura, a novanta gradi rispetto al corpo. E’ vero che il braccio tende a chiudersi ma, al momento del contatto, il braccio era abbondantemente oltre la figura aumentando il volume complessivo. Attenzione: che il pallone fosse diretto in porta non conta nulla, non importa la direzione ma la posizione punibile o meno del braccio. D’altro canto, a mio parere, l’azione del tiro di Musiala parte da un controllo col braccio sinistro di Fullkrug a centro area, ciò che avrebbe reso irregolare l’azione ben prima del contatto di Cucurella.
Secondo me la decisione finale è corretta (non assegnazione del rigore) ma sbagliata la procedura: doveva esserci OFR per consentire a Taylor di valutare prima la punibilità del controllo di Fullkrug e, nel caso in cui l’avesse considerato non punibile, di controllare la deviazione del difensore spagnolo. In sintesi: un pasticcio procedurale ma una decisione sostanzialmente corretta»

Episodi come quello di Cucurella mettono in crisi la nostra idea di Var (ammesso che ce ne sia una davvero condivisa…)? Oppure ritieni che fondamentalmente ci dovremmo abituare a considerare come più che possibili interpretazioni diverse (e difficili, aggiungo) anche nell’ambito di uno strumento tecnologico (che peraltro mi sembra che sia stato utilizzato complessivamente bene, con parsimonia e oculatezza).

«Togliamoci ogni dubbio: l’idea che il VAR venga utilizzato in modo poco uniforme è completamente sbagliata. In realtà le linee guida sono ben chiare e non è certo un caso che, nella gran parte dei casi, si riesca ad immaginare quale sarà l’evoluzione di un episodio in presa diretta. In particolare sui tocchi di mano c’è tantissima giurisprudenza dettata dai tanti casi che abbiamo visto nel corso di questi sette anni. Se, all’inizio, poteva esserci un po’ di confusione, col passare del tempo i precedenti hanno indirizzato una linea di condotta sostanzialmente prevedibile. Non a caso, se riflettiamo serenamente e senza pregiudizi, nell’ultimo campionato sono stati pochissimi gli episodi sui tocchi di mano mal interpretati, al limite ci sono state una paio di situazioni discutibili ma nulla di particolarmente rilevante.
In questo Europeo abbiamo sentito spesso dire che “il VAR viene utilizzato pochissimo, non come in Italia!”.
Ebbene, ti svelo un dato che deve far molto riflettere sulla percezione, spesso veicolata da polemiche sollevate da chi non conosce lo strumento e nemmeno i numeri: negli Europei la media di OFR è stata di 0,22 a partita, in Italia, in tutto il campionato, la media è stata di 0,24. In sostanza, numeri quasi identici. Ciò perché in tutto il mondo il VAR comincia ad avere un utilizzo unico e condiviso. Se poi pensiamo ad un calcio senza polemiche, scordiamocelo: le polemiche ci saranno sempre perché il calcio è un gioco di contatto e, come tale, colmo di valutazioni che non potranno mai essere completamente oggettive.»

In manifestazioni internazionali si nota un atteggiamento di rispetto dell’arbitro molto più forte. Meno polemiche, meno perdita di tempo. Vero, lo si era detto prima dell’Europeo che avrebbero dovuto parlare solo i capitani. Ma è proprio una questione di accettazione, è rarissimo che si trascenda. Utopia che questo si possa trasferire anche nei campionati?

«Sì, è un’utopia per vari motivi. Ti elenco i due principali:
A – Nelle competizioni internazionali vengono utilizzati i migliori arbitri di ogni federazione, la conseguenza è che gli errori diminuiscono grazie alla bravura dei direttori di gara. Nei campionati nazionali, inutile nasconderlo, ci sono arbitri migliori e peggiori che, ovviamente, influiscono anche sulla percezione generale dell’autorevolezza di una decisione.
B – Nelle competizioni internazionali il pubblico è molto maggiore rispetto a quello dei campionati nazionali. In tal senso i calciatori sono molto più attenti alla propria immagine e si lasciano andare a comportamenti sopra le righe in rarissime occasioni, pena il dover essere bollati come giocatori rissosi o antisportivi. E, in un mondo dominato dalle opportunità lavorative maggiormente remunerate e dagli sponsor che scelgono i propri testimonial, una figura internazionale macchiata può influire molto negativamente»

Ho visto gare all’Europeo con pochissimi interventi disciplinari. Primo tempo di Inghilterra-Svizzera, Orsato ha fischiato 6 volte in tutto, gli inglesi hanno fatto solo 2 falli. Ti chiedo se dipenda anche da un gioco sempre più tattico, che definirei così: si torna indietro, si imposta, si cerca un ordine, le situazioni di contrasto diventano poche… aggiungi anche qualche squadra un po’ sfibrata nelle energie, sembrava di vedere talvolta calcio a 5 giocato in 11. In queste condizioni diventa più semplice valutare gli episodi rispetto a gare box to box…

«Sicuramente la tattica di gioco influisce notevolmente. Paradossalmente si gioca di più ma con meno opportunità reali perché la costruzione dal basso impone tanti passaggi intermedi sicuri per liberare spazi in avanti. Ciò porta ad un gioco di posizioni più che di contatto per molti secondi, i contatti aumentano nella fase conclusiva delle azioni. In passato, invece, con i tanti lanci lunghi aumentavano esponenzialmente i contrasti fisici, con conseguente aumento dei falli fischiati in attacco o in difesa. E sono molto d’accordo con te con la considerazione sulle energie a disposizione dei calciatori: dopo una stagione iniziata ad agosto e con un numero elevatissimo di gare, è normale che molti giocatori siano arrivati in riserva e ciò comporta qualche corsa risparmiata in più, recuperi più lenti, pressing meno asfissiante»

Altra cosa che mi è piaciuta molto in alcune gare: l’autorevolezza della coerenza delle scelte, una gestione che dall’inizio i giocatori capivano e accettavano. Non è questo l’aspetto determinante, più dei macroepisodi, il fatto che in campo si riesca a comprendere il metro di misura e ci si comporti di conseguenza. Perché, ad esempio, Meler in Inghilterra-Slovacchia è partito esagerando ma con un criterio con 4 ammonizioni nei primi 16 minuti per “indirizzare” la gara, salvo poi deragliare e lasciar correre diverse volte possibili secondi gialli: a quel punto si è creata una tensione insostenibile.

«Anche su questo punto sono d’accordo, sebbene io non sia così severo su Meler (che, secondo me, è un arbitro di grande talento e prospettiva: deve sistemare quel che hai sottolineato, una certa tendenza a far confusione in campo scegliendo la linea sbagliata. Ma è giovane…). Torniamo al discorso accennato poco fa: arbitrano i migliori internazionali tra quelli di tutte le federazioni. Per fare un esempio, due arbitri italiani sui dieci internazionali. Insomma, il meglio del meglio.
Chiaro che il livello sia di alto profilo e che, di conseguenza, difficilmente gli arbitri mal comprendano la partita. Certo, qualche direzione poco felice c’è stata ma, nel complesso, Rosetti ha ben gestito un gruppo formato da “anziani” e giovani, un mix che ha consentito di avere più scelte per ogni gara (e non era scontato)»

Ti faccio fare un viaggio in Copa America. Dove gli arbitri italiani si sono ben comportati. E gli arbitri spiegano pubblicamente in partita le loro scelte al Var. Follia o etica americana, senso dello spettacolo o direzione a cui arriveremo ovunque?

«Mariani ha concluso molto positivamente la sua esperienza nella Copa America, concordo. Non so quali siano le prospettive (dipende da lui, come sempre) ma è certamente un buon viatico per giocarsi la presenza a United 2026, nel quale presumibilmente potremmo avere due rappresentanti (anche considerando il numero di squadre partecipanti, 48, con un numero molto maggiore di partite). A mio parere un posto è quasi assicurato per Guida, l’altro se lo giocheranno proprio Mariani e Massa, quest’ultimo chiamato a reagire al sorpasso di Guida avvenuto proprio in occasione di questi Europei. Per quanto concerne la spiegazione di un episodio rivisto all’OFR, mi chiedo quale sia il valore aggiunto: uno spettatore allo stadio sa perfettamente su cosa sta decidendo l’arbitro davanti al monitor, mi pare qualcosa di ridondante. Ma non escludo che, prima o poi, verrà introdotto anche da noi anche se, secondo me, non aggiunge nulla né allo spettacolo né alla comunicazione»

Come valuti l’esperienza di Open Var? E come pensi andrà la stagione 2024-25? Ci siamo lasciati con Allegri che sbottava contro Rocchi…

«Open VAR è stata una rivoluzione. Non mi aspettavo tappeti rossi e acclamazioni, mi aspettavo polemiche sugli episodi scelti e sulle spiegazioni fornite.
E’ andata esattamente così ma era scontato: senza polemiche pare che non si riesca a vivere. Polemiche su tutto, non solo sul calcio, ciò che rende soprattutto i social invivibili per chi ha desiderio di confrontarsi e non di sollevare polveroni per ogni argomento. La trasparenza è sempre la miglior scelta, in qualunque ambito e mi auguro che possa continuare.
La nuova stagione si apre con una novità non di poco conto: Orsato non ci sarà. Più di qualcuno dirà “meno male!” oppure “uno in meno!”. Viviamo in un paese democratico e perciò chiunque è libero (nel limite del lecito…) di dire o scrivere quel che vuole. Resta il fatto che perdiamo un arbitro da 290 presenze in Serie A, con un’esperienza sterminata e con un’autorevolezza che nessun arbitro italiano possiede. Detto ciò, sono molto ottimista: sta crescendo una nuova nidiata di giovani che fanno ben sperare. I nomi sono noti: Marcenaro di Genova, Colombo di Como, Sozza di Seregno, Feliciani di Teramo, Marchetti di Ostia. Oltre a questi mi attendo di rivedere su buoni livelli Ayroldi che, nell’ultima stagione, ha offerto un rendimento troppo altalenante e la conferma di arbitri già esperti come La Penna (splendida stagione), Rapuano (bene ma calato dopo la pessima finale di SuperCoppa Italiana di gennaio) e Chiffi (reduce da una stagione da incubo per i tanti infortuni).
Ti lascio con una previsione, chiudendo come ho aperto, cioè con una vena velatamente polemica: la prossima stagione sarà la peggiore di sempre.
Sorpreso? Naturalmente è una battuta: ogni anno, ad un certo punto, sentiamo questa frase anche se, in realtà, non è mai vero. E’ un luogo comune che si ripete come un mantra e che sarà difficile superare perché gli arbitri svolgono un lavoro tremendo: devono decidere, decidono centinaia di volte in ogni partita ma sono al centro dell’attenzione solo in caso di errore o presunto tale…»

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