2017

Keita e i suoi “antenati”: quando Lotito non perdona i procuratori

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Lotito vs. procuratori e giocatori. Il presidente della Lazio e il caso Keita: non il primo e non l’ultimo. I precedenti più eclatanti: da Pandev e Zarate, da Mutarelli a Behrami. Ecco gli scontri peggiori

Quella di Keita Baldé è solo l’ultima di una serie di vicende tutte uguali a sé stesse in casa Lazio. Da quando Claudio Lotito è presidente i dissidi con giocatori e, soprattutto, procuratori, non sono davvero mai mancati. Il paragone tra il caso Keita e quello di Goran Pandev (qui le ultime, non a caso: Lazio: Keita tra Milan e Juventus, per lui pronto il “piano Pandev”) non è campato a caso. L’agente di Keita, Roberto Calenda, avrà di certo bene a mente altri ben noti precedenti…

Nel 2009 l’attaccante macedone, esploso in biancoceleste dopo essere stato prelevato ancora giovanissimo dall’Inter, decise di non rinnovare il proprio contratto con la Lazio. Questione di cifre, secondo Lotito, che qualche tempo dopo raccontò: «Il contratto di Pandev era già pronto, mi ero già accordato con lui e doveva solo firmare. Poi feci l’errore di chiamare il suo procuratore». Ecco, proprio quella dei procuratori, per Lotito, è una categoria da cui tenersi bene alla larga. La storia, in questo caso, si ripete.

Lotito vs. procuratori: i più odiati della sua gestione

Il procuratore di Pandev, nello specifico era Carlo Pallavicino, uno dei primi nemici giurati di Lotito. Pare che il presidente avesse provato a far rinnovare il macedone senza accordarsi prima col suo procuratore, che per tutta risposta ritirò il giocatore dalle trattative. Ad agosto nel 2009, poco prima della Supercoppa Italiana (poi vinta) contro l’Inter, Lotito diede ordine di spedire Pandev e Cristian Ledesma (con cui poi riuscirà a trovare un accordo) in tribuna. Ne nacque una vera e propria causa legale che nel gennaio 2010 diede ragione al macedone e torto alla Lazio. Risultato? Pandev fu svincolato sul mercato, si accordò liberamente proprio con l’Inter e la Lazio perse tutti i soldi di una cessione ormai scontata.

Volarono parole grosse anche tra Lotito e l’avvocato Stefano Grassani, uno dei massimi esperti di diritto sportivo in Italia: era stato quest’ultimo a difendere Pandev in sede legale. «Ma chi è Grassani? Un dipendente, mentre io sono un proprietario. Lui pensasse a fare l’avvocato, io il presidente. Parliamo su piani differenti, ma vedremo chi ha ragione», disse Lotito. Fu poco profetico, visto che poi ebbe torto.

Lotito vs. procuratori: i casi di Mutarelli e Behrami

Fine della storia? Nemmeno per sogno. Qualche mese prima Lotito ebbe a che dire anche con Lorenzo Marronaro, agente di Massimo Mutarelli. Stessa storia più o meno: il giocatore nell’estate del 2008 chiese le cessione, ma non trovò nessun acquirente (o, secondo la versione del giocatore, fu la Lazio a non volersi accordare con nessuno appositamente per fargli sgarbo). Finito il mercato, il centrocampista fu messo fuori rosa e si passò nel giro di poco alle vie legali. Alla fine Mutarelli ottenne lo svincolo, ma Lotito tuonò: «Non ci sono i presupposti, faremo ricorso». Secca la risposta di Marronaro: «È il peggiore presidente della storia della Lazio».

Che dire poi della vicenda di Valon Behrami? Ai tempi della Lazio il centrocampista svizzero, stufo dell’atteggiamento della società che non voleva cederlo (o per meglio dire, voleva cederlo a prezzi fuori mercato), minacciò di avvalersi dell’articolo 17 FIFA (quello che permette ai giocatori che hanno firmato un contratto prima del compimento dei 28 anni di età di potersi svincolare pagando un indennizzo minimo al club dopo tre anni dalla firma se nel frattempo ha compito almeno 28 anni e se gli restano al massimo due anni di contratto). Nella sessione di calciomercato estiva del 2009 Lotito, messo alle strette dalla possibilità di perdere un altro giocatore a zero, fu costretto a venderlo al West Ham per 6,5 milioni di euro. Con l’agente di Behrami, Alessandro Beltrami, tempo dopo, ci fu una schiarita. Quest’ultimo oggi è il procuratore di Danilo Cataldi.

Lotito vs. procuratori: il caso Zarate

Nessuna schiarita invece c’è mai stata con Mauro Zarate e il suo fratello-procuratore Rolando. L’attaccante, nel 2012, era tornato alla Lazio dopo il prestito all’Inter: la rottura con la società biancoceleste e Lotito, annusata da molti già da mesi, si palesò quando il giocatore, nel dicembre dello stesso anno, ridotto ormai ai margini della rosa, decise di non accettare la convocazione per una partita (guarda caso contro l’Inter) e di tornare in Argentina. Ne nacque una causa assurda: Zarate accusò la Lazio di avergli mosso del mobbing, la Lazio accusò Zarate di aver mentito sostenendo di essere malato, salvo poi farsi avvistare in vacanza alle Maldive.

Nel frattempo l’attaccante trovò l’accordo con il Velez Sarsfield (senza permesso dei biancocelesti) ritenendosi svincolato. Qualche mese dopo la FIFA, pur dando tecnicamente torto al giocatore (assolvendo la Lazio dall’accusa di mobbing), lo autorizzò a scendere in campo per le partite ufficiali con la squadra argentina. Il ricorso al TAS del 2016 ha poi dato ragione a Zarate definitivamente: nessuna condanna e pagamento di risarcimento alla Lazio.

Lotito vs. procuratori: Morabito il capostipite

Tra i tanti procuratori ad essersi scagliati (più o meno esplicitamente) contro Lotito negli ultimi anni, sicuramente Vincenzo Morabito è quello che più si è distinto. L’ex intermediario di Dejan Stankovic e Gianfranco Zola, tra gli altri, è un grandissimo tifoso della Lazio e, spesso e volentieri, dal proprio profilo Facebook non risparmia attacchi pesanti a Lotito ed al direttore sportivo biancoceleste Igli Tare. Morabito e Lotito non si sono mai stati simpatici, questione forse di pelle. Mentre il primo ha spesso preso di mira le operazioni di mercato del secondo mettendo a nudo dettagli sconosciuti ai non addetti ai lavori, l’altro ha sempre risposto per le rime. Come quando si sparse la voce del presunto interesse laziale per Robin van Persie e Lotito commentò: «Ancora non avete capito? Sono tutte cazzate! Le mette in giro Morabito». Amen.

Lotito vs. procuratori: la proposta di deregulation

Certo è che Lotito, usando tutto il potere a sua disposizione, ha spesso provato ad eliminare i “nemici” procuratori. Tre anni fa, per esempio, da consigliere federale in carica, il numero uno laziale presentò una riforma, che spiegò in questi termini: «Porterò in Consiglio la “deregulation” dei procuratori. L’obiettivo è eliminare l’albo dei procuratori. Nel momento in cui c’è la deregulation, viene meno il diritto prioritario che un calciatore ha nei confronti del suo procuratore. Diciamo che c’è stata in passato una connivenza tra club, procuratori e calciatori. Oggi i calciatori hanno un procuratore registrato dal quale non si possono muovere. Se i giocatori sono schiavi? Diciamo che sono condizionati».

Oltre un anno fa ci ha pensato la FIFA ad eliminare l’albo dei procuratori (sostituendolo con un registro per la cui iscrizione non serve esame di accesso). L’obbligo di mandato dei giocatori nei confronti dei procuratori però è rimasto. Chiara invece la posizione di Lotito: i calciatori non dovrebbero avere contratti lunghi (di uno o due anni) con gli agenti. Dovrebbero cioè poterli cambiare ogni volta che vogliono. Ogni volta che vuole lui magari.

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