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L’ossessione di Sacchi per la perfezione e l’opposizione di Platini

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Arrigo Sacchi

Cinquant’anni dalla prima panchina di Arrigo Sacchi: il tecnico ossessionato dalla perfezione e la sua antitesi, Platini

Che La Gazzetta dello Sport sia un giornale “sacchiano” è fuor di dubbio. Ed è anche un atto dovuto, perché è indubbio che l’epopea di Arrigo con il suo Milan abbia portato a pagine di giornalismo entusiasmanti, com’è giusto che sia per una squadra che in pochi anni è passata dall’essere una nobile decaduta che non partecipava più alla lotta scudetto a vincere tutto, dall’Italia all’Europa fino alle Coppe Intercontinentali. Oltre ai titoli, poi, c’è stato quell’impasto straordinariamente funzionante tra il gusto dello spettacolo di Silvio Berlusconi e una filosofia calcistica che lo andava a mostrare con un senso di novità da lasciare a bocca aperta. Perciò, oggi, è anche logico che il giornale sia andato a scovare un anniversario non così semplice da rintracciare nel calendario quale il cinquantenario della prima panchina di Sacchi. Era il 1973, allenava il Fusignano, insomma era un illustre sconosciuto senza patentino, che si piazzava in tribuna invece che in panchina e urlava così tanto che lo scambiavano per pazzo.

Ecco, se c’è una parola chiave per capire chi sia stato Arrigo Sacchi anche sotto il profilo culturale è proprio il termine ossessione, da esercitarsi per raggiungere la perfezione. In fondo è in questo che lui ha cambiato davvero la concezione imperante, chi vinceva prima di lui era soddisfatto, punto e stop, invece il mister romagnolo sembrava un direttore d’orchestra in preda al demonio (diciamo Diavolo, visto che guidava il Milan), logorato interiormente, mai totalmente felice o sorridente. In quanto tale, quasi inimitabile perché ogni ossessione ha una sua forma di manifestazione particolare, non è uguale a nessun’altra, chi mai può del resto definire con esattezza cosa sia mai una partita o una stagione o una competizione perfetta nel calcio?

Sacchi ha finito per ammalarsi con questa ansia, tanto da avere interrotto bruscamente e con largo anticipo la sua carriera ad alti livelli. Significativamente, nella sua epoca, il suo contrario (dimenticato, per la verità) sul versante ideologico è stato Michel Platini, che nel 1991, nelle vesti di Commissario Tecnico della Francia, regalò una puntura di spillo alla sua maniera: «Come mi sarei trovato io con un tecnico esigente e severo come Sacchi? Non saprei: Trapattoni non scherzava mai nel lavoro, ma lo faceva nella vita e questo sicuramente è molto più importante, conta di più». Quel che è certo è che, a decenni di distanza, i due siano assolutamente fermi sulle loro idee.

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