2013

Livorno, Luci: «Non sono forte, ma sono un leader»

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Le parole del capitano amaranto in vista della gara contro il Torino.

LIVORNO LUCI – Col carattere di ferro Andrea Luci si è conquistato un ruolo di primo piano nel Livorno, club del quale è diventato capitano. Il centrocampista amaranto, impegnato stasera contro il Torino, ha parlato della sua crescita: «Io giocavo per strada a pallone, a cinque anni ero nel Salivoli, la squadra di Piombino. Le acciaierie sono il bello e il brutto della città, lì lavorano quasi tutte le famiglie. La mia no, mamma ragioniera, babbo proprietario di una pescheria. Non avrei potuto mai fare quello che fa lui. A undici anni entro nel settore giovanile della Fiorentina, sono rimasto tifosissimo viola. Dopo il fallimento della società mi prendono nel settore giovanile della Juve, mi allenavo anche con la prima squadra, quella di Capello e Del Piero: resto tre anni, un errore capita a tutti (ride)», ha raccontato a “La Gazzetta dello Sport” Luci, che poi ha ammesso i suoi limiti: «Tecnicamente… non sono proprio fortissimo. E contro la Sampdoria abbiamo perso per colpa mia: se non avessi fatto quell’errore non ci avrebbero fischiato rigore contro all’ultimo secondo. Me lo ha detto anche Aldo, anzi lo ha detto davanti a tutti, a un evento in teatro a Piombino: “uno che fa una giocata così non può stare in A!”». 

SALVEZZA DA SCUDETTO – Sugli obiettivi personali e stagioni, Luci ha spiegato: «Provo a essere leader, ci metto tutta la grinta che ho. Vedo che i compagni mi apprezzano. Mi fa piacere che mi apprezzino anche fuori. Ora che mi riconoscono a Piombino, mi ci vuole un’ora e mezzo per fare dieci metri. La salvezza è il nostro scudetto. Livorno è la mia dimensione e qui sto benissimo. Due figli, Marco e Edoardo, sei e due anni, gli amici che sono i genitori degli amici dei figli. Un ristorante di pesce che ho aperto nella vecchia Livorno, la “Vecchia Ciurma” e a cui mi vorrei dedicare di più in futuro, specialità cacciucco. Tre anni fa segnai al Torino, gol decisivo». 

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