2018

Roma, ecco il Liverpool senza schemi: caratteristiche e precedenti

Pubblicato

su

Il sorteggio delle semifinali di Champions League elegge il Liverpool come avversario della Roma: obiettivo la finale dell’Olimpiyskiy di Kiev. L’analisi della squdra di Klopp

L’urna di Nyon dice Liverpool. La premessa è doverosa: a questi livelli, quando restano in vita appena quattro squadre per l’assegnazione della competizione più ambita, risulta oggettivamente impensabile trovare avversari comodi. La Roma però nel suo curriculum ha inserito la clamorosa eliminazione inflitta al Barcellona di Messi e compagni: ragion per cui nessuno può permettersi il lusso di sottovalutarla. L’accesso alla finale di Champions League per la Roma passa dalla doppia semifinale con il Liverpool: saranno gli inglesi a disputare in casa – nel tempio di Anfield – la gara d’andata, all’Olimpico il secondo atto. La vincente, come da logica, andrà ad affrontare all’Olimpiyskiy di Kiev la vincente tra Bayern Monaco e Real Madrid. Procediamo ora all’analisi complessiva dell’avversario della Roma: il Liverpool di Jurgen Klopp.

Liverpool, i punti forti

Al netto di una continuità di rendimento mai realmente raggiunta, è stata invece agevolmente rintracciata l’abilità nel trovare la porta avversaria: in Premier League soltanto lo schiacciasassi Manchester City ha segnato più del Liverpool, che con ben settantacinque reti rappresenta per distacco il secondo attacco del torneo. Ad una media di 2.27 gol a partita. Alta, altissima sarebbe il caso di dire, rispecchiante i valori di una rosa costruita con evidente proporzione offensiva: si è esaltato Salah, di cui a breve parleremo, ma è l’intero assetto proposto da Klopp ad aver dimostrato una chiara attitudine alla ricerca del gol. Si passa sui lati, si passa al centro, si gioca un po’ ovunque: frutto e figlio di quel calcio senza schemi perpetuato da Jurgen Klopp già ai tempi del Borussia Dortmund. L’esperienza che lo ha reso celebre. Il riferimento è la palla: si corre per arrivare prima dell’avversario, si occupa il campo per ritrovarsi in condizioni di superiorità numerica. L’equilibrio è un concetto poco stimolato e stimolante. O meglio: passa proprio dal costringere l’avversario a pagare dazio sul piano fisico, sulla tenuta. Le squadre di Klopp in tal senso sono logoranti: abbiamo parlato del Manchester City prima, una realtà decisamente più posizionale, clamorosamente eliminata proprio dal Liverpool nei quarti di finale di Champions League (con l’imbarazzante complessivo di 5-1).

Liverpool, impressionante andamento in Champions League

Tra i punti forti del club inglese va assolutamente catalogato lo strepitoso cammino riscontrato in Champions League: fase a gironi dominata con ventitré gol all’attivo e sei incassati. Anche in questo caso il Liverpool rappresenta il secondo attacco della fase considerata, alle spalle del PSG (25). Zero sconfitte così come nella seguente fase ad eliminazione diretta: 0-5 in casa del Porto e seguente 0-0 in Inghilterra, 3-0 ed 1-2 nel derby inglese con il Manchester City. Quando chiunque aveva indicato nella macchina perfetta di Guardiola la favorita per la qualificazione, puntualmente sorpresa dal calcio totale del mago Klopp. Nell’alveo di un confronto apparso addirittura impari sul piano della verve palesata sul campo nell’arco dei centottanta minuti: non si era mai visto nel corso della stagione un Manchester City così alle corde come al cospetto del moto continuo del Liverpool. Che, proprio negli ottavi e nei quarti di finale di Champions League, ha messo a posto anche il suo difetto originario (di cui parleremo nell’immediato seguito): l’organizzazione della fase difensiva. Quattro gare – contro Porto e Manchester City – ed appena un gol incassato (quello di Gabriel Jesus in avvio della sfida di ritorno). Insomma il Liverpool in questa Champions League non ha mai perso e questo dato va assolutamente tenuto in conto, rispetto proprio alle tre sconfitte rimediate dalla Roma con Atletico Madrid alla fase a gironi, Shakhtar Donetsk e Barcellona in quella ad eliminazione diretta.

Liverpool, i punti deboli

Lo abbiamo anticipato ed è qualcosa da rintracciare inevitabilmente nella tenuta difensiva: i trentacinque gol incassati nelle trentatré gare di Premier League, alla media superiore ad una rete a partita, rappresentano il biglietto da visita più incoraggiante per la Roma di Eusebio Di Francesco. In altre parole il Liverpool è una squadra attaccabile: l’innesto milionario di Van Dijk sta iniziando a far intravedere i propri frutti, inserito in un comparto che non brilla in termini di valori individuali. Lovren ha alternato buone cose a prestazioni meno incoraggianti, i laterali – sia Clyne che Arnold a destra, sia Robertson che Moreno sul versante sinistro – sono più funzionali nella fase di spinta che in quella di contenimento. Come sostanzialmente i centrocampisti: tipici e perfettamente adeguati al calcio inglese, i vari Emre Can, Chamberlain, Henderson e Milner sono esemplari nell’aggressione degli spazi richiesta dal calcio di Klopp, ma meno puntuali nella fase di schermo della linea difensiva. Ed è su questo livello che la Roma dovrà impostare la partita e dunque concentrare le sue chance di passaggio del turno: agire tra le linee non sempre compatte del Liverpool, trovare in quella specifica fetta di campo dei riferimenti in grado di fare la differenza. Ogni allusione a Radja Nainggolan non è puramente casuale.

La stella del Liverpool, Momo Salah

Il grande ex. Corsi e ricorsi di un destino che mai si stancherà di disegnare le sue trame. Il trasferimento si è consumato nella scorsa estate: Mohamed Salah dalla Roma al Liverpool per 42 milioni di euro, con altri 5 da riconoscere in seguito ad eventuali bonus. Una cifra ritenuta troppo bassa da buona parte degli addetti ai lavori: l’operazione si rese necessaria per via dei paletti imposti alla Roma dal financial fair play. Il club capitolino fu costretto a cedere almeno un gioiello della sua vetrina per rientrare parzialmente nel rosso di bilancio entro l’allora 30 giugno: il prezzo da pagare fu la frettolosa – ma nella sostanza programmata – cessione di Mohamed Salah. Che neanche a dirlo ha risposto con un’annata da urlo: trentanove le sue firme stagionali, e c’è ancora un po’ da giocare. Ben otto di queste sono arrivate in Champions League, a testimonianza della capacità totale che questo calciatore ha nell’incidere sui risultati della sua squadra. A referto anche tredici assist complessivi: la fotografia della stagione dell’egiziano (che ha portato anche la sua nazionale al Mondiale di Russia 2018) è l’emblema allo stesso tempo dell’esaltazione individuale e dell’espressione collettiva del Liverpool di Klopp. Trentanove le reti (attuale capocannoniere della Premier League), tredici gli assist: soltanto Salah ha preso parte a ben cinquantadue segnature delle squadra. Humus florido per generare e creare, quello di un Liverpool che in mente ha la porta avversaria e non la propria. Ringraziano anche i compagni di reparto: Firmino e Mané vivono quella che è una stagione – non si offenderà nessuno – probabilmente al di sopra dei reali valori individuali. Merito e magie di Klopp, che dopo il necessario ambientamento si ritrova a lavorare con quella struttura che predilige: snella, rosa giovane (età media 26 anni, la più fresca delle quattro squadre rimaste in vita in Champions League), caratteristiche dei calciatori che si sposano perfettamente con la sua idea di calcio sgrammaticato.

Liverpool-Roma, i precedenti

Ultimiamo l’argomentazione con i precedenti storici intercorrenti tra Liverpool e Roma: nel complesso sono cinque, il bilancio racconta di tre vittorie per gli inglesi, un pareggio ed una singola affermazione capitolina. Il precedente illustre è ovviamente incarnato dalla finale dell’allora Coppa dei Campioni 1983-84 allo Stadio Olimpico di Roma: inglesi avanti con Neal, pareggio dei giallorossi con Pruzzo. La lotteria dei calci di rigore premierà il Liverpool, in una notte che gli oramai attempati tifosi giallorossi ricordano ancora con dolore. Dal dischetto sbaglieranno Conti e Graziani. Gli altri precedenti: ottavi di finale della Coppa Uefa 2000-01, passaggio del turno che spettò agli inglesi in virtù dello 0-2 inflitto all’Olimpico, non bastò la reazione della Roma in Inghilterra (0-1). Un anno dopo l’ultima doppia sfida tra i due club: Champions League 2001-02, seconda fase a gironi allora prevista nella formula vigente, 0-0 all’Olimpico e 2-0 ad Anfield. Ad accedere alla fase ad eliminazione diretta furono Barcellona e Liverpool, Roma eliminata. Giallorossi che ora potrebbero definire la vendetta totale: prima gli spagnoli nella notte magica di fresca memoria, poi gli inglesi. Tempo al tempo: intanto si affrontano la terza forza della Premier League e la terza/quarta della Serie A. In questo folle scostamento della Champions League dai valori espressi dai campionati di riferimento (Real Madrid addirittura quarto in Liga, soltanto il Bayern delle quattro forze rimaste occupa il primo posto del suo campionato), c’è spazio per i sogni.

Exit mobile version