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Liverpool-Real Madrid: e se Vinicius jr. fosse il più forte?

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La prestazione di Vinicius contro il Liverpool costringe e farsi delle domande: e se il più forte fosse il brasiliano?

Su Liverpool-Real Madrid non c’era solo l’interesse specifico a un match così importante com’è l’andata di un ottavo di finale di Champions League. In fondo, un primo atto di una sfida doppia potrebbe anche non risultare decisivo. Non è stato così per la gara di ieri. Nonostante le tante coppe in bacheca che la rendono la squadra leder per definizione (e probabilmente per sempre…), neanche il più ottimista avrebbe mai potuto che gli uomini di Ancelotti sarebbero riusciti a riprendersi dal 2-0 fino ad arrivare a un clamoroso 2-5. Anche solo per quello che stava capitando nel primo quarto d’ora, il cui infortunio di Courtois indicava una confusione totale. E peraltro, da un giocatore affidabile, anzi di più, da uno degli eroi principali della finale di Parigi. Colui che con le sue parate aveva contribuito a smorzare le intenzioni offensive dei Reds, prima che Vinicius jr. deviasse in rete il pallone che era valso la conquista del trofeo, il quattordicesimo, per la precisione.

Già, Vinicius jr. Non giriamo attorno al tema e proviamo a svolgere la domanda del titolo: e se fosse lui il più forte? Precisiamo: Mbappé ha fatto di più e basterebbero i due Mondiali ai quali ha partecipato; Haaland è certamente un crack e segna più dk un gol a partita; Osimhen è un nuovo candidato che a ogni prova sembra rafforzare la sua credibilità allargando i confini del suo modo di stare in campo. Ma il ragazzo brasiliano visto ieri sera ad Anfield, l’iniziatore della rimonta con la doppietta su un Alisson frastornato quanto e più del dirimpettaio tanto da commettere lo stesso errore con i piedi, non rientra di diritto tra i grandissimo del calcio contemporaneo? Anche perché la sua carta d’identità recita 23 anni a luglio, c’è un bel futuro davanti dove vivere tante serate come quella di Liverpool.

Un solo indizio, fra i tanti, ma estremamente produttivo, è come il rapporto con Karim Benzema non sembri più quello tra un sovrano più anziano e carismatico ed il suo giovane servitore, per quanto considerato dal Re (non senza passaggi delicati all’interno del rapporto, come succede ogni qualvolta un nuovo talento emerge in maniera prepotente). Il gol del 2-1, con il francese ad assisterlo e Vinicius a inventare una rete di classe e cattiveria agonistica, è il manifesto di Ancelotti su come nel suo Real i campioni sappiano trovarsi secondo un principio elementare e funzionante: tu fammi un favore e sarai ricambiato. Nelle 5 reti, errori del Liverpool a parte, non ci sono tracce di egoismo. Non è così scontato, quando si è grandissimi, ma forse è proprio questa la condizione per essere campioni del mondo.

I 90 minuti di Vinicius jr, sono stati un campionario di cose importanti. Ha cominciato andandosene via quando già il Liverpool era avanti, saggiando la capacità degli inglesi nel rispondere alle sue accelerazioni e costringendo Fabinho al primo fallo tattico. Ha segnato il 2-1, per poi sbagliare l’assist a Benzema in una ripartenza. Ha obbligato il portiere a un grande intervento con un tiro che sembrava una replica del gol, con una capacità di esprimere potenza muovendosi nello stretto davvero notevole. Ha mostrato di conoscere Alisson (la Seleçao può servire anche a questo) ed è andato a sfruttare un errore tra l’assurdo e l’irreale. Ha servito a Rodrygo un cross dalla sinistra che solo un intervento miracoloso di Robertson ha impedito che fosse la rete del ribaltone già nel primo tempo. Ha obbligato Gomez al fallo da cui è originata la punizione del sorpasso. Ha inventato dribbling d’esterno destro stoppando d’esterno destro, come chi sa fare chi il calcio lo scrive in campo, in modo sublime. Ha fornito a Benzema il pallone del quinto gol. Se non avesse preso anche un giallo per avere ritardato una punizione, un gesto un po’ ingenuo e un po’ arrogante, la sua partita sarebbe stata perfetta, senza sbavature.

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