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IL MEGLIO DEL 2023 – L’Italia di Mancini lascia a Spalletti il senso della profondità, ma non gli attaccanti

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L’analisi sulla Nazionale in vista dell’esordio di Luciano Spalletti come commissario tecnico degli azzurri

Giorni fa, nell’attesa di Macedonia-Italia, battesimo azzurro del nuovo ct Luciano Spalletti, il Corriere dello Sport ha intitolato un pezzo di Alberto Polverosi «Il solito problema del nove». Perché è indubbio che laddove esistono nazionali che abbondano nelle scelte fino all’imbarazzo, noi invece latitiamo nella presenza di grandi centravanti. Ciro Immobile arriva da 8 gol durante la gestione precedente e nel frattempo è entrato in difficoltà; il Gallo Belotti si è perduto; Scamacca non è ancora pronto (ma potrebbe esserlo già alla prossima convocazione se mantiene lo standard di rendimento mostrato al debutto con l’Atalanta).
Insomma, per il mister campione d’Italia era un compito molto più facile l’anno scorso, con Osimhen a finalizzare i tanti suggerimenti di Kvaratskheila. Ma oltre a chi fa i gol, cosa lascia in eredità Roberto Mancini sul modo di costruire i gol? Perché oltre a chi occupa l’area di rigore, conta anche chi costruisce i presupposti per andare a segno. In questi ultimi anni, l’Italia si è espressa nella ricerca della profondità. Se con questa definizione intendiamo i gol nati da assist in avanti prodotti fuori dai 16 metri, ne possiamo annoverare 19. E non sono pochi. Ma a entrare dentro l’analisi, ci accorgiamo che Spalletti dovrà inventarsi qualcosa di nuovo anche qui perché i migliori interpreti non ci sono più, occasionalmente o per via definitiva.

Lo specialista è Domenico Berardi. Può sembrare strano, pensando a come lui agisca con azioni personali o pennelli suggerimenti per i compagni di reparti. In Nazionale, l’ala del Sassuolo ha segnato 4 reti scattando in avanti (Polonia, Bosnia, Irlanda del Nord, Repubblica Ceca). La metà dei suggerimenti glieli ha proposti Insigne, ormai lontano dall’Italia in tutti i sensi.
Escludendo chi ha fatto exploit isolati, a quota 2 reti in profondità ci sono anche Moise Kean e Andrea Belotti. Infine, ci sono i due che davvero hanno funzionato come coppia: Immobile e Insigne. Il laziale ha goduto di un passaggio vincente dell’ex compagno dei tempi del Pescara e di un altro da parte di Zaniolo. Lo specialista del tiraggiro ha avuto proprio in Ciro l’ispiratore in 2 momenti dalla diversa importanza: l’amichevole con la Repubblica Ceca e la trionfale gara dell’Europeo con il 3-0 sulla Turchia.
Quanto a Spalletti, con Retegui a disposizione, può godere delle capacità di Retegui: in Italia-Inghilterra, quando Pellegrini si è inventato un assist no-look, il genoano ha saputo tradurlo in rete senza troppe esitazioni.

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