2020
Lippi: «Nel 2006 uscimmo più forti dopo Calciopoli. Playoff scudetto? Non sono convinto»
Marcello Lippi ha parlato sulle pagine di Repubblica dell’emergenza Coronavirus e della sospensione della Serie A
Lunga intervista a Marcello Lippi sulle pagine di Repubblica. L’ex ct dell’Italia ha parlato della sospensione della Serie A e dell’emergenza Coronavirus.
CORONAVIRUS – «Sospensione? È stato giustissimo, sacrosanto chiudere qui da noi come in Cina. Loro ce l’ hanno fatta e ce la faremo anche noi».
PAURA – «No non ho paura, e non chiedetemi perché. Certo non sono un incosciente. Ma adesso quello che conta è essere prudenti e responsabili. Domenica, qui a Viareggio c’era un sole splendido, pareva già estate e la gente si affollava nei ristoranti, nei bar, nelle gelaterie. “Ma siete matti?” pensavo io. Non state sentendo cosa succede? Una prova di irresponsabilità scoraggiante anche da parte di chi, dal nord, è sceso nelle seconde case in Versilia e all’ Elba. Ma non più tardi di due giorni dopo sembrava di stare in guerra».
SCUDETTO – «Ho letto dei play-off ma non mi convincono, e neppure l’idea di assegnare lo scudetto adesso, così, in base alla classifica. Se tra un mese, un mese e mezzo la situazione renderà possibile il ritorno in campo, credo che il campionato debba essere ripreso e concluso nel modo tradizionale, altrimenti pazienza. Altre soluzioni mi sembrano mortificanti».
MONDIALI 2006 – «Ai Mondiali del 2006 prendemmo coraggio dopo le prime vittorie, quelle che io definisco dell’autostima. Battemmo in amichevole Olanda e Germania, sapevamo di essere in forma. Ricordo che i miei giocatori dicevano “siamo forti, cavolooo!” e lo diventammo ancora di più dopo quel casino di Calciopoli. Lo sport è un esempio da seguire. In questo momento, come in Germania tanti anni fa, avremmo bisogno dei primi risultati, di qualche numero finalmente incoraggiante, qualche statistica positiva: e allora riprenderemmo coraggio come l’Italia prima della finale contro la Francia. Sentivamo che ce l’ avremmo fatta e anche adesso ce la faremo».